[Il 18 marzo 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale delle «Disposizioni generali» del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Labriola. [...] Il progetto sottoposto al nostro esame può darsi che non si esprima con esattezza, quando dice che la sovranità «emana dal popolo», perché se emana soltanto, resta poi a vedere in chi risieda; nei tre partiti, forse? Ma essi non son padroni in eterno del corpo elettorale. Peraltro le intenzioni degli autori del progetto sono esplicite, ed essi vogliono dire appunto che la sovranità è un attributo del popolo, che la esercita per mezzo dei suoi rappresentanti.

Ora se la sorgente della sovranità è il popolo, è chiaro che trasmissioni divine non ce ne sono, salvo che nel popolo si manifesti appunto la divinità, opinione che non so quanto sia ortodossa. Del resto, il Dio di Mazzini mi ha appunto l'aria di rassomigliare al Dio di Spinoza: Deus sive Natura; e perciò lo spinozismo fu dall'opinione conformista considerato sempre come l'equivalente dell'ateismo, a torto naturalmente; ma di ciò non dobbiamo occuparci.

[...]

Nitti. [...] Io mi permetto di esprimere ora non già delle proposte, perché non ho voluto presentare emendamenti, ma solo osservazioni intorno alle decisioni che stanno per essere prese. E vorrei esprimere un timido desiderio, quello che, nel primo rigo di questa Costituzione, là dove è scritto: «L'Italia è una Repubblica democratica», si aggiungesse «e indivisibile». La parola è ripresa dalla Costituzione francese. Voi non troverete strano che, in questo momento in cui vi sono tante tendenze di divisione, questa parola sia solennemente consacrata.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti