[Il 14 novembre 1947, nella seduta antimeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale dei seguenti Titoli della Parte seconda del progetto di Costituzione: Titolo IV «La Magistratura», Titolo VI «Garanzie costituzionali». — Presidenza del Vicepresidente Targetti.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Mancini. [...] Comunque, i pionieri della autonomia integrale e dell'autogoverno commettono la più flagrante incoerenza, quando sanciscono il divieto ai magistrati di essere iscritti ad un partito politico o ad associazioni segrete. Si mettano un po' d'accordo con se stessi. Atteggiamento avveniristico da una parte, atteggiamento sorpassato dall'altra. Progresso e regresso. Ma quando noi abbiamo sancito in questa nostra Costituente: «che ogni cittadino ha il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni», come inibiamo al cittadino-magistrato di iscriversi ad un partito politico?

La libertà a scartamento ridotto non la comprendiamo, noi socialisti.

Ma si vuole davvero il magistrato astratto dalla vita sociale, dai suoi interessi, dai suoi sentimenti. Si vuole trasformare l'ordine giudiziario in un ordine monastico, fatto di rinunzie e di castità politica?

Ma non vi accorgete che codificate l'ipocrisia e il gesuitismo; mentre la democrazia è sinonimo di lealtà e di sincerità personale e pubblica?

Un divieto senza alcuna sanzione, sia magari di ordine morale, non si comprende. Del resto il divieto è facile a superarsi, creando vincoli segreti assai preoccupanti, perché avvolti nel mistero, come quelli massonici; poiché coloro contro i quali si esercita il divieto possono segretamente iscriversi nei partiti che rappresentano l'espressione della loro fede politica.

Io che milito, fin dagli anni liceali, in un partito, mi rifiuto soltanto di pensare che la disciplina di partito possa far deviare il giudizio del giudicante-correligionario. La coscienza supera i legami di partito. Comunque i partiti, per coloro che militano in essi per fede e per sentimento e non per speculazione politica, sono scuola di educazione e di democrazia, e difesa e garanzia di indipendenza personale. Dirò di più: i più severi giudici dei propri compagni sono gli stessi compagni. Legge psicologica ed etica che non soffre eccezioni.

Non vi accorgete che siffatto divieto offende le origini e la vita di questa Assemblea? L'Assemblea Costituente è divisa in partiti; la legge elettorale ha un fondamento e una base nei partiti; qui sono venuti alcuni valorosi magistrati, mercé la loro iscrizione in una lista di partito; qui l'Assemblea sancisce, a danno loro, il divieto di iscrizione ad un partito! In altri termini li scaccia, li dichiara intrusi.

Per il nostro passato, per la nostra dignità di uomini di partito, per omaggio a questa tanto conclamata democrazia, cancelliamo tale divieto, che rappresenta una immeritata offesa alla Magistratura ed una gratuita ingiustizia alla personalità umana.

Una voce. È una ipocrisia!

Mancini. L'ho detto dianzi e non aggiungo altra parola sull'argomento.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti