[Il 13 giugno 1947, nella seduta antimeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la votazione degli ordini del giorno presentati sul Titolo quinto della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Le Regioni e i Comuni».]
Presidente Targetti. L'ordine del giorno reca: Seguito della discussione sul progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
Si dovrebbe passare innanzitutto alla votazione dell'ordine del giorno dell'onorevole Nitti così formulato:
«L'Assemblea Costituente, tenendo conto della incertezza emersa dalla discussione dinanzi al problema dell'autonomia regionale, riconoscendone la gravità e l'importanza, delibera di rinviarne l'esame alla futura Camera legislativa».
Ma l'onorevole Nitti ha dichiarato che riteneva il suo ordine del giorno assorbito da quello Rubilli, sul quale l'Assemblea ebbe a pronunciarsi ieri.
Passiamo perciò all'ordine del giorno presentato dall'onorevole Abozzi, così formulato:
«L'Assemblea, convinta che l'istituzione dell'Ente Regione non risponde alle attuali necessità politiche, economiche e sociali della Nazione,
che l'Ente Provincia — aggruppamento di interessi lodali unitari e naturali — deve essere allargato e potenziato,
delibera di affermare in un articolo di Costituzione che la Repubblica attuerà un largo decentramento a base provinciale, ferma restando l'autonomia regionale già attuata in Sicilia».
Su quest'ordine del giorno l'onorevole Abozzi ed altri Deputati avevano chiesto la votazione per scrutinio segreto. Senza volere in alcun modo dare suggerimenti all'onorevole Abozzi, non so se egli, dopo l'esito della votazione dell'ordine del giorno presentato dall'onorevole Rubilli, avvenuta ieri, insiste nella richiesta di votazione per scrutinio segreto sul suo ordine del giorno.
Abozzi. Non insisto sulla votazione a scrutinio segreto. Insisto però sull'ordine del giorno.
Presidente Targetti. Segue l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Nobili Tito Oro, così formulato:
«L'Assemblea, visto il Titolo V della Parte II del progetto di Costituzione (articoli 106-131), rileva che la creazione dell'ente regione è ancora immatura nella coscienza del popolo; ritiene che, comunque, essa non debba essere proclamata prima di aver fatto tesoro dei risultati degli esperimenti in corso per le autonomie regionali già deliberate dal Governo.
«Ma, riaffermando, fin d'ora, che è compito della Repubblica riordinare l'Amministrazione in via legislativa sulla base delle autonomie locali e di un razionale decentramento, approva l'articolo 106 del progetto, come garenzia della osservanza di tale indirizzo».
L'onorevole Nobili Tito Oro ebbe ieri a dichiarare che avrebbe rimandato lo svolgimento del suo ordine del giorno in sede di discussione degli articoli sull'ordinamento regionale.
Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Abozzi, di cui ho già dato lettura.
(Non è approvato).
Dovremmo ora passare all'ordine del giorno presentato dagli onorevoli Grieco e Laconi, che è del seguente tenore:
«L'Assemblea Costituente riconosce la necessità di effettuare un ampio decentramento amministrativo democratico dello Stato, a mezzo della creazione dell'Ente Regione, avente facoltà legislativa di integrazione e di attuazione, per le materie da stabilirsi, onde adattare alle condizioni locali le leggi della Repubblica;
riconosce la necessità della conservazione e del potenziamento dell'Ente Provincia;
decide che il Titolo V si limiti ad affermare i principî costituzionali dell'Ente Regione, rinviando ad una legge speciale la regolamentazione delle funzioni del nuovo Ente e dei suoi rapporti con le Provincie, i Comuni e lo Stato».
Poiché gli onorevoli Grieco e Laconi hanno sottoscritto anche l'ordine del giorno dell'onorevole Bonomi Ivanoe, il loro ordine del giorno si intende ritirato.
Vi è ora l'ordine del giorno a firma dell'onorevole Bozzi, di cui do lettura:
«L'Assemblea Costituente,
considerato che la Regione può svolgere una sua utile funzione, nel quadro della unità della Repubblica, soltanto se sia concepita come ente di decentramento amministrativo, accanto alle autonomie dei Comuni e delle Provincie;
che la Regione deve essere dotata di una propria potestà normativa nei limiti della attuazione e della integrazione dei principî generali e direttivi fissati dalla legge dello Stato;
delibera che nella Carta costituzionale debba trovar sede soltanto l'affermazione dell'esistenza della Regione e la delimitazione della sua competenza normativa, rinviando alla legge ogni altra determinazione».
Anche l'onorevole Bozzi ha però sottoscritto l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Bonomi Ivanoe e pertanto il suo ordine del giorno si intende ritirato.
Passiamo quindi all'ordine del giorno presentato dagli onorevoli Bonomi Ivanoe, Bozzi, Togliatti, Grieco, Laconi, Lami Starnuti e Molè:
«L'Assemblea Costituente riconosce la necessità:
a) che sia effettuato un ampio decentramento amministrativo democratico dello Stato, anche a mezzo dell'ente Regione;
b) che la Regione debba essere dotata di potestà normativa nei limiti della attuazione e dell'integrazione delle direttive e dei principî fissati dalle leggi della Repubblica;
c) che siano attribuite forme e condizioni particolari di autonomia, adottate mediante leggi costituzionali, alle Regioni indicate nel secondo comma dell'articolo 108 del Progetto
e delibera
che nella Carta costituzionale debba trovare sede l'affermazione della esistenza della Regione, accanto ai Comuni e alle Provincie, con l'indicazione dei poteri e degli organi del nuovo Ente e di quanto altro sia necessario alla sua essenziale definizione costituzionale».
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. D'accordo con il comitato di redazione, e per scrupolo di coscienza, devo esporre che questa mattina è stato esperito un altro tentativo per vedere se questo ordine del giorno, modificato in alcuni punti, possa costituire la piattaforma di un accordo più largo il quale eviterebbe molte discussioni e farebbe sì che i lavori fossero affrettati: dico questo per la questione formale, ma vi è sovrattutto quella sostanziale, di far sì che la regione venga costituita con i maggiori consensi possibili. Il tentativo non è riuscito: ma si sono avanzate formule che potrebbero essere oggetto di altri tentativi.
Io ed il Comitato siamo a disposizione dell'Assemblea. Se l'Assemblea crede di procedere senz'altro alla votazione di questo ordine del giorno, io non ho nulla in contrario. Se essa crede invece di sospendere la seduta per pochi minuti, per vedere ancora una volta, in questo lavoro di Sisifo che andiamo facendo, se sia possibile un accordo, noi siamo parimenti a disposizione dell'Assemblea.
Non formulo ad ogni modo alcuna proposta: se l'Assemblea vuol decidere subito, si passi senz'altro alla votazione; se essa chiede invece di sospendere per pochi minuti, prego allora i rappresentanti delle varie tendenze di trovarsi nella solita sala.
Presidente Targetti. L'onorevole Ruini ha dichiarato di non fare alcuna proposta, ma egli in realtà ne ha fatta una, quella cioè di sospendere per alcuni minuti la seduta per tentare, se è possibile, di raggiungere un accordo più largo sopra l'ordine del giorno dell'onorevole Bonomi Ivanoe.
Gasparotto. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Gasparotto. Dichiaro di votare a favore dell'ordine del giorno e dichiaro, nel tempo stesso, che ritengo opportuno prima discutere e poi sospendere la seduta.
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Io ho accennato, rimettendomi completamente all'Assemblea, alla possibilità di sospendere la seduta per potere realizzare un accordo. Se cominciamo con le dichiarazioni di voto, evidentemente l'idea non è accolta. Quindi vi prego di decidere su questo punto.
Presidente Targetti. Sta bene. Onorevole Gasparotto; come ha ricordato l'onorevole Ruini, non si sarebbe ancora in sede di dichiarazione di voto. L'onorevole Ruini ha fatto presente l'opportunità di sospendere la seduta per un ulteriore scambio di idee sul problema della regione, per vedere se è possibile di ottenere consensi più larghi alla formula proposta dall'onorevole Ivanoe Bonomi.
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. L'onorevole Gasparotto potrebbe riunirsi con noi e poi potrebbe fare la dichiarazione di voto.
Gasparotto. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Gasparotto. Io credo che sia logico sentire prima le varie opinioni e poi giudicare se sia opportuno sospendere.
De Caro Raffaele. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
De Caro Raffaele. Concordo con l'onorevole Ruini e propongo una breve sospensione della seduta.
Zuccarini. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Zuccarini. Con questo ordine del giorno si riprendono discussioni che dovevano essere considerate ormai esaurite.
Presidente Targetti. Lei entra in merito, senza accorgersene, all'ordine del giorno. La proposta è di sospendere la seduta per uno scambio di idee.
Zuccarini. Ritengo che, dopo quello che si è fatto per trovare una via di conciliazione nelle giornate precedenti, sia perfettamente inutile — su un ordine del giorno di questo genere — fare una nuova sospensione e stabilire nuovi contatti per nuovi accordi. Questo è un ordine del giorno che riproduce, peggiorato, secondo me, il tentativo fatto in precedenza, quello cioè di rinviate tutto, lasciando una semplice affermazione di principio. Per mio conto questo significa rimandare «sine die». E credo anche che, data la natura della proposta, sia perfettamente inutile riprendere le trattative e fare discussioni in materia.
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Se permettete, vorrei dire questo: se parliamo quindici minuti per ciascuno per dire se si debba sospendere o no la seduta, la questione sarà prolungata indefinitamente. Sospendiamo senz'altro per quindici minuti e poi ci ritroveremo. Se sarà inutile, non avremo perduto che quindici minuti. Se continuiamo così, perderemo delle ore.
Presidente Targetti. Pongo ai voti la proposta di una breve sospensione della seduta.
(È approvata).
(La seduta, sospesa alle 10.25, è ripresa alle 10.55).
Presidente Targetti. Onorevoli colleghi, riprendiamo l'esame dell'ordine del giorno presentato dagli onorevoli Bonomi Ivanoe, Bozzi, Togliatti, Grieco, Laconi, Lami Starnuti e Molè.
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. La mia dichiarazione è molto breve: i Gruppi non hanno creduto di trovare una linea di accordo nell'accettazione dell'ordine del giorno Bonomi ed hanno ripreso quindi la propria libertà d'azione. Il Comitato di redazione non può che essere spettatore in questa questione.
Presidente Targetti. Chiedo ai firmatari di quest'ordine del giorno se lo mantengono e, in caso affermativo, chi lo svolge.
Laconi. Lo manteniamo, ma rinunciamo a svolgerlo; eventualmente faremo le nostre dichiarazioni di voto.
Piccioni. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Piccioni. Io ritengo che non sia giustificata la precedenza dell'ordine del giorno Bonomi nella votazione che stiamo per fare. A mio avviso, dopo l'ampia discussione che si è avuta ieri mattina, conclusa con il voto, per quanto negativamente espresso, sull'ordine del giorno Rubilli, l'Assemblea implicitamente ha riconosciuto la necessità dell'inclusione nella Costituzione dell'ordinamento regionale.
A seguito di ciò, mi pare che oggi si debba cominciare la votazione, mettendo in decisione l'ordine del giorno più ampio nell'interpretazione e nella concezione dell'ordinamento regionale. Non può valere il criterio che si segue circa gli emendamenti su particolari ordini del giorno, ma deve valere invece il criterio dell'ampiezza della nozione dell'istituto che intendiamo introdurre nella Costituzione; per poi, dalla posizione più ampia, degradare eventualmente ad una posizione che sia più ristretta.
Altrimenti la libertà di votazione dell'Assemblea mi pare vincolata senza la possibilità di manifestarsi nella forma più ampia. Quindi, ritengo che fra i diversi ordini del giorno che sono in discussione ci sia come concezione massima l'ordine del giorno da me firmato che riproduce sostanzialmente quello votato all'inizio dei lavori dalla seconda Sottocommissione. Immediatamente dopo c'è l'ordine del giorno Conti che si limita a prendere atto del risultato già acquisito con la votazione di ieri e passa senz'altro all'esame degli articoli del progetto. L'ordine del giorno Bonomi-Ivanoe ed altri è una concezione diversa di quello che è l'ordinamento regionale così come è risultato preliminarmente dall'esame e dalla discussione dell'Assemblea. Logicamente quindi deve venire per ultimo, se l'ordine del giorno più ampio non raccoglierà i dovuti suffragi dell'Assemblea. In questo senso faccio formale proposta alla Presidenza perché Cominci a porre in votazione gli ordini del giorno più ampi.
Laconi. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Prima di dare la parola all'onorevole Laconi mi permetto di accennare le ragioni per le quali la Presidenza aveva annunciato che intendeva far procedere senz'altro alla votazione dell'ordine del giorno Bonomi. Siccome è regola generale che si mettano in votazione prima gli ordini del giorno che in qualche modo modificano il disegno di legge, pareva alla Presidenza che fosse fuori discussione che l'ordine del giorno Bonomi rispondesse appunto a tale requisito, in quanto se accettato, porterebbe a modificare in gran parte il contenuto del disegno di legge sottoposto all'approvazione dell'Assemblea. L'Assemblea ha ben compreso, infatti che l'ordine del giorno Bonomi respinge, sia più, sia meno, il concetto della regione quale è determinato dal progetto di Costituzione.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Laconi.
Laconi. Non avevo, altra intenzione che dire quello che ha così lucidamente precisato il Presidente. Se esiste una prassi, una norma di procedura, che è stata costantemente osservata in questo periodo e che si fonda su precedenti indiscussi; se esiste una norma di procedura secondo la quale gli ordini del giorno che si allontanano maggiormente dal testo vanno messi in votazione prima di quelli che confermano il testo o lo emendano in misura minore, mi pare che essa debba essere osservata anche in questo caso. Non vi è alcun dubbio che l'ordine del giorno Bonomi sia, allo stato attuale delle cose, quello che maggiormente si allontana dal testo. Tutti gli ordini del giorno, come quelli dell'onorevole Piccioni e dell'onorevole Conti, che invece rinviano alla discussione degli articoli, approvano evidentemente il progetto o comunque escludono qualsiasi emendamento essenziale. Tutto ciò è assolutamente fuori dubbio ed io vorrei far notare all'onorevole Piccioni che se questa norma di procedura è stata costantemente osservata dalla Camera non è certo a caso. Questa norma di procedura è in sostanza un privilegio della minoranza. Posto che un determinato progetto sia stato portato alla votazione dell'Assemblea da una determinata maggioranza e sia espressione di quella maggioranza, la minoranza ha il privilegio di veder posti per primi in votazione i suoi emendamenti; e cioè quella tesi che più si discosta dalla tesi della maggioranza. È una norma così confortata da esempi, è una tradizione così costante e così piena di significato, che pregherei l'onorevole Piccioni di non insistere in quanto contro questa norma e contro la valutazione dell'ordine del giorno Bonomi a questa stregua egli non ha portato alcun argomento. Egli ha chiesto soltanto che venisse in questo particolare caso adottata una procedura diversa e, cioè, si partisse dall'ordine del giorno più ampio, invece che da quello che più si allontana dal testo della Commissione. Non vi è quindi nessuna ragione seria perché la proposta dell'onorevole Piccioni possa essere mantenuta e accolta dall'Assemblea. Pregherei l'onorevole Piccioni di voler ritirare la sua proposta.
Presidente Targetti. Vorrei ricordare il tenore preciso dell'articolo 87 del Regolamento, che dice: «Durante la discussione generale o prima che s'apra, possono essere presentati da ciascun deputato ordini, del giorno concernenti il contenuto della legge, che ne determinino o ne modifichino il concetto o servano d'istruzioni alle Commissioni.
«Tali ordini del giorno sono votati prima che sia posto termine alla discussione generale».
Vorrei poi pregare l'onorevole Piccioni di considerare che il tenore dell'ordine del giorno Bonomi ed altri è chiaro e non vi possono essere equivoci. Si voti prima o dopo, l'Assemblea sa benissimo che chi è favorevole alla conclusione che della regione presenta il progetto in discussione deve votare contro l'ordine del giorno Bonomi.
Lussu. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Lussu. Per l'economia della discussione ho presentato un ordine del giorno del seguente tenore:
«L'Assemblea, esaurita la discussione generale, passa all'esame degli articoli».
Credo che l'avrebbe potuto presentare chiunque dei colleghi che abbia assistito a questa discussione e che vuole arrivare alla conclusione al più presto possibile. Che cosa avverrebbe se noi discutessimo innanzi tutto questo ordine del giorno? Io ho il senso della misura e rappresento un piccolo Gruppo parlamentare: mi limiterò a dire poche cose. Parlerei a lungo per dire che il testo dell'ordine del giorno Bonomi è il capovolgimento di quanto abbiamo fatto durante...
Presidente Targetti. Onorevole Lussu, non siamo ancora in sede di dichiarazione di voto.
Lussu. Sostengo la tesi prospettata nel mio ordine del giorno. A che cosa tende il mio ordine del giorno? Penso che possa ottenere il consenso di tutti, perché si prefigge la brevità della discussione. Esso tiene conto di quella avvenuta finora che ha dato, nella espressione negativa contro l'ordine del giorno Rubilli, indicazioni precise sul progetto in esame. Ora, prima della votazione dell'ordine del giorno, si sono avute dichiarazioni che hanno un significato e un contenuto politico ben preciso.
Ora vogliamo tornare a discutere da capo? Io trovo che, qualunque cosa dica il regolamento, raggiunta, una tappa che segna un punto, preciso, non si può tornare indietro, per trovare altre vie: Quindi credo che affrontando senz'altro la discussione degli articoli — e in questo possono concordare tutti i colleghi, anche quelli che dissentono dalla riforma — si affronta il problema e non si allunga questa discussione, che, come le altre, ho l'impressione che duri eccessivamente.
Persico. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Persico. A me pare, al punto in cui siamo arrivati, dopo la votazione di ieri, che non si può dimenticare, con la quale fu respinto l'ordine del giorno Rubilli, costituente proprio quell'ordine del giorno cui alludeva il Presidente col ricordo dell'articolo 87 del Regolamento, che ormai è chiusa la discussione generale. (Interruzioni).
L'ordine del giorno Rubilli ha risolto la questione se, prima del passaggio agli articoli, si possa modificare strutturalmente il Titolo V della nuova Costituzione. L'ordine del giorno Rubilli proponeva che l'ordinamento regionale fosse rimandato alla nuova Camera legislativa. È stato respinto, quindi questa fase è chiusa. Oggi siamo in una nuova fase. Può nuovamente l'Assemblea respingere la parte di Costituzione contenuta in questo Titolo quinto, votando contro il passaggio agli articoli. Questo può fare l'Assemblea, altrimenti si riaprirebbe un'altra volta la discussione generale (Commenti) perché, in fondo, l'ordine del giorno Bonomi non è che la precisazione di alcune modifiche al testo proposto dalla Commissione, quindi tutte le idee espresse in quell'ordine del giorno potranno diventare emendamenti man mano che discuteremo i vari articoli. Ci deve essere un punto in cui si finisce con la discussione generale. Ecco perché io dissento anche dall'onorevole Piccioni circa la precedenza del suo ordine del giorno, perché il suo ordine del giorno è già una precisazione, è già qualche cosa che incide sulla discussione del progetto, cioè stabilisce delle direttive di marcia su quella che è la discussione. Noi siamo alla fase conclusiva: discussione generale chiusa; ordine del giorno Rubilli respinto; restano l'ordine del giorno Lussu e l'ordine del giorno Conti, che si equivalgono, ma poiché l'ordine del giorno Lussu è più sintetico, è l'unico che deve essere votato. Esso considera senz'altro chiusa la discussione e propone il passaggio alla discussione degli articoli.
Chi è contrario alle regioni, voterà contro il passaggio agli articoli. Ma se la maggioranza, come già si è manifestata, è favorevole alla discussione del progetto sulle regioni, l'ordine del giorno Bonomi troverà la sua espressione pratica in una serie di emendamenti, che saranno presentati sui singoli articoli.
Quindi, concludendo, propongo che si voti un ordine del giorno pregiudiziale a tutti come quello Lussu, cioè il semplice passaggio alla discussione degli articoli.
Piccioni. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Piccioni. Aderisco alle conclusioni dell'onorevole Persico, di dare la precedenza all'ordine del giorno Lussu.
Presidente Targetti. Quindi rinuncia alla votazione sul suo ordine del giorno.
Piccioni. Sostengo che debba avere la precedenza l'ordine del giorno Lussu, per le considerazioni svolte dall'onorevole Persico.
Presidente Targetti. Siccome l'onorevole Laconi insiste perché sia data la precedenza al suo ordine del giorno, bisogna che l'Assemblea decida.
Togliatti. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Togliatti. Desidero far osservare che questo metodo di sottoporre all'Assemblea l'ordine di votazione di determinate proposte non è giusto. Attraverso una applicazione sistematica di questo metodo, tutto il regolamento può esser messo sossopra e tutte le consuetudini parlamentari, già consolidate da una esperienza e da una tradizione di decenni, possono essere distrutte. Le minoranze si troveranno sempre alla mercé di una maggioranza, anche occasionale e transitoria.
Per questo insisto che non si passi alla votazione per decidere sull'ordine di precedenza dei diversi ordini del giorno, ma invece si segua la tradizione la quale vuole che prima si metta in votazione quell'ordine del giorno che più si distacca dal testo che è in discussione (Commenti al centro).
Aggiungo che, se si riterrà di dover decidere la questione con un voto, il nostro Gruppo uscirà dall'Aula, perché ritiene che qui si stia calpestando un diritto delle minoranze. (Rumori — Commenti).
Presidente Targetti. L'argomento ultimo portato dall'onorevole Togliatti non concorre certamente ad avvalorare la bontà della sua tesi. La questione va risolta indipendentemente dalla minaccia di esodo da parte di un Gruppo (Applausi al centro).
Io mi permetto ancora una volta di richiamare l'attenzione di quei colleghi, che insistono perché non sia data la precedenza all'ordine del giorno Bonomi, sopra la disposizione precisa dell'articolo 87. In questo concordo con l'onorevole Togliatti che non si possa cioè mettere in non cale una disposizione di Regolamento precisa e tassativa chiedendo, anche quando si tratta di applicare una disposizione non equivoca all'Assemblea, se essa si debba o no applicare. La prassi seguita in queste ultime sedute è stata in realtà questa; ma io non voglio arbitrariamente mutare l'esistente e pertanto richiamo l'attenzione dei colleghi dissidenti sopra l'articolo 87 del Regolamento. Siccome l'articolo 87 prescrive che siano votati prima gli ordini del giorno che modificano il concetto espresso dai disegni di legge, mi pare proprio che tanto l'onorevole Piccioni quanto gli onorevoli Lussu e Persico non possono contestare che se c'è un ordine del giorno che modifica il concetto espresso dal progetto di legge esso è proprio quello dell'onorevole Bonomi. Perché insistere nel volerlo disconoscere?
Piccioni. Bisogna leggere tutto l'articolo 87.
Presidente Targetti. Io sono abituato a leggere secondo l'esperienza raccolta nella mia lunga pratica di avvocato tralasciando ciò che ritengo perfettamente inutile. Ad ogni modo l'ultima parte dell'articolo 87 dice: «L'ordine del giorno puro e semplice ha la precedenza su tutti gli altri ordini del giorno». Ma questo non ha niente a che fare con i commi precedenti. (Commenti). Comunque la dizione «Si passa all'ordine del giorno» è erroneamente interpretata da alcuni colleghi che la intendono come il passaggio all'esame degli articoli, mentre evidentemente — ciò è fuori discussione — vuol dire precisamente l'opposto.
L'Assemblea delibera di passare all'ordine del giorno, quando è del parere di non prendere in esame gli articoli del disegno di legge in esame. Questa è la prassi che tutti i vecchi parlamentari conoscono. (Approvazioni — Commenti al centro).
Mastino Pietro. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Mastino Pietro. Noi abbiamo respinto l'ordine del giorno Rubilli e, respingendolo, abbiamo chiaramente affermato il riconoscimento dell'Ente Regione. Si legge nell'ordine del giorno presentato dall'onorevole Rubilli: «...per ora almeno, una grande riforma come quella che si prospetta per le Regioni, non appare, anche secondo il progetto, ben ponderata nelle sue non lievi conseguenze» e per ciò si propone il rigetto di quella riforma sull'ordinamento regionale che è contenuta nel progetto. L'Assemblea, respingendo l'ordine del giorno Rubilli, ha stabilito un punto fisso che non può essere modificato dal contrario ordine del giorno, che oggi dovrebbe essere sottoposto al voto. L'ordine del giorno su cui si vorrebbe ora discutere e votare (quello Laconi-Bonomi-Togliatti ecc., è in contrasto sostanziale con quello che abbiamo votato ieri. (Commenti a sinistra). Questa è la mia opinione. Con ciò non nego il diritto d'intervento per modificare eventualmente il progetto nella sua formulazione, sull'ordinamento regionale, ma ciò potrà essere fatto dai presentatori dell'ordine del giorno Laconi, Bonomi, Togliatti, in sede di esame e di votazione dei singoli articoli; cioè con quella procedura che è stata indicata dall'onorevole Lussu. D'altra parte l'articolo 87, nell'ultimo capoverso, che l'onorevole Presidente ha già letto, ed il cui significato mi pare non abbia sufficientemente chiarito; l'articolo 87, nell'ultimo capoverso dice: «L'ordine del giorno puro e semplice ha la precedenza su tutti gli altri ordini del giorno». Qui abbiamo parecchi ordini del giorno: qual è quello che si presenta come «puro e semplice» e che perciò deve avere la precedenza? Senza dubbio, quello formulato dall'onorevole Lussu che consente l'applicazione pratica, l'attuazione concreta della sostanza del voto che ieri abbiamo espresso col rigetto dell'ordine del giorno Rubilli. I presentatori dell'ordine del giorno Bonomi-Togliatti-Laconi possono proporre modifiche, senza però cambiare la sostanza del concetto già affermato con la ripulsa dell'ordine del giorno Rubilli, in quanto il concetto di Regione ieri è stato riconosciuto come necessario da una larghissima maggioranza dell'Assemblea.
Insisto quindi perché l'Assemblea si pronunzi sull'ordine del giorno proposto dall'onorevole Lussu. (Commenti a sinistra).
Presidente Targetti. Onorevoli colleghi, avevo affermato che l'ordine del giorno al quale l'articolo 87 dà la precedenza è l'ordine del giorno che impedisce il passaggio alla discussione degli articoli. L'avevo affermato per un ricordo che però avrebbe potuto essere anche fallace.
Ho ora il piacere, mio personale, di constatare che non avevo sbagliato, perché nel più autorevole commento del Regolamento parlamentare è scritto, in modo tassativo, senza possibilità di discussione, così: «L'ordine del giorno puro e semplice si differisce dalla pregiudiziale in ciò che quella (la pregiudiziale) è diretta ad impedire la discussione, questo (l'ordine del giorno puro e semplice) è diretto ad impedire la risoluzione». Questa è la prova più lampante che l'ordine del giorno puro e semplice, che ha la precedenza, è diretto ad impedire la risoluzione della questione. L'Assemblea mi perdonerà questa piccola soddisfazione che mi sono preso di dimostrare che non mi ero sbagliato.
Laconi. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Laconi. Onorevoli colleghi, la questione che è in questo momento davanti all'Assemblea non credo possa essere da noi lasciata passare sotto silenzio o liquidata attraverso un voto improvvisato. È questione che trascende l'occasione particolare da cui è sorta per investire tutta la forma di organizzazione interna di questa Assemblea.
All'atto in cui noi siamo venuti in questa sede, abbiamo accettato il Regolamento tradizionale che le Assemblee legislative italiane si son date fin dalla prima loro costituzione, e lo abbiamo accettato consapevoli, maggioranza e minoranza, di sottoporci alla disciplina che ne discende. Ci siamo, quindi, sottoposti volontariamente a questa disciplina in quanto riconoscevamo che qualsiasi organismo democratico, che debba far convivere uomini di tendenze diverse, deve necessariamente concordare un Regolamento che sia al di sopra dell'interesse mutevole dei singoli e dei Gruppi, e che non possa essere rovesciato ad ogni prima occasione.
La questione, quindi, è questione che investe tutto l'istituto democratico del quale facciamo parte.
Ho ascoltato con stupore, l'uno dopo l'altro, gli interventi che si sono susseguiti in questa Assemblea. Il primo intervento è stato quello dell'onorevole Piccioni, al quale ho già risposto. Non un argomento è stato addotto dall'onorevole Piccioni per dimostrare che l'ordine del giorno Bonomi si distacchi meno dal testo degli altri ordini del giorno. Gli unici argomenti da lui sostenuti erano rivolti a sostenere un mutamento della nostra procedura parlamentare. Unicamente questo.
Allo stesso fine sono stati rivolti gli interventi degli onorevoli Persico e Lussu, per quanto in perfetta buona fede. Quando l'onorevole Lussu — ripeto, in perfetta buona fede — propone all'Assemblea degli accomodamenti, che seguono piuttosto le vie facili del buon senso che non quelle della logica e della norma consuetudinaria, evidentemente non se ne rende conto, ma in sostanza propone una violazione del Regolamento dell'Assemblea.
Ultimo argomento è stato quello dell'onorevole Mastino. Mi permetta l'onorevole Mastino, ma il dire che la votazione contraria all'ordine del giorno Rubilli comporti per l'Assemblea una limitazione nelle sue ulteriori votazioni, indubbiamente è un assurdo. L'Assemblea avrebbe potuto votare contro l'ordine del giorno Rubilli per una semplice parola che non le convenisse: una simile motivazione avrebbe potuto giustificare un voto contrario a tutto l'ordine del giorno Rubilli. Successivamente, altri ordini del giorno potrebbero essere presentati per modificare quella semplice parola. Del resto, una votazione negativa non comporta nessun apprezzamento particolare. Ma, quando L'Assemblea ha votato contro l'ordine del giorno Rubilli, niente altro si può desumere dal suo voto se non che quell'ordine del giorno è stato respinto, e che sono aperte tutte le strade ad ogni altra eventuale votazione. Questa è la realtà; noi non possiamo sopprimere, con delle motivazioni di questo genere, una discussione che investe il merito della questione.
Io dicevo poco fa che, attraverso questo Regolamento, che la Camera si è data da quando è stata per la prima volta costituita in Italia, e che è stato riconosciuto da questa Assemblea Costituente, non solo si è voluto tutelare il diritto delle minoranze, ma il diritto e l'essenziale compito nostro di deputati. Perché, se venisse vietato a noi di presentare degli emendamenti o degli ordini del giorno che importino degli emendamenti ad un determinato progetto di legge o a una qualsiasi proposta del Governo, ciò significherebbe unicamente che noi saremmo costretti ad accettare qualsiasi proposta venisse fatta attraverso un colpo di maggioranza che ci imponesse il passaggio agli articoli senza alcuna modificazione.
Noi crediamo che fra la votazione pregiudiziale — semplice passaggio ad altro punto dell'ordine del giorno dell'Assemblea — che deve precedere ogni altra, e la votazione per il passaggio agli articoli, può intervenire tutta una serie di votazioni che toccano il merito della questione e determinano lo spirito e la struttura generale del progetto. Questo è quello che dobbiamo fare noi oggi.
Io ricordo che, quando si è stabilita la procedura particolare, per la discussione del progetto di Costituzione, l'onorevole Presidente disse che, al termine della discussione generale, poteva darsi luogo alla votazione degli ordini del giorno, sulla base di queste stesse discussioni. Se questo vale per altri Titoli, tanto più deve valere per l'ordinamento regionale, che interviene in questa discussione, come l'argomento più nuovo, più organico e più compiuto in se stesso, sul quale qualunque parere, dal più radicale al più conforme al progetto, può essere discusso. Dobbiamo quindi dar voce a tutti i diversi pareri sulla struttura generale di questo Titolo. Ieri abbiamo messo in minoranza coloro che volevano respingere in senso totale il progetto e coloro che volevano rinviare la questione all'Assemblea legislativa; siamo quindi entrati oggi nel merito, e deve intervenire quindi tutta una serie di votazioni, che consentano all'Assemblea di esprimere il proprio avviso intorno alla organizzazione generale del Titolo. In questi limiti è contenuto l'ordine del giorno Bonomi, che d'altra parte investe una questione di sostanza, in quanto incide sul punto principale dell'ordinamento regionale, e cioè sulla potestà legislativa più o meno larga che deve essere conferita alla regione. Non c'è quindi possibilità di eliminare su questo punto la discussione. A che pro? Forse voi credete che eliminare una questione di questo genere possa servire a modificare i nostri pareri?
Ma è evidente che i nostri pareri sono quelli che sono e ciascuno di noi comprende che questo è l'ultimo baluardo del buon senso: mi consentano di dirlo. L'ordine del giorno Bonomi è l'ultima trincea di coloro che non vogliono lanciarsi nel buio, procedendo a delle costruzioni prive di qualsiasi fondamento e del tutto avulse dalla tradizione italiana.
Io non credo pertanto che, rinunziando a questa votazione, si verrebbero a modificare alla fine i risultati.
Presidente Targetti. Concluda, onorevole Laconi.
Laconi. Comunque, senza soffermarmi più a lungo sulla questione, desidero fare appello a tutti coloro cui sta a cuore la tradizione parlamentare; cui sta a cuore il rispetto delle regole di convivenza di questo Parlamento e che sono scrupolosi custodi del diritti delle minoranze, faccio appello alle destre e alle sinistre, faccio appello a tutti coloro che hanno interesse a che ci siano regole universalmente osservate e che valgono per il piccolo e per il grande in questa Assemblea e che non si fanno scrupolo, ove ciò si ravvisi necessario, di riaffermare queste regole, questi diritti, anche nei confronti di una maggioranza occasionale.
Faccio appello alle destre perché tutelino anch'esse questo fondamentale diritto, perché ricordino che oggi può essere a svantaggio dell'uno o dell'altro la soppressione di questo diritto delle minoranze, ma domani agirà in altro senso e in altra direzione. Noi non possiamo ammettere che venga soppresso il nostro diritto di parlare su qualunque questione, il nostro diritto di esprimere le nostre idee. (Interruzioni al centro e a destra — Applausi a sinistra). Noi non possiamo ammettere che vengano fatte prevalere, attraverso espedienti procedurali, soluzioni che sono lontane dal parere della maggioranza reale dell'Assemblea.
È in nome di questa libertà di discussione che io invito pertanto tutti i settori dell'Assemblea a votare concordi, se una votazione sarà resa necessaria dall'insistenza dei proponenti, perché questa parte del Regolamento della Camera venga mantenuta e osservata. (Commenti).
Ricordatevi, onorevoli colleghi, che, dando adito alla possibilità di una modifica del Regolamento su questo punto, noi apriremmo la via a qualsiasi colpo di maggioranza che domani ci volesse imporre una legge senza discussione preliminare, che domani ci volesse costringere a passare immediatamente alla votazione degli articoli senza che noi si fosse avuta precedentemente la possibilità di esprimere il nostro parere.
Noi minoranza in questo momento, maggioranza forse domani, ma comunque sempre egualmente rispettosi dei diritti degli uni e degli altri, siamo per la difesa del Regolamento. (Applausi a sinistra — Commenti al centro).
Presidente Targetti. Desidero leggere ancora due righe dell'interpretazione autorevole del Mancini-Galeotti in materia di ordini del giorno:
«Gli ordini del giorno emendativi hanno la precedenza e tra di essi i più larghi, quelli cioè che chiudono l'adito al minor numero di proposte, seguono i reiettivi e vengono ultimi quelli per il passaggio alla discussione degli articoli».
Io vorrei pregare anzitutto di non drammatizzare ulteriormente la questione. Vi sono argomenti che hanno maggiore importanza della procedura. Non diamo questo spettacolo, di un'Assemblea che impiega, per decidere circa le norme di discussione e votazione, un tempo maggiore di quello che dedica alla sostanza delle questioni. (Commenti).
Dominedò. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Dominedò. Mi sia consentito un breve intervento nella questione di procedura, negli stretti termini in cui essa è stata impostata dall'onorevole Togliatti e dall'onorevole Laconi, salva quella valutazione politica, alla quale non possiamo che associarci, rafforzando anzi le considerazioni già da altri fatte. In questa materia non v'è questione giuridica che non presenti il riverbero politico di una tutela delle minoranze: anche noi vediamo un'affermazione del principio di democrazia attraverso la stretta osservanza del Regolamento e della prassi parlamentare, su di esso formatasi.
Qual è la norma del Regolamento? È l'articolo 87, il quale contempla nel primo e secondo comma la possibilità che ciascun deputato presenti ordini del giorno, i quali saranno suscettibili di valutazione da parte dell'Assemblea, per quanto attiene alla loro forza innovativa, alla loro attitudine a modificare più o meno profondamente l'impostazione della materia cui essi si riferiscono. Primo e secondo comma, dunque: facoltà di presentazione di ordini del giorno, i quali potranno essere definiti e classificati a seconda del loro carattere intrinseco. Dopo questi due primi comma vi è il terzo che effettivamente introduce una norma di graduazione nell'ordine di votazione di quegli ordini del giorno, che nei precedenti commi sono considerati non già in vista della graduatoria in sede di votazione, ma in vista del diverso loro contenuto.
Ora, la norma di Regolamento non afferma, quando a proposito dell'ordine di votazione, dà la precedenza dell'ordine del giorno puro e semplice, che debba considerarsi per tale quello che porti ad una risoluzione della questione, come testé accennava il Presidente, o anche quello, come sommessamente io riterrei, che si traduca in un semplice rinvio alla discussione degli articoli.
Sussiste nel nostro caso la presentazione di un ordine del giorno puro e semplice, quale è quello contemplato dal terzo comma, che ad esso concede la precedenza? È questa, e non altra, la questione, nei suoi termini di diritto.
A me parrebbe che in questi termini estremi, per essere rigorosi, nemmeno l'ordine del giorno Lussu possa essere considerato un ordine del giorno puro e semplice. Comunque, il dilemma è chiaro. O un tale ordine del giorno sussiste, — e questo spetta all'Assemblea di valutarlo secondo i canoni dell'interpretazione dominante — ed allora esso ha la precedenza. Oppure non sussiste; e allora, poiché non c'è norma del Regolamento che introduca oltre graduazioni nell'ordine di votazione, non spetta, secondo il principio democratico, che all'Assemblea di decidere sovranamente nel merito.
Quanto alle norme che graduerebbero l'ordine di votazione degli emendamenti, secondo i richiami storici del Presidente, non si tratta di norme di Regolamento, bensì di regole di trattato, o di commentario. Ora, noi tutti sappiamo quale sia la forza probante o l'efficacia vincolante da attribuire ad un manuale, che intendiamo mantenere nel suo giusto rango rispetto a quello superiore in cui poniamo il Regolamento e la prassi su di esso formatasi.
È vero — come diceva l'onorevole Laconi — che per quanto concerne gli emendamenti, opera una prassi, direi soprattutto parlamentare prima che costituzionale, la quale comunque è stata osservata sin qui anche nel dibattito sul progetto di Costituzione. È perfettamente vero — e credo che maggiore prova di schiettezza nella discussione non si potrebbe così dare — che in forza di quella prassi si è soliti concedere la precedenza, evidentemente per una tacita volontà dell'Assemblea — che potrebbe anche non incidere sul Regolamento — a quegli emendamenti i quali più si allontanano dal testo in esame. Ma a questo proposito si è dimenticato — e l'amico Piccioni non ha toccato l'argomento che costituisce motivo di replica alle sottili osservazioni dell'onorevole Laconi — che qui siamo in tema di ordini del giorno, orientativi o conclusivi, non già di emendamenti a un disegno di legge, modificativi, soppressivi o aggiuntivi. E non ho bisogno di sottolineare all'Assemblea la profonda differenza formale e sostanziale, che corre fra le due ipotesi. Cosicché, distinguendo doverosamente l'ordine del giorno dall'emendamento, non solo non sussiste la norma regolamentare, ma nemmeno quella dottrinale invocata dal Presidente.
Per tali ragioni io penso che, qualora manchi un ordine del giorno puro e semplice qual è quello esclusivamente contemplato dal Regolamento, sia vera legge di democrazia, alla quale noi vogliamo inchinarci come gli altri, e non voglio dire più degli altri, rimetterci alla libera volontà dell'Assemblea, la quale sola può decidere nel merito. (Applausi al centro).
Lucifero. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Lucifero. Ho avuto già occasione più d'una volta di richiamare alla gelosa difesa del Regolamento, che è la garanzia comune di noi tutti, e quindi raccolgo con piacere l'appello che questa volta viene dalla sponda opposta, per la difesa di questo comune diritto.
Faccio notare all'onorevole Dominedò che certe prassi, anche se non sono tutte formulate nello scritto, hanno una ragione e non sono nate così come i funghi. Se si è seguita e se si è adottata e se è regola internazionale la prassi di andare dal testo più lontano al testo originario, questo è stato fatto per una graduazione logica e per abbreviare i tempi e semplificare le discussioni. Una consuetudine così lunga, così solida e così radicata non si può mutare senza compiere un atto rivoluzionario.
Credo quindi che quell'ordine del giorno il quale comunque stabilisca una limitazione a quello che è il testo originario non possa non essere votato per primo, sia per motivi di consuetudine, che per motivi di logica, ma soprattutto — io penso — per risparmio di tempo nella discussione.
Sono quindi del parere che la precedenza si debba dare all'ordine del giorno dell'onorevole Bonomi, e ciò anche per un motivo politico: perché quando un gruppo che in questo momento è in minoranza invoca una difesa, è dovere dell'Assemblea dargli questa difesa.
Vorrei dire ora una parola all'onorevole Togliatti, il quale ha fatto una proposta e ha dichiarato che se la sua proposta fosse respinta, proposta che ritengo giusta, egli e il suo Gruppo abbandonerebbero l'Aula. Io non credo che la sua proposta sarà respinta, ma prego l'onorevole Togliatti, se questo accadesse, di non abbandonare l'Aula, perché questa rappresenta qualcosa se ci siamo tutti; se qualcuno manca c'è una lacuna incolmabile. Dobbiamo tutti quanti subire le situazioni, affrontarle e combattere, ma mai disertare il posto di combattimento. (Applausi a destra e a sinistra).
Lussu. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Lussu. Onorevoli colleghi, riconosco di essere stato molto ingenuo, perché ho presentato l'ordine del giorno, che voi conoscete, con la certezza — ne ero proprio convinto — di abbreviare la discussione. Invece mi accorgo che non è così. Comunque, se l'ordine del giorno Bonomi fosse stato presentato precedentemente alla votazione di ieri, insieme agli altri ordini del giorno (quello dell'onorevole Lami Starnuti, quello dell'onorevole Conti, ecc.), probabilmente non avrei presentato il mio, ma mi son trovato con sorpresa dinanzi ad un ordine del giorno presentato dopo che un altro fondamentale era stato discusso e non approvato dall'Assemblea. E allora mi sorge il dubbio che se questo sistema divenisse in questa Aula una regola, noi cadremmo in pieno disordine di discussione, perché basterebbe che, dopo una votazione calma e di maggioranza svoltasi durante la mattina, maturasse durante la notte successiva il cattivo umore di due capi di partiti forti per capovolgere all'indomani la situazione con un ordine del giorno presentato all'ultimo momento. Ecco perché credevo anche di avere il diritto di presentare il mio ordine del giorno. Il collega Laconi ha riconosciuto che io, sostenendolo, ho dimostrato del buon senso. Egli ha aggiunto però che non era logico. A mio parere il buon senso è sempre logico e credo di non essere caduto in un peccato di illogicità. Comunque, arrivati a questo punto, riconosco che si è discusso troppo, e riconosco anche che l'intervento del collega Togliatti è stato eccessivo.
Caro Togliatti, quando tu hai dichiarato che se il mio ordine del giorno fosse posto in discussione, il gruppo parlamentare comunista abbandonerebbe quest'Aula, tu hai commesso un errore. Vero è che non è il primo errore che commetti (Si ride) e mi auguro che per la tua carriera non sia neppure l'ultimo; ma è un errore, certo. Comunque, onorevoli colleghi, io non voglio affatto drammatizzare in una questione di procedura la situazione politica, che è già abbastanza tesa. Non conservo, né ritiro il mio emendamento. Mi rimetto all'alta imparzialità del nostro Presidente, che ci rappresenta tutti. Ho piena fiducia nel giudizio del nostro Presidente in ordine alla votazione che egli vorrà proporre.
Presidente Targetti. Mi sembra che ella abbia sostenuta l'intempestività della presentazione dell'ordine del giorno Bonomi.
Lussu. Mi ha politicamente sorpreso ed ho detto il perché.
Zotta. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Zotta. La questione è questa: si chiede all'Assemblea non già se voglia dare la precedenza ad uno o un altro ordine del giorno. Su questo vige il Regolamento; ma all'Assemblea si deve chiedere quale ordine del giorno si distacca di più dall'oggetto in discussione. Ed in questo non vi è inosservanza di Regolamento. Ora qui è da distinguere in ordine alla materia che trattiamo. Gli ordini del giorno finora esaminati riguardavano il Titolo intero; l'ordine del giorno Bonomi, al contrario, riguarda singole disposizioni del Titolo in esame. Infatti, esso si riferisce a due punti particolari: l'uno relativo alla potestà legislativa, in quanto si chiede che gli articoli 109 e 110 siano assorbiti dall'articolo 111 e per questo punto non vi è nessuna ragione che possa giustificare una discussione generale e, quindi determinare la necessità di un ordine del giorno, quando se noi scorriamo i singoli emendamenti, troviamo che questa stessa materia è stata già affrontata da altri senza la pretesa di formulare un ordine del giorno.
L'altro punto innovativo è l'introduzione della Provincia. Ed anche su questo vi sono numerosi emendamenti. Ora, io non vedo per quale ragione Bonomi, Bozzi ed altri chiedono che vengano posti in discussione con la maestà dell'ordine del giorno argomenti che, per altro, modestamente sono apparsi poter costituire oggetto di emendamento.
Abbiamo esaminato l'ordine del giorno Rubilli, ed abbiamo concluso con una votazione la quale, ha espresso sfavorevolmente il pensiero dell'Assemblea in ordine a questo punto generale e riassuntivo.
L'ordine del giorno Rubilli non si riferisce più — e questo è il punto essenziale — al titolo nella sua estensione, ma si riferisce a singole disposizioni, ed allora è opportuno esaminare l'ordine del giorno Lussu in quanto quello Rubilli ha esaurito la materia in ordine al testo dell'intero titolo. Occorre ora passare ai singoli articoli, in rapporto ai quali troverà la possibilità di collocazione questo ordine del giorno che a rigore non è che la riunione di due emendamenti diversi.
Togliatti. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Togliatti. L'onorevole Lucifero ha osservato giustamente che è necessario che ci atteniamo al Regolamento della Assemblea perché esso è legge comune ed è garanzia fondamentale per tutti noi, maggioranze e minoranze. Garanzia per le maggioranze che mai possano essere accusate di prepotenza in qualsiasi loro azione; garanzia delle minoranze per la difesa contro ogni eventuale sopraffazione. Desidero far presente e ricordare che in tutta la nostra attività parlamentare, dal momento in cui si è riunita questa Assemblea, noi sempre ci siamo attenuti a questa norma. Ancora ieri, in una Commissione, essendosi un Ministro presentato senza essere stato chiamato dalla Commissione stessa, siamo stati noi a far presente che ciò era parlamentarmente non corretto, in quanto soltanto quando vi è un invito della Commissione il Ministro può presentarsi per rendere ragione del disegno di legge che egli presenta e di cui la Commissione sta discutendo. Ma io desidero allargare la visuale. Qui non si tratta soltanto di regolamento, si tratta di una legge. È infatti sancito in una legge, e precisamente nella legge istitutiva di questa Assemblea Costituente, che questa deve svolgere i lavori secondo il Regolamento della Camera. Questo è detto espressamente nell'articolo 4 della legge istitutiva dell'Assemblea Costituente. Quindi la questione è molto più profonda.
Ora io mi meraviglio che l'onorevole Lussu, il quale fra i partiti di minoranza credo che abbia il privilegio di essere rappresentante di quello che è più di minoranza di tutti gli altri, voglia, rinunciare ad una simile garanzia, perché domani noi potremmo anche essere, uniti ad altri partiti o soli, una forza la quale potrebbe avere la tentazione di fare un sopruso verso una piccola minoranza, mentre è difficile che questa prospettiva si possa facilmente aprire per l'onorevole Lussu.
Sul merito è errato dire che l'ordine del giorno Bonomi-Togliatti sia una improvvisazione. Tutti sanno che questo ordine del giorno è il risultato di un lungo lavorìo politico che si è compiuto, per giorni e giorni di seguito, partendo da altri ordini del giorno precedentemente presentati, discussi ed esaminati dai differenti gruppi, e che sono stati oggetto di trattative politiche. Non si tratta quindi di una forma di malumore che avrebbe colpito stanotte l'onorevole Bonomi e il sottoscritto. Si tratta di un accordo a cui si è, arrivati, e i colleghi democristiani, a nome dei quali ora viene detto che questo ordine del giorno non sarebbe legittimo ed ammissibile perché tende a mettere in discussione preliminarmente tutta la materia del titolo che stiamo discutendo, dimenticano che fino ad un'ora fa stavano trattando insieme con noi per vedere se anch'essi avrebbero messa una firma a questo ordine del giorno che si sarebbe di conseguenza presentato come espressione dell'opinione di una sicura maggioranza.
Piccioni. Questo non è esatto!
Togliatti. Onorevole Piccioni, la prego di non interrompermi; lei potrà sempre chiedere la parola, che non le verrà certamente negata dal Presidente. Se avete negata la firma, per un dissenso non di termini, ma di sostanza, è evidente che la presentazione dell'ordine del giorno è legittima. Essa infatti corrisponde al metodo che abbiamo seguito fin dall'inizio della discussione costituzionale. Sempre abbiamo seguito un metodo indicato da queste successive tappe: 1°) dibattito generale; 2°) presentazione degli ordini del giorno, allo scopo di orientare i voti sui singoli articoli; 3°) voto sui singoli articoli.
Ieri è stato respinto l'ordine del giorno Rubilli che rimandava tutta la questione ad una successiva istanza legislativa. Oggi ci troviamo di fronte ad un terreno libero da questa pregiudiziale. Visto che è finita la discussione generale, è giusto che si cerchi ora di riassumere il pensiero comune della maggioranza dell'Assemblea, e se questo pensiero comune, come è espresso nell'ordine del giorno Bonomi-Togliatti, si stacca dal progetto di Costituzione di più di quello espresso negli altri ordini del giorno presentati, è evidente che questo ordine del giorno va messo in votazione per primo, se ci si vuole attenere alla norma del Regolamento e alla consuetudine parlamentare. Né vale l'argomento portato dall'onorevole Dominedò, secondo cui non vi sarebbe una prassi in questo senso per quello che si riferisce agli ordini del giorno, ma soltanto una prassi per quanto si riferisca agli emendamenti. Consulti il Regolamento e vedrà che in un articolo di esso è stabilito un collegamento diretto tra ordini del giorno ed emendamenti, in quanto si dice che un emendamento che si riferisce ad un ordine del giorno respinto non può più essere ripresentato. Basandoci su questa norma di regolamento possiamo concludere per analogia che le norme le quali valgono per la presentazione di emendamenti valgono anche per la presentazione di ordini del giorno, il che a me pare, del resto, di per sé evidente.
Per quanto si riferisce al rimprovero fattomi dall'onorevole Lucifero, ho detto che ci saremmo allontanati dall'Aula soltanto per far mancare il numero legale né ho aggiunto altro. Desidero però dare un avvertimento all'onorevole Lucifero: stiamo attenti, perché quando si comincia, con votazioni di maggioranza, a violare le norme che regolano il funzionamento di un'Assemblea, e quando poi ciò viene fatto per norme che non sono solo di Regolamento ma sono norme di legge, sappiamo dove si comincia, ma non sappiamo dove si può finire. Ricordo che i democratici che sedevano qui nell'anno 1926 furono esclusi da quest'Aula per un voto di maggioranza, del tutto regolare a seconda di quella norma che noi oggi dovremmo accettare; profondamente ingiusto, anzi, criminale delitto contro la democrazia, se si fosse badato, come si deve badare, alla sostanza.
Faccio un appello ai colleghi democratici cristiani perché, se si sentono buoni democratici, guardino a questa sostanza. I risultati credo che non cambieranno tanto se si vota in un senso o in un altro; i voti saranno certo dati allo stesso modo; ma non introduciamo, non introducete, nella pratica di questa Assemblea, un costume il quale è contrario alla democrazia, perché è contrario alla norma fondamentale che regola e deve continuare a regolare il funzionamento di questa Assemblea Costituente. (Applausi a sinistra).
Caroleo. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Caroleo. Intendo trattenermi, molto brevemente, su quella che è stata definita questione di procedura e che trascende il caso particolare, che potrà essere, dall'Assemblea sovrana, risoluto nel senso che le sembrerà migliore e più conforme al Regolamento. Voglio domandare soltanto a questa sovrana Assemblea se, nei casi dubbi di interpretazione e di sola interpretazione e applicazione del Regolamento, debba decidere l'Assemblea stessa nella sua sovranità, oppure il Presidente, oppure questo o quel deputato.
Questo soltanto io voglio domandare.
Si parla di diritti delle minoranze, ma purtroppo i diritti delle minoranze (ed io, da questo banco isolato, ne so qualcosa), in tutte le Assemblee, politiche o non, sono soltanto affidati alla maggioranza. Non devo dire altro.
Fabbri. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Fabbri. Vorrei fare una brevissima osservazione: Mi pare che, oltre al testo del Regolamento, certamente favorevole alla precedenza dell'ordine del giorno Bonomi, rispetto a quello Piccioni, vi sia anche una questione di procedura, che è questa: noi, in sostanza, abbiamo già incominciato a votare su questo tormentato argomento, e abbiamo precisamente incominciato a votare, secondo le norme della logica e secondo le norme della procedura, dal testo che prima si è chiamato Nitti-Rubilli, in quanto disponeva lo stralcio e cioè era esclusivo di tutto il titolo dal progetto di Costituzione, relativo alle Regioni. È bastato che, nel suo ordine del giorno, l'onorevole Rubilli accennasse a fare una eccezione per la Sicilia, che l'onorevole Nitti ha dichiarato di ritirare la sua adesione. Quindi, questo ordine del giorno Nitti, completamente remoto dal testo del Progetto, è stato sostanzialmente abbandonato. Allora, siamo venuti al testo Rubilli, meno remoto di quello Nitti, in quanto il testo Rubilli escludeva la Regione, salvi i diritti di autonomia della Sicilia già acquisiti.
Ora, noi dobbiamo procedere per questo iter, già intrapreso, e, indiscutibilmente, fra l'ordine del giorno Piccioni, che è una pura e semplice parafrasi del progetto di Costituzione e l'ordine del giorno Bonomi-Togliatti, che lo emenda su punti sostanziali e concettuali, che non si prestano ad essere illustrati in sede di emendamenti dei singoli articoli, non vi è dubbio al mondo, dal punto di vista della logica e dal punto di vista della procedura, che l'ordine del giorno Bonomi ha la precedenza sull'ordine del giorno Piccioni. Il fare dei richiami storici o politici mi pare che sia ingrossare straordinariamente la questione ed abbandonare quella che deve essere, da parte della Presidenza, l'applicazione pura e semplice delle regole della procedura; per cui non si può, nel corso della votazione, cambiare le regole con cui la votazione è stata incominciata.
Grassi. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Grassi. Prendo la parola, non solo per dire la mia opinione su questa questione, ma anche per rispondere un po' all'onorevole Togliatti, il quale, non so con quanta opportunità, ha riportato una questione che era stata già risoluta in seno alla Commissione.
Ci tengo a dire che, dinanzi alla Commissione per la proroga, intervenni soltanto per dare dei chiarimenti, essendo stata fatta la brevissima relazione in fretta, dato l'impegno preso dinanzi all'Assemblea di portare con urgenza il disegno di legge per la proroga.
In ogni modo, io, entrando nella Commissione — con l'ossequio che ho sempre avuto per le Commissioni parlamentari — esposi le ragioni del mio intervento e mi misi a disposizione della Commissione stessa. Credo che la mia opera non fu inutile, in quanto potei dare spiegazioni sufficienti sulla giustificazione del provvedimento e sulle ragioni che lo avevano determinato.
Per quanto riguarda la presente discussione, io parto dal concetto che il Regolamento deve essere rispettato, inquantochè esso è la garanzia delle maggioranze e delle minoranze, ossia è la garanzia di ogni Assemblea democratica. Penso che in questa occasione non ci sia una grande discussione da fare.
La verità è questa: da vecchio parlamentare, ricordo che vi sono due tipi di ordine del giorno puro e semplice, e cioè ordine del giorno puro e semplice che si riferisce alla chiusura della discussione generale, ed ordine del giorno puro e semplice di cui all'articolo 92, relativo agli emendamenti.
Non c'è dubbio che, chiusa la discussione generale, l'ordine del giorno puro e semplice significa questo: approvazione o disapprovazione dell'intero testo presentato dinanzi all'Assemblea. L'ultimo comma dell'articolo 87 stabilisce, a questo riguardo, che l'Assemblea, in linea di massima, deve dire se vuole passare o no agli articoli. Ciò non toglie che diversi ordini del giorno, che si avvicinano o si discostano di più dal testo, o che stabiliscono direttive, possano essere presi successivamente in considerazione. In ogni modo, dal momento che gli onorevoli Lussu e Piccioni accettano la proposta di deferire al Presidente dell'Assemblea la scelta della soluzione, cioè quale ordine del giorno debba essere votato in precedenza, io penso che l'unica soluzione per uscire da questa questione procedurale — che non dà buona impressione al Paese, il quale attende soluzioni concrete — sia quella che il Presidente stabilisca l'ordine delle votazioni, in modo da uscire subito da questa lunga discussione su di una questione procedurale.
Moro. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Moro. Dichiaro, a nome del mio gruppo, che, pur non essendo noi persuasi delle argomentazioni che sono state addotte da varie parti su questa questione procedurale, e quindi non ritenendo di avere torto nella posizione da noi assunta, per non prolungare oltre questo dibattito che ci fa perdere tempo prezioso, ci rimettiamo alla Presidenza dell'Assemblea per la determinazione dell'ordine del giorno che abbia la precedenza.
Presidente Targetti. La Presidenza prende atto delle dichiarazioni dell'onorevole Moro, le quali contribuiscono a togliere qualsiasi dubbio sopra la precedenza da dare all'ordine del giorno dell'onorevole Bonomi. L'osservazione fatta dall'onorevole Fabbri credo debba convincere tutti; noi abbiamo cioè, già in questa discussione, adottato tale interpretazione del Regolamento. Se alcuni colleghi erano del parere — e non lo dico per risollevare la questione — che fosse da darsi la precedenza all'ordine del giorno dell'onorevole Piccioni, avrebbero evidentemente dovuto eccepirlo prima.
L'Assemblea ha votato l'ordine del giorno Abozzi, che riguardava in modo specifico la ripartizione del territorio della Repubblica, considerandolo come un emendamento. Pongo quindi in votazione l'ordine del giorno Bonomi Ivanoe, Bozzi, Togliatti, Grieco, Laconi, Lami Starnuti, Molè:
«L'Assemblea Costituente riconosce la necessità:
a) che sia effettuato un ampio decentramento amministrativo democratico dello Stato, anche a mezzo dell'ente Regione;
b) che la Regione debba essere dotata di potestà normativa nei limiti della attuazione e della integrazione delle direttive e dei principî fissati dalle leggi della Repubblica;
c) che siano attribuite forme e condizioni particolari di autonomia, adottate mediante leggi costituzionali, alle Regioni indicate nel secondo comma dell'articolo 108 del Progetto;
e delibera
che nella Carta costituzionale debba trovare sede l'affermazione della esistenza della Regione, accanto ai Comuni e alle Provincie, con l'indicazione dei poteri e degli organi del nuovo Ente e di quanto altro sia necessario alla sua essenziale definizione costituzionale».
Su questo ordine del giorno è stata chiesta la votazione per appello nominale e la votazione a scrutinio segreto — che prevale sulla prima — dagli onorevoli Pajetta Giuliano, Barontini Ilio, Massola, Maltagliati, Gallico Spano Nadia, Imperiale, Allegato, Platone, Noce Teresa, Roveda, Bosi, Corbi, Lombardi Carlo, Negarville, Mezzadra, Gavina, Ferrari, Pucci, Landi, Grieco, Bolognesi.
Corbino. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Corbino. Chiedo che la votazione abbia luogo per divisione, affinché sia dato a tutti i colleghi il modo di esprimere il proprio giudizio, mediante votazioni separate sulle singole parti dell'ordine del giorno.
Presidente Targetti. Ma la prima condizione, onorevole Corbino, perché si possa accedere alla sua proposta, è che si sappia come la divisione verrà fatta. Occorre pertanto che lei ci dichiari come desidera che l'ordine del giorno sia diviso.
Corbino. Io vorrei che la divisione avvenisse soprattutto sulla lettera b), che concerne la potestà normativa da concedere alla Regione, e per la quale proporrei la formula; «nei limiti dell'attuazione delle leggi della Repubblica»; togliendo quindi la facoltà di «integrazione delle direttive e dei principî». È il mio un sistema molto più restrittivo di quanto non sia affermato nell'ordine del giorno.
E poi devo fare delle riserve per quello che concerne la lettera c), in quanto non possiamo senz'altro considerare come accettabile l'elenco delle Regioni indicate nel secondo comma dell'articolo 108. Ecco perché penso che dovremmo, o concordare una divisione, oppure convenire che la votazione avvenga sul contenuto generale dell'articolo, salvo poi ad approvare, eventualmente per alzata e seduta o con altre forme, ciascuno dei singoli paragrafi nei quali l'ordine del giorno si scompone.
Presidente Targetti. Mi permetto di farle osservare — senza che questo possa assolutamente influire sulla decisione — che il sistema di votazione a scrutinio segreto non è quello che più si addice al voto per divisione. Come l'Assemblea mi insegna, infatti, procedere alla votazione per divisione in base allo scrutinio segreto significa fare successive votazioni per scrutinio segreto.
Laconi. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Laconi. Io credo d'interpretare il pensiero dei presentatori di quest'ordine del giorno dicendo che la proposta dell'onorevole Corbino corrisponde in realtà ad una situazione di fatto, e cioè a questo: che vi è una coincidenza più larga di pareri sul contenuto generale dell'ordine del giorno che non sulle sue singole parti. Io credo quindi che si possa accettare la proposta dell'onorevole Corbino, e cioè si possa votare genericamente l'ordine del giorno, salvo a passare ad una dettagliata votazione delle sue singole parti.
Per quanto riguarda lo scrutinio segreto, io non trovo che abbiano valore le eccezioni che il Presidente ha fatto, perché, quando invece d'una votazione sola si disponga una serie di votazioni, rimarrà ai presentatori della richiesta la scelta del momento in cui chiedere lo scrutinio segreto o del momento in cui rinunciare.
Presidente Targetti. Occorrono allora altrettante votazioni a scrutinio segreto.
Laconi. Se questa è la richiesta dei presentatori, sì. Se invece ritengono che basti una sola votazione, anche questo è possibile.
Gullo Rocco. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Gullo Rocco. Noi stiamo passando alla votazione di un ordine del giorno che ha, o potrebbe avere, se approvato, una grandissima importanza e delle gravissime ripercussioni, senza averne discusso per nulla il contenuto e il testo. Abbiamo impiegato quasi due ore per decidere una questione che direi di lana caprina: se cioè debba avere la precedenza l'uno o l'altro degli ordini del giorno. All'inizio di seduta l'onorevole Laconi ha dichiarato che non intendeva illustrare l'ordine del giorno, forse perché si riservava di rispondere poi ai diversi oratori. Mi sono rivolto alla Presidenza per sapere cosa potessi fare per discutere l'ordine del giorno e mi fu giustamente osservato che avrei potuto discuterlo in sede di dichiarazione di voto.
Abbiamo discusso due ore e l'onorevole Laconi ha parlato per dimostrare una cosa in cui aveva perfettamente ragione, che era la precedenza del suo ordine del giorno. Ma egli non ha affatto parlato (e qui trovo che ha avuto torto) per dimostrare la bontà del suo ordine del giorno. Dopo di che c'è una domanda di scrutinio segreto e mi sento dire che non posso fare alcuna osservazione e non posso rendermi eco di una preoccupazione gravissima di molti deputati di regioni che hanno già l'autonomia, perché siamo in scrutinio segreto.
Presidente Targetti. Mi permetta: la dichiarazione di voto è in contraddizione con lo scrutinio segreto; nella pratica, però, non v'è stato uno scrutinio segreto senza che si siano avute dichiarazioni di voto.
Gullo Rocco. Non solo è nell'applicazione pratica, ma a proposito di un ordine del giorno presentato da me, per cui l'onorevole Orlando ebbe a dire che si poteva fare dichiarazione di voto, e la fece; ma, oltre a questo, poiché l'unico modo che noi abbiamo di discutere, di fare le nostre osservazioni, di rendere conto agli altri delle nostre preoccupazioni e di aprire in questo modo gli occhi a qualcuno su un determinato argomento e sperare di convertire qualcuno alla nostra tesi, farò questa dichiarazione di voto.
Io penso che l'ordine del giorno è per lo meno pleonastico e che l'argomento portato dall'onorevole Laconi, quando diceva che il rigettare questo ordine del giorno non impediva poi, in sede di discussione di emendamenti soppressivi o aggiuntivi, di riportare di nuovo la questione, è un argomento esatto, ma anche un argomento ritorcibile e cioè che l'approvazione di questo ordine del giorno non porta alcuna conseguenza di ordine pratico, perché poi dobbiamo discutere i singoli articoli ed i singoli emendamenti che verranno presentati; e questo ordine del giorno dovrà poi tradursi in altrettanti emendamenti (specialmente emendamenti soppressivi) che dovranno poi, volta per volta, essere oggetto di votazione da parte dell'Assemblea. A parer mio questo ordine del giorno potrebbe andar bene (non nel suo contenuto, ma nella sua forma) come un ordine del giorno di un gruppo parlamentare che si riunisca per conto proprio e che tracci per i propri iscritti una direttiva di ordine generale, per ciò che riguarda l'atteggiamento del gruppo in ordine al problema della regione. Ma tracciare all'Assemblea queste direttive mi sembra una cosa pleonastica, in quanto, dopo aver tracciato queste direttive, noi rimandiamo, con questo ordine del giorno, la questione a noi stessi ed impegniamo noi stessi a votare o non votare determinati articoli. Ecco la differenza sostanziale di questo ordine del giorno da quello Nitti-Rubilli; con cui si rimandava puramente e semplicemente la questione all'Assemblea legislativa. È chiaro che noi, più tardi, potremo votare degli articoli ed emendamenti soppressivi ed aggiuntivi perfettamente in contrasto con questo ordine del giorno, senza sentirci per nulla, vincolati dall'esito di questa votazione, specie se questa votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Ma, più che sul contenuto dell'intero ordine del giorno, mi soffermo sulla lettera c, e mi permetto di farmi eco di una preoccupazione gravissima, che non è soltanto mia, ma credo sia condivisa da molti, se non da tutti i deputati siciliani presenti. Nella lettera c), si legge «che siano attribuite forme e condizioni particolari di autonomia, adottate mediante leggi costituzionali, alle Regioni indicate nel secondo comma dell'articolo 108 del progetto». Nell'articolo 108 del progetto, tra le varie regioni indicate, è compresa anche la Sicilia. Ora io domando, e questo, più che una dichiarazione di voto, è una richiesta di spiegazione ai presentatori dell'ordine del giorno, una interpretazione autentica del loro pensiero in ordine alla lettera c), sopratutto alla frase per cui le speciali forme e condizioni di autonomia devono essere adottate mediante leggi costituzionali. Anzitutto a me sembra che la forma di questa disposizione indichi il tempo futuro e non il tempo presente e tanto meno il tempo passato.
Ora mi permetto di ricordare all'Assemblea ciò che l'Assemblea sa perfettamente e cioè che per una di queste particolari regioni, e precisamente per la Sicilia, è già stata adottata una forma di autonomia. Non solo, ma contrariamente al mio pensiero — perché io in questo momento difendo la coerenza degli altri membri dell'Assemblea, più che la mia coerenza — proprio per volontà di questa Assemblea non soltanto si è considerata come già acquisita l'autonomia della Sicilia, ma si è fatto di più: si è respinta una proposta di proroga delle elezioni e quindi si è data una indicazione precisa, si è fatta una precisa manifestazione di volontà perché in Sicilia avessero luogo le elezioni e cioè fossero creati già gli organi per l'attuazione dell'autonomia. Bene o male che ciò sia stato, ed io per conto mio posso pensare che non sia stato bene, ormai ci troviamo di fronte a un fatto compiuto. E io, che non ero del parere di fare subito le elezioni, dico ora che di fronte al fatto compiuto, noi deputati siciliani dobbiamo difendere le decisioni prese e voi deputati delle altre regioni italiane avete l'obbligo, per coerenza, di difendere pure questo fatto compiuto, che voi avete voluto. Noi, dunque, abbiamo in Sicilia un Parlamento regionale, una Assemblea regionale, che ha già cominciato a funzionare.
Io mi chiedo che cosa avverrà quando l'Assemblea Costituente, che ha già riconosciuto l'autonomia siciliana, che ha già voluto che si creassero gli organi per dare vita e corpo a questa autonomia, dirà che alla Sicilia dovranno essere concesse particolari condizioni di autonomia.
Ciò che avete scritto, significa che queste forme particolari, che queste condizioni particolari di autonomia, devono essere ancora affidate a leggi costituzionali ed io mi domando e domando ai presentatori dell'ordine del giorno: considerate voi leggi costituzionali quei vari decreti luogotenenziali o reali, i quali hanno dato la autonomia alla Sicilia e di cui uno, il più importante di tutti, quello del 15 maggio 1946 è stato registrato con riserva da parte della Corte dei Conti? E domando: conoscete ciò che è avvenuto successivamente alla votazione che voi avete fatto, cioè alla creazione di quel tale organismo importantissimo: l'Assemblea regionale, che appunto doveva dare vita e corpo alla autonomia? Sapete voi che oltre le norme statutarie e speciali per la Sicilia — lo Statuto, cioè nella Regione siciliana — vi sono anche delle norme di attuazione per cui noi attendiamo di sapere dal Governo se intende dare ad esse vigore di legge? Al riguardo, onorevoli colleghi, vi chiedo scusa se vado, apparentemente, ma solo apparentemente, al di là di una semplice dichiarazione di voto; ma l'argomento è scottante e — aggiungo — siamo tutti profondamente impreparati a discuterne, pur avendo votato pro o contro, mentre molti di noi — voglio mettermi anche io nel numero — ignoriamo o ignoravamo completamente in che cosa consiste. (Commenti).
Vorrei chiedere a ognuno di voi, specialmente a quelli i quali hanno accusato il collega La Malfa o altri di noi di essere dei sabotatori dell'autonomia siciliana, se quando avete votato per le elezioni che noi allora non volevamo, ma di cui ora difendiamo il risultato perché una volta creato il fatto compiuto dell'autonomia dell'Assemblea regionale... (Interruzioni).
Presidente Targetti. Non dimentichi, onorevole Gullo, che lei è in sede di dichiarazione di voto.
Gullo Rocco. In sede di dichiarazione di voto io richiamo l'attenzione, prima di votare, dell'Assemblea Costituente, sulla gravità di una votazione... (Commenti — Rumori).
Presidente Targetti. L'Assemblea Costituente è consapevole dell'importanza dell'argomento in esame.
Gullo Rocco. Ma io desidero che voi sappiate che cosa votate... (Proteste — Rumori) Non lo sapete!
Laconi. È già previsto il coordinamento con la legge costituzionale. Questi sono discorsi completamente inutili.
Gullo Rocco. Noi abbiamo perduto due ore di tempo su una questione di procedura. Ora che si parla di cose che interessano la regione e la Nazione, vogliamo strozzare la discussione. (Applausi a destra — Rumori a sinistra).
Rispondendo ad una cortese interruzione dell'onorevole Laconi, riconosco che è perfettamente vero che nello stesso Statuto della regione siciliana si dice che lo Statuto dovrà essere presentato all'Assemblea Costituente per il suo coordinamento con le altre leggi dello Stato; ma io non farò perdere tempo all'Assemblea — pensate quanto tempo avete fatto perdere anche voi! — dicendo quello che gli altri sanno meglio di me, cioè in che cosa consiste il coordinamento; ma chiedo se domani non si potrà dire che questo ordine del giorno, in cui si parla di leggi costituzionali, non si possa riferire allo Statuto che è venuto fuori attraverso un decreto reale registrato per giunta con riserva da parte della Corte dei Conti. (Rumori).
Nello Statuto della regione siciliana vi era anche una disposizione per cui le norme di attuazione... (Rumori).
Onorevoli colleghi, quello che sto per dire non sarà molto interessante, secondo voi, ma per lo meno è nuovo per alcuni di voi! (Proteste).
Presidente Targetti. Onorevole Gullo, le ricordo che le dichiarazioni di voto devono essere brevi e succinte.
Gullo Rocco. Mi permetta di dire che questo ordine del giorno non è stato svolto neppure dai suoi presentatori!
Presidente Targetti. È esatto, ma tale esattezza non aumenta, se lei continua a ripeterlo!
Gullo Rocco. Credo, signor Presidente, che senza il brusio e la disattenzione dell'Assemblea, di cui evidentemente la colpa sta nelle mie scarse qualità oratorie, avrei già finito. (Interruzioni — Commenti).
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, consentitemi pochi minuti di tempo.
Lo Statuto dell'Assemblea siciliana, all'articolo 43, dice che «una Commissione paritetica di 4 membri, nominati dall'Alto Commissario per la Sicilia e dal Governo dello Stato, determinerà le norme transitorie relative al passaggio degli uffici e del personale dello Stato alla regione, nonché le norme per l'attuazione del presente Statuto».
Onorevoli colleghi, sapete voi cosa c'è tra le norme di attuazione? Sapete che in Sicilia i prefetti della Repubblica non sanno se debbono rimanere sul posto o se debbono andar via? Sapete che, essendo state soppresse dallo Statuto le Giunte provinciali amministrative, i Comuni non sanno ancora quali sono i loro organi di tutela e di controllo? Quali sono le conseguenze di tutto ciò? (Rumori — Interruzioni a sinistra).
Presidente Targetti. Concluda, onorevole Gullo.
Gullo Rocco. Ma se non sapete che cosa volete? (Interruzioni a sinistra). Desidero informare l'Assemblea che, in seguito a questa disposizione dell'articolo 43, è stata nominata la Commissione paritetica. Questa Commissione paritetica ha dettato delle norme che sono di una grande importanza e che assumono valore di legge e nella relazione di questa Commissione — di cui è stata distribuita copia soltanto ai deputati siciliani e sarebbe stato molto bene che anche i deputati di altre regioni fossero informati, perché, vivaddio, la Sicilia è una delle regioni d'Italia e ciò che interessa la Sicilia interessa tutta l'Italia (Applausi a destra) — si fa questa affermazione, che io posso condividere, cioè che queste norme — che hanno grandissima portata perché con esse si decide la soppressione delle prefetture e la soppressione di alcuni organi molto importanti e la creazione o l'istituzione di nuovi organi — secondo la Commissione hanno valore di legge, indipendentemente da quello che ne pensa il Governo, in quanto la Commissione ha detto di aver avuto la delega per l'emanazione di dette norme. (Interruzioni a sinistra).
Presidente Targetti. Le ricordo che lei sta facendo una dichiarazione di voto!
Gullo Rocco. Di questa digressione, signor Presidente, la colpa non è mia, ma di chi propone, all'ultimo momento, ordini del giorno di questo genere che possono investire gravissime situazioni. (Rumori a sinistra). Voi, dopo avere riconosciuto l'autonomia della Sicilia, rischiate, attraverso emendamenti aggiuntivi o soppressivi, attraverso l'impazienza dei colleghi, che non possono perdere cinque minuti di tempo, rischiate di compromettere gli interessi della Sicilia (Applausi).
Io non sono stato tra i fautori più accesi dell'autonomia, ma una volta che essa è stata data, dichiaro che sarebbe un grave pericolo, non solo per la mia regione, ma per tutta la Nazione, di cui la Sicilia è solo una grande regione, se venissimo incidentalmente, di straforo, a colpire questa autonomia che, una volta data, bisogna difendere e potenziare. (Applausi).
Ed allora concludo dichiarando, indipendentemente da altre ragioni, per la difesa dall'autonomia siciliana (di cui ripeto che possiamo essere fautori più o meno accesi, ma che, una volta data, bisogna difendere per evitare i pericoli gravissimi di un fallimento) che noi deputati siciliani — e questa volta oso dire che parlo a nome di tutti i deputati siciliani (Approvazioni) — vediamo in quest'ordine del giorno, magari indipendentemente dalla volontà dei presentatori, un grave pericolo per l'autonomia, per la tranquillità della nostra regione. Nell'interesse della nostra regione, nell'interesse nazionale, noi dichiariamo di votare contro (Applausi — Rumori — Commenti).
Piccioni. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Piccioni. La mia, dato che mi rendo conto dello stato d'animo dell'Assemblea, è una dichiarazione brevissima, per quanto vi sarebbe motivo, per gli interventi che si sono avuti, di fare delle dichiarazioni più lunghe. Mi limito perciò a dichiarare che io e il mio gruppo votiamo contro l'ordine del giorno Bonomi-Togliatti; voteremo contro, perché riteniamo di interpretare esattamente il criterio dell'indirizzo seguito dalla Commissione dei settantacinque nella preparazione del progetto presentato all'Assemblea Costituente. Ed ha detto bene l'onorevole Gullo dianzi, quando ha affacciato il fondato timore, anche per l'ulteriore consistenza dell'autonomia, che, un progetto di questo genere, come quello abbozzato nell'ordine del giorno Bonomi, che si vuol far passare come un progetto che rispetti e consacri le forme delle autonomie regionali, mentre ciò non è, costituirebbe un precedente che potrebbe porre in pericolo anche l'autonomia regionale consolidata in Sicilia. Ciò che è previsto dall'ordine del giorno Bonomi non è che una forma tradizionale, assai blanda, più semplice di quel decentramento amministrativo, che non ha nulla a che fare con i principî costituzionali istitutivi del principio della forma autonomista nell'ordinamento dello Stato. Bisogna inoltre rilevare la stranezza di un tale ordine del giorno che, a conclusione di una discussione generale vasta, come quella che ha avuto luogo in quest'Aula, si presta anche o si crede che si possa prestare, ad una distinzione e ad una divisione delle sue parti; cosicché chiaro appare l'equivoco denunciato da noi nelle dichiarazioni di oggi, per cui non lo si intende come un ordine del giorno vero e proprio, ma come un abbozzo di schema, che può comprendere in sé anche taluni principî fissati dal progetto stesso, ed altri nettamente discordanti.
Di fronte a queste anomalie dell'ordine del giorno — che fa passare per autonomia quello che autonomia non è, e che vuole preventivamente pregiudicare le disposizioni concrete contenute nel progetto — io dico che, necessariamente, noi dobbiamo arrivare all'esame degli articoli ed articolo per articolo vedremo quale sarà il criterio e la forma più opportuna da applicare. Per questi motivi noi voteremo contro l'ordine del giorno Bonomi.
Presidente Targetti. Comunico che gli onorevoli Corbino, Lucifero, Rodi, Perrone Capano, Quintieri Quinto, Condorelli, Galioto, Vilardi, Lagravinese Pasquale, Colonna, hanno proposto di sostituire la lettera b) dell'ordine del giorno Bonomi con la seguente formulazione: «che la regione debba essere dotata di potestà normative nei limiti della attuazione delle leggi della Repubblica».
Bonomi Ivanoe. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Bonomi Ivanoe. Mi permetta l'Assemblea brevissime parole per rispondere all'interrogazione che mi ha rivolto, quale presentatore dell'ordine del giorno, l'onorevole Gullo Rocco. Mi ha domandato se noi, con il nostro ordine del giorno, intendevamo mettere in dubbio l'autonomia siciliana, chiedendo che, per questo Statuto, l'autonomia potrà essere data attraverso una legge costituzionale. Rispondo che nessuno dei presentatori dell'ordine del giorno ha messo in dubbio che si voglia revocare l'autonomia siciliana.
Qui si è detto semplicemente che le quattro autonomie previste dalla legge costituzionale dovranno diventare leggi costituzionali e dovranno essere comprese nella Costituzione italiana, per dare maggiore garanzia e stabilità alla autonomia stessa. Le dichiarazioni dell'onorevole Gullo Rocco non hanno quindi nessuna ragione di essere. Di questo i presentatori dell'ordine del giorno sono perfettamente persuasi.
Orlando Vittorio Emanuele. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Orlando Vittorio Emanuele. Per quanto si riferisce agli Statuti già concessi, non solo alla Sicilia, ma anche alla Sardegna e ad altre regioni d'Italia, questi rappresentano degli impegni i quali non potrebbero essere violati e tanto meno poi in una maniera che sarebbe fraudolenta. (Applausi a sinistra) Non partecipo dunque alle preoccupazioni espresse dall'onorevole Rocco Gullo; però io non capisco come in un ordine del giorno, quale è quello dell'onorevole Bonomi, si voglia anticipare la risoluzione di tutte le questioni cui darà luogo la costituzione futura della regione, con questo di peggio: che i caratteri essenziali del nuovo istituto, quali deriverebbero dall'ordine del giorno stesso, farebbero di quello un ente puramente amministrativo, messo sullo stesso piano di altri enti aventi il medesimo carattere e che sino ad ora sono stati regolati per legge. Con un tale processo, la materia si trasforma da costituzionale in legislativa. Quindi non mi rendo conto delle ragioni per cui questo nuovo eventuale ente debba essere inserito nella Costituzione come se si trattasse di una riforma influente sugli ordinamenti strutturali dello Stato. Esso, infatti, come dissi, è messo sullo stesso piano del Comune e della Provincia, ma non credo che ciò significhi che voi intendiate considerare il Comune e la Provincia come materia costituzionale: Noi siamo vissuti e viviamo in un sistema ben diverso; ha sempre avuto valore e tuttora vige la legge comunale e provinciale e nessuno pensa che debba far parte della Costituzione. Che se invece si vuole, secondo l'ordine del giorno Bonomi considerare alla stessa stregua i futuri Comuni e le future Province con la futura Regione, come facenti parte della materia regolata dalla Costituzione, voi verrete fatalmente a rendere impossibile la legislazione futura: credete a me. Voi verrete a creare tali conflitti con il potere legislativo dei Governi futuri — cioè con voi stessi, perché io non vi sarò più, ma voi qui tornerete come membri dei futuri Parlamenti — che troverete insopportabili i limiti che ora siete venuti qui stabilendo. Da legislatori vi detesterete come costituenti!
L'ordine del giorno conterrebbe una affermazione di principio, che cioè nella Carta costituzionale debba trovar sede la dichiarazione dell'esistenza della Regione accanto ai Comuni ed alle Province, con l'indicazione dei poteri e dei compiti del nuovo ente e di quanto sia necessario alla sua essenziale costituzione, come organi e come funzioni. Ma queste definizioni e questi ordinamenti debbono forse valere per le Province e per i Comuni così come per le Regioni? Che tutta questa materia sia compresa nella Costituzione è per me inconcepibile. Badate che, nella legislazione ordinaria una rilevante quota ordinaria degli atti riguarda i Comuni: è una legislazione perenne, continua. Ebbene, il futuro legislatore si troverà costretto ogni volta a promuovere una riforma costituzionale.
E poi, per venire a qualche altro particolare, che cosa significa il dire che la Regione deve essere dotata di potestà normativa nei limiti dell'attuazione e dell'integrazione delle direttive e dei principî fissati dalle leggi della Repubblica? Questo potere normativo dunque che si deve contenere nei limiti delle leggi non sarebbe altro che il comune regolamento. E i nostri Comuni non fanno continuamente dei regolamenti.? E c'è bisogno per questo di discussioni e, per giunta, così concitate in sede di Costituzione?
È dal principio, da che si discusse in sede generale che io faccio questo stesso discorso. Come Assemblea Costituente, dobbiamo restare nei limiti di quelle materie che son proprie di una Costituzione. Ora, tutto questo non è Costituzione. È perciò che, per non impegnare me stesso e la mia coscienza circa quelle che potrebbero essere le conseguenze dell'approvazione di questo ordine del giorno, io voterò contro.
Una voce. Ai voti!
Un'altra voce. A domani!
Presidente Targetti. Onorevoli colleghi, sento esprimere due desideri: uno eventualmente realizzabile, l'altro no. Circa il rinvio a domani, dipende dall'Assemblea il decidere; ma passare ai voti subito non si può, perché ciò vorrebbe dire togliere senz'altro la libertà delle dichiarazioni di voto.
Gasparotto. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Gasparotto. Propongo che il seguito della discussione sia rinviato a lunedì, perché c'era già l'intesa che per sabato mattina si sarebbe discusso il disegno di legge sulla proroga dei poteri della Costituente.
Micheli. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Micheli. Propongo un emendamento alla proposta fatta dall'onorevole Gasparotto, nel senso che si rimandi a martedì, perché non sembra possibile che in una sola seduta, cioè in quella di sabato, si esaurisca la discussione sul disegno di legge per la proroga dei poteri della Costituente.
Lucifero. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Lucifero. Vorrei far presente che siamo già in votazione, e che sono già in corso le dichiarazioni di voto.
Leone Giovanni. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Leone Giovanni. Noi chiediamo che si continui nelle dichiarazioni di voto e si proceda immediatamente nella giornata odierna alla votazione stessa, perché a noi pare che le dichiarazioni di voto siano una formalità che si collega direttamente alle operazioni di voto. Pensiamo che le dichiarazioni di voto, anzi, facciano parte della votazione. Iniziate, quindi, le dichiarazioni di voto, che sono la parte preliminare della complessa operazione di votazione, a noi pare che non sia né corretto, né corrispondente alla continuità della nostra funzione, interrompere questa operazione, rinviandola a domani. Aggiungiamo a questo rilievo di carattere strettamente giuridico e politico, la difficoltà di poter rinviare a domani la votazione. Noi toglieremmo, infatti, alle dichiarazioni di voto la loro continuità, con un distacco di tempo che non corrisponde alla serietà di una votazione. (Applausi al centro).
Presidente Targetti. In realtà il rilievo dell'onorevole Leone Giovanni trova corrispondenza con la pratica. Non si ricorda, infatti, che si siano rinviate ad una seduta successiva le votazioni, una volta cominciate le dichiarazioni di voto.
Gasparotto. Chiedo di parlare.
Presidente Targetti. Ne ha facoltà.
Gasparotto. Non insisto nella mia proposta e mi associo ai rilievi dell'onorevole Leone Giovanni.
Presidenza del Presidente Terracini
[...]
Presidente Terracini. Riprendiamo le dichiarazioni di voto.
Abozzi. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Abozzi. Ho presentato un ordine del giorno per l'attuazione d'un decentramento a base provinciale. Quest'ordine del giorno rappresentava anche il pensiero del gruppo a cui ho l'onore di appartenere. L'ordine del giorno non ha avuto fortuna. Tuttavia, la più elementare coerenza mi obbliga, e con me i colleghi del mio Gruppo, a votare contro l'ordine del giorno Bonomi.
Nel mio ordine del giorno era scritto che ferma doveva rimanere l'autonomia regionale già attuata in Sicilia, e, sotto questo punto di vista, mi associo a quanto ha detto l'onorevole Rocco Gullo.
Bordon. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto. (Interruzioni — Commenti).
Presidente Terracini. Onorevoli colleghi, non è tollerabile che le sedute continuino con l'andazzo che hanno preso da due o tre giorni a questa parte. Ritorniamo ad essere un'Assemblea dignitosa, seria e corretta. Se non si rientra nell'ordine, è evidente che nessun nostro lavoro acquisterà valore e significato. Prego vivamente — non ho altri mezzi della preghiera — di rendersi conto che è necessario che noi ritorniamo a quel metodo con cui abbiamo lavorato per tanto tempo sereno e ponderato. È spiacevole che alcuni non sappiano resistere agli impulsi vari che sorgono in relazione all'andamento della discussione. Concederò ancora alcuni minuti ai colleghi per le loro dichiarazioni. Poi farò la comunicazione annunciata.
L'onorevole Bordon ha facoltà di parlare.
Bordon. Domando quale deputato possa in queste condizioni svolgere il suo compito.
Voto contro l'ordine del giorno perché, anche con la riserva che contiene, esso rappresenta un assurdo giuridico.
Condorelli. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Condorelli. Dichiaro di aderire alle dichiarazioni testé fatte dall'onorevole Gullo Rocco ed alle dichiarazioni del comune maestro onorevole Orlando. Certamente non è nella intenzione di alcuno di revocare surrettiziamente le autonomie, già concesse, a varie regioni d'Italia. Però il significato letterale dell'ordine del giorno importa indubbiamente una remora. Per questo io voterò contro questo punto dell'ordine del giorno, (Commenti) e per dare la possibilità ad altri colleghi che volessero accogliere in altri punti l'ordine del giorno, io chiedo che anche sul paragrafo c) si voti per divisione. (Commenti).
Presidente Terracini. Onorevoli colleghi, la votazione alla quale si deve procedere è molto complicata, perché vi è un ordine del giorno che, come sanno, è diviso in tre considerando ed una conclusione. A questo proposito è stato chiesto che due di questi considerandi siano votati separatamente per divisione (Commenti); uno di questi considerando dovrebbe essere sostituito da un emendamento. Vi è, d'altra parte, la domanda di votazione a scrutinio segreto. Si tratta quasi di risolvere un rebus, a meno che non si vogliano fare tante votazioni a scrutinio segreto quante sono le parti dell'ordine del giorno. (Commenti). Io proporrei, per superare la difficoltà, che la votazione a scrutinio segreto si facesse solo sulla deliberazione conclusiva, e che viceversa, si votassero per alzata e seduta i consideranda. In questa maniera mentre si avrebbe la possibilità di affermarsi sulla parte conclusiva, non mancherebbe il modo di differenziarsi nei confronti delle parti giustificative. Questo è un modo di risolvere la questione, se non si intende fare quattro votazioni a scrutinio segreto consecutivamente.
Chiedo ai presentatori della domanda di scrutinio segreto se sono d'accordo sulla proposta che ho avanzato.
Laconi. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Laconi. Come presentatore dell'ordine del giorno e come presentatore della domanda di scrutinio segreto, vorrei fare presente in questo momento all'Assemblea... (Interruzioni). Io comprendo quale fretta possa esservi di precisare. L'ora tarda porta all'eccitazione degli animi. Questo è un motivo concreto ed esatto; però rendetevi conto del fatto che in questo momento siamo per decidere uno dei punti essenziali della riforma dello Stato.
Presidente Terracini. La prego divenire alla conclusione.
Laconi. Chi ha presentato questo ordine del giorno e la proposta di scrutinio segreto non può rinunciare a nessuna di quelle particolarità della procedura che devono consentire la votazione più schietta e più aderente all'opinione dell'Assemblea. Quindi non si cerchi di abbreviare di un istante la votazione perché noi dobbiamo procedere con calma e serietà.
Presidente Terracini. Onorevole Laconi, le dichiarazioni di voto sono chiuse.
Laconi. È impossibile fare dichiarazioni di voto prima che sia deciso l'ordine di votazione! Se lei fa quattro votazioni diverse, io ho il diritto di fare quattro dichiarazioni di voto!
Schiavetti. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Schiavetti. Domando alla Presidenza se non sia possibile fare una votazione per scrutinio segreto unica con quattro coppie di urne.
Presidente Terracini. La richiesta può teoricamente attuarsi, ma occorre tener presente che si tratta di votare quattro parti organicamente connesse di uno stesso ordine del giorno. Sono evidenti le difficoltà di una votazione simile.
Ad ogni modo, si tratta adesso di stabilire se lo scrutinio segreto si debba estendere a tutte le votazioni delle singole parti dell'ordine del giorno.
L'onorevole Laconi non mi ha detto se pensa che ogni parte debba essere votata a scrutinio segreto. Questa è la domanda che io avevo posto:
Laconi. Forse lei ha chiarito il suo pensiero, signor Presidente, ma io non ho afferrato fino ad ora quali siano le parti su cui si voterà, ed è appunto in dipendenza di questa divisione dell'ordine del giorno che noi ci riserviamo di dire su quali parti chiediamo lo scrutinio segreto.
Presidente Terracini. Vi è una prima parte in cui è detto: «L'Assemblea Costituente riconosce la necessità:
a) che sia effettuato un ampio decentramento amministrativo democratico dello Stato anche a mezzo dell'ente Regione».
Su questa parte non vi sono emendamenti.
Vi è poi la proposta dell'onorevole Corbino di sostituire la lettera b) con la seguente: «che la Regione debba essere dotata di potestà normativa nei limiti della attuazione delle leggi della Repubblica». Vi è poi la proposta dell'onorevole Condorelli di votare per divisione la lettera c): «che siano attribuite forme e condizioni particolari di autonomia, adottate mediante leggi costituzionali, alle Regioni indicate nel secondo comma dell'articolo 108 del progetto». Infine v'è la conclusione: «e delibera che nella Carta costituzionale debba trovare sede l'affermazione della esistenza della Regione, accanto ai comuni e alle provincie, con l'indicazione dei poteri e degli organi del nuovo ente e di quanto altro sia necessario alla sua essenziale definizione costituzionale».
Laconi. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Laconi. Senza pregiudizio per quanto riguarda il comportamento che noi terremo per le altre parti in cui verrà diviso l'ordine del giorno, noi chiediamo la votazione a scrutinio segreto per la prima parte.
Presidente Terracini. La richiesta di votazione per scrutinio segreto riguarda dunque questa parte: «L'Assemblea Costituente riconosce la necessità:
a) che sia effettuato un ampio decentramento amministrativo democratico dello Stato, anche a mezzo dell'ente Regione».
Uberti. Non ha senso una siffatta votazione a scrutinio, segreto.
Corbino. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Corbino. Per facilitare i lavori, e pur facendo tutte le più ampie riserve, io ritiro la proposta di emendamento alla lettera b), ed in questo caso credo che anche l'onorevole Condorelli possa ritirare la sua proposta. Noi potremo votare senz'altro se accettare o meno l'ordine del giorno. (Applausi).
Laconi. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Laconi. Faccio mia la proposta di divisione dell'ordine del giorno presentata dall'onorevole Corbino. (Commenti al centro).
Presidente Terracini. Onorevole Laconi, lei ha presentato quest'ordine del giorno come un tutto organico ed ha desiderato che come tale fosse accolto. È pensabile che vi siano taluni che non condividano il pensiero che lei ha esposto e che accettino soltanto una parte dell'ordine del giorno e chiedano, pertanto la divisione; ma è molto strano che proprio lei chieda lo smembramento del suo ordine del giorno. (Applausi).
È evidente, onorevoli colleghi, che occorre stare sul piano delle cose comprensibili.
Laconi. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Laconi. Alcuni non avvertono l'importanza che avrebbe la divisione dell'ordine del giorno. (Interruzioni al centro). Il fatto è che in questo momento vi è una maggioranza di persone che non desiderano un esperimento avventato dell'ordinamento regionale; invece per l'andamento che ha seguito la discussione, per i particolari modi con cui la discussione si è svolta, noi corriamo pericolo di cadere nella soluzione più estremistica, soluzione che è condannata dalla maggioranza dell'Assemblea. (Interruzioni al centro). Per questo, io pensavo di insistere sulla proposta di divisione, in modo che fosse possibile, alle diverse parti dell'Assemblea, di specificare i loro pareri. (Interruzione dell'onorevole Uberti). L'importanza di questa divisione non era formale, ma era sostanziale. Io rinuncio a far mie le proposte dell'onorevole Corbino; però invito i settori dell'Assemblea, che avrebbero votato determinate parti, a rendersi conto del fatto che questa loro posizione può essere salvata soltanto nella votazione degli articoli.
Presidente Terracini. Indico la votazione a scrutinio segreto sull'ordine del giorno Bonomi Ivanoe e altri.
Si faccia la chiama.
Mattei Teresa, Segretaria, fa la chiama.
(Segue la votazione).
Presidente Terracini. Dichiaro chiusa la votazione e invito gli onorevoli Segretari a procedere alla numerazione dei voti.
(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).
[...]
Presidente Terracini. Comunico il risultato della votazione a scrutinio segreto sull'ordine del giorno Bonomi Ivanoe e altri:
Presenti e votanti............ 448
Maggioranza.............. 225
Voti favorevoli........... 158
Voti contrari.............. 280
(L'Assemblea non approva — Applausi).
[Nel resoconto stenografico della seduta segue l'elenco dei deputati che hanno preso parte alla votazione.]
A cura di Fabrizio Calzaretti