[Il 29 aprile 1947 l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo secondo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti etico-sociali».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda al commento all'articolo 34 per il testo completo della discussione.]

Presidente Terracini. [...] Segue l'emendamento degli onorevoli Franceschini, Gortani, Bosco Lucarelli, Bianchini Laura:

«Al terzo comma, aggiungere le seguenti parole:

«L'istruzione professionale è sviluppata e diffusa secondo le esigenze del lavoro».

L'onorevole Franceschini ha facoltà di svolgerlo.

Franceschini. Onorevoli colleghi, il pregio intrinseco maggiore della nascente Costituzione italiana sta senza dubbio nello sforzo generoso di trasferirsi dal piano tradizionale giuridico-tecnico a quello eminentemente pratico e sociale. Lungi dall'essere un difetto, come può sembrare a taluno, è questa invece una conquista, è un superamento, che il primo articolo dello Statuto solennemente consacra: «L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». Su questo terreno sociale e pratico del lavoro si pone, e deve porsi, la scuola: non più per vana a gesticolante demagogia, di cui è stato fatto il recente tristo esperimento, ma proprio per conseguenza naturale e logica, e direi per stretta coerenza.

Ora, se diamo uno sguardo anche sommario alle attuali condizioni della scuola italiana, in ordine alle esigenze che scaturiscono da queste premesse, noi rileviamo da un lato il prevalente, eccessivo carattere umanistico, intellettualistico, culturalistico che domina il nostro indirizzo pedagogico; dall'altro lato, la necessità urgente di un rapido sviluppo intensivo ed estensivo dell'istruzione tecnico-professionale che sentono masse numerosissime di nostri giovani, i quali, dopo le scuole elementari, si avviano oggi, nella loro maggior parte, ad una vita operaia di eterni apprendisti, senza appropriate qualifiche, senza quasi la possibilità di razionale perfezionamento e, quindi, di miglioramento sociale.

Dico quasi senza, e non esagero; basteranno alcune cifre, onorevoli colleghi; alcune cifre che io desumo dagli studi di Costantino Pecorelli, l'autore forse più informato ed uno dei più appassionati e valenti in materia. Sopra otto milioni e mezzo di coltivatori e di salariati agricoli, si trovano oggi meno di 50.000 alunni in tutte le scuole agrarie; di fronte ad oltre 5 milioni di addetti all'industria si contano a mala pena 150.000 alunni in tutte le scuole industriali. Quasi altrettanto dicasi per i lavoratori del commercio, mentre su 75.000 addetti ai trasporti marittimi vi sono, sì e no, 5.000 alunni di scuole marittime. E ciò senza contare l'artigianato, questa branca di lavoro così antica ed illustre in Italia, vanto ed orgoglio di tutta la nostra tradizione comunale, titolo di sommo prestigio per l'estero; l'artigianato italiano che è il padre dell'industria contemporanea; che ha così profonde e fresche radici in quasi tutte le nostre regioni storiche e che, purtroppo, nonostante i bisogni, nonostante gli sforzi compiuti, non ha ancora nella scuola quel valido aiuto e quella particolare preparazione, onde solo può incrementarsi uno dei nostri cespiti di esportazione, una delle nostre risorse maggiori di vita economica.

E non parlo neppure del problema di istruire professionalmente le nostre masse di emigrazione, destinate ancor oggi — purtroppo — per la quasi totale mancanza di qualifiche tecniche, ad essere sfruttate fuori d'Italia in una manovalanza generica estremamente faticosa e mal retribuita.

Ora, onorevoli colleghi, questo stato di cose, che appena ho accennato e che meriterebbe ben altro approfondimento, deve cessare, deve dare lungo ad una salutare mutazione.

Ma noi riteniamo che per un compito così vasto e così profondo, che non è tanto di riformare, ma proprio di creare un ordine tutto nuovo, didattico e tecnico, noi crediamo che non basti per nulla il fidarsi di ipotetiche future provvidenze legislative; noi riteniamo necessario che lo Stato assuma, nella stessa sua Costituzione, l'impegno preciso di curare in ogni modo la Scuola del lavoro.

Per questo, onorevoli colleghi, insieme agli amici Gortani, Bosco Lucarelli e Bianchini Laura, io propongo che sia approvato il nostro emendamento aggiuntivo, il cui spirito è già del resto nella primitiva redazione del nuovo testo statutario.

Si potrà obiettare ciò che disse l'altro ieri l'onorevole Orlando, a proposito delle molte, delle troppe promesse che si vogliono fatte dallo Stato. Come — si dirà — può la Repubblica far fronte ad un impegno qual è questo, che, oltre alle spese edilizie e organizzative, implica miliardi di spesa per adatti macchinari? L'obiezione sembra grave; ma la mia risposta è tranquillante. Onorevoli colleghi, l'industria italiana non solo può, ma oggi desidera concorrere a questo scopo e sostenerne quindi in gran parte gli oneri. L'industria sente profondamente la mancanza di mano d'opera qualificata e specializzata; la sente a tal punto, che già da anni sono sorti in più luoghi, presso vari grandi stabilimenti, delle vere e proprie scuole di addestramento, dei corsi per meccanici di precisione. Cito, fra molte, le Officine «Galilei» di Firenze, dove capotecnici e ingegneri specializzati si alternano nell'impartire lezioni tecniche e pratiche a diecine e diecine di giovani operai. Lo Stato non avrà che a dichiarare le sue intenzioni perché i mezzi e i contributi affluiscano a facilitarne l'opera di organizzazione e di coordinamento. La formula che io ancora desumo dal già citato Pecorelli «la scuola serve l'industria, l'industria serve la scuola» è così chiara, così pratica, così intuitiva che non fa bisogno di molte parole per dimostrarla. C'è solo da desiderare che l'unione del capitale e del lavoro, questa unione che tutti auspichiamo, protesi verso la rinascita della nostra Patria, debba incominciare proprio qui, proprio nella scuola professionale, come in un'alba di promesse. Libera iniziativa, controllo di Stato, non potranno non avere quel felice esito che, nell'interesse del miglioramento effettivo delle categorie operaie, noi ci ripromettiamo dalla favorevole votazione dell'emendamento proposto. (Applausi).

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti