[Il 27 giugno 1947 l'Assemblea Costituente inizia l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo quinto della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Le Regioni e i Comuni».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda al commento all'articolo 114 per il testo completo della discussione.]

Presidente Terracini. [...] Passiamo all'esame dell'articolo 107:

«La Repubblica si riparte in Regioni e Comuni.

«Le Provincie sono circoscrizioni amministrative di decentramento statale e regionale».

[...]

Presidente Terracini. L'onorevole Chieffi ha presentato il seguente emendamento:

«Sostituirlo col seguente:

«La Repubblica si riparte in Regioni, Provincie e Comuni.

«Le Provincie ed i Comuni sono enti autarchici territoriali con proprie rappresentanze elettive, che realizzano un più vasto decentramento amministrativo statale e regionale».

Ha facoltà di svolgerlo.

Chieffi. Diversi sono i colleghi che hanno presentato emendamenti all'articolo 107 del progetto di Costituzione: a me sembra ragionevole introdurre nella Costituzione che la Provincia è un ente autarchico con rappresentanza elettiva. Quali motivi sussistono per indicare esplicitamente che la Provincia è un ente autarchico con rappresentanza elettiva? Vi può essere un ente autarchico anche senza la rappresentanza elettiva? Abbiamo visto durante il ventennio fascista i Comuni conservare la caratteristica di enti autarchici; ma a reggerne l'amministrazione veniva nominato il podestà. Così, d'altra parte, abbiamo visto i presidi di Provincia sostituirsi alle deputazioni provinciali. La legge comunale del 1865 riconosceva una propria personalità giuridica alla Provincia, ed a capo della deputazione provinciale doveva essere il Prefetto. La legge successiva del 1889 toglieva la presidenza della deputazione provinciale al Prefetto e l'affidava ad un membro elettivo. Ora, ecco perché io dico che la rappresentanza elettiva non è una caratteristica propria e sempre costante dell'autarchia. L'ente autarchico deve disporre di mezzi propri, ossia deve avere un proprio patrimonio. Non bisogna dimenticare che il patrimonio delle Province è stato creato attraverso il sacrificio dei cittadini che vivono in quel determinato territorio, attraverso il pagamento delle tasse e attraverso le donazioni che vi possono essere state. Ora, il voler limitare la Provincia ad una circoscrizione territoriale, come fa il progetto di Costituzione, snatura completamente il significato dell'ente autonomo che ha un proprio patrimonio. La Provincia, nelle configurazioni attribuitegli dal nostro diritto pubblico, appare come una circoscrizione amministrativa dello Stato e come ente autarchico rivolto all'esplicazione di determinate attività di un dato territorio. Spesso si fa confusione quando si parla della Provincia e delle funzioni ad essa inerenti. Talvolta si crede che la deputazione provinciale sia un ufficio della Prefettura, e la Giunta provinciale amministrativa e l'ufficio del medico provinciale siano organi della Provincia come organo amministrativo ed elettivo.

Dirò senz'altro che la Provincia come organo di circoscrizione statale, cioè la Prefettura, deve scomparire; mentre deve rimanere la Provincia come ente autarchico, che, oltre agli attuali poteri ed attribuzioni — quali strade, matrimoni, brefotrofi — deve avere parte delle funzioni, oggi di competenza della Prefettura, cioè, la Provincia può divenire, ed esempio, il centro di assistenza sanitaria per la circoscrizione territoriale provinciale.

La dizione dell'articolo 107, così com'è formulata, è frutto di compromesso tra i membri della Sottocommissione; già in occasione della prima relazione alla seconda Sottocommissione l'onorevole Ambrosini ha posto in evidenza la necessità di non sopprimere la Provincia come ente autonomo; egli diceva che non si doveva ad un accentramento sostituirne un altro, col passaggio di tutti i poteri del capoluogo di Provincia al capoluogo della Regione. La formula, così com'è nel Progetto non può essere da noi approvata.

D'altra parte, grave è l'incongruenza che si denota nella formulazione dell'articolo 120 del Progetto, quando si parla della costituzione della Giunta in ogni circoscrizione provinciale o ufficio di decentramento regionale. Quali sono le modalità per la formazione di questa Giunta, quali i poteri? È evidente che i membri della Commissione si sono trovati in così profondo dissidio, da rimandare tutto alla legge della Repubblica. Anche qui dobbiamo dedurre che, dal contrasto verificatosi in seno alla seconda Sottocommissione, è nata una formula ambigua, che non risponde alle richieste ed alle esigenze manifestatesi in tutte le Province, che tendono a realizzare un maggiore decentramento, conservando però la natura di ente autarchico per assumere parte dei poteri che oggi sono di competenza della Prefettura.

In Sardegna, ove il problema autonomistico è sentito da tutte le popolazioni, sono sorti profondi contrasti quando si è trattato di discutere sul mantenimento o meno della Provincia; ed il dissidio più profondo è sorto tra le province settentrionali di Sassari e Nuoro e quella di Cagliari.

L'amico Lussu ha affermato che coloro i quali sono per la conservazione della Provincia appartengono ad una oligarchia federale d'interessi, minacciante l'autonomia regionale. Io dico, caro Lussu, che proprio coloro i quali sostengono la soppressione della Provincia minacciano inconsapevolmente di compromettere l'autonomia; perché il problema «Provincia» è forse più profondamente sentito, di quanto, in alcune Regioni non sia il problema «Regione».

La conservazione della Provincia come ente autonomo ha importanza notevole per la riforma che vogliamo realizzare attraverso la Regione: occorre fare conoscere questo nuovo istituto senza eccessive divisioni, nello spirito di solidarietà e di collaborazione.

D'altra parte, l'onorevole Lussu ha riconosciuto al partito al quale appartengo il merito, specialmente per virtù di Don Sturzo, di aver fatto sua l'idea autonomista; ebbene, Don Sturzo non si è pronunziato contro la soppressione della Provincia, ma ha affermato la necessità di riconoscere ad essa ben altre funzioni e la rappresentanza permanente degli interessi comunali. Non si può negare a quest'uomo, che ha battagliato per tanti decenni per questa idea, uno spirito antiautonomista, anche quando s'è manifestato per la conservazione della Provincia. (Interruzione dell'onorevole Lussu).

Concludo questa breve esposizione, affermando che è vivo l'interesse e l'attesa in tutte le Province, perché esse vengano conservate come enti autarchici con rappresentanza elettiva.

Ho fatto un accenno allo statuto progettato per la Sardegna. Anche qui si è verificato un profondo contrasto, quando si è trattato di discutere sulla conservazione o meno della Provincia; a questo riguardo la Consulta regionale è ricorsa ad una formula ambigua, poiché ha ammesso che la Provincia venga mantenuta per un primo tempo, salvo poi all'Assemblea regionale, una volta eletta, modificarne la struttura e i poteri.

Riesamineremo la questione quando l'Assemblea Costituente sarà chiamata a discutere e deliberare sullo Statuto sardo; dirò soltanto che si è dovuta aggirare la posizione, e trovare una formula di compromesso, senza di che non avremmo potuto presentare il progetto che oggi è all'esame dell'apposita Commissione. Termino, dato che su questo argomento sono parecchi i presentatori di emendamenti; quasi tutti si sono limitati a richiedere la inserzione della Provincia fra gli enti che devono far parte del territorio dello Stato. Il mio emendamento ha un'altra portata, perché sostengo che, oltre a conservare la natura di ente autarchico, la Provincia deve costituzionalmente avere una propria rappresentanza elettiva. Solo così facendo, si rende un servizio alle autonomie regionali, che debbono realizzare una sincera e concreta collaborazione fra le diverse Province e che invece potrebbero venire pregiudicate da un nuovo accentramento nel capoluogo della Regione.

Presidente Terracini. L'onorevole Caroleo ha presentato il seguente emendamento:

«Sostituirlo col seguente:

«La Repubblica si compone di Provincie, Circondari e Comuni.

«I Circondari sono circoscrizioni amministrative di decentramento statale e provinciale».

Ha facoltà di svolgerlo.

Caroleo. Con questo emendamento avevo fatto della Provincia un organo di decentramento politico, quando erano sorte molte preoccupazioni sulla denominazione di «Regione» per il nuovo ente.

Le preoccupazioni erano soprattutto di fratture e di rivalità nella compagine nazionale.

Ora, sulla questione non è più possibile discutere, perché l'organo Regione, in via di massima, ha già avuto l'approvazione di questa Assemblea. Resta però sempre il problema sulla quantità di poteri da conferire all'ente Provincia, della cui sopravvivenza ormai qui molti avvertono la necessità. Ma nel mio emendamento si parla anche di circondari ed io voglio proporre agli onorevoli colleghi se non sia il caso di meditare bene sull'opportunità di mantenere, per tali enti, quella soppressione che fu decisa dal fascismo; il quale partiva dal concetto che non si dovessero creare nello Stato degli enti che all'occasione potessero trovarsi in disaccordo con il centro, chiamato a tutto governare e ad avere tutto facilmente sottomano.

I circondari, specialmente nelle province del Mezzogiorno, adempirono a una loro viva funzione. Basta tener conto di quello che è l'attuale decentramento della giustizia, che ha proprio per caposaldo il circondario. In ogni circondario è collocato un tribunale. Anche il nostro ex Ministro Gullo ha creato di recente in Calabria un nuovo tribunale a Crotone, che una volta era capoluogo di circondario. Quindi bisogna tener ben presente questa che può essere una necessità in senso generico.

Ma io voglio richiamare pure l'attenzione della Commissione su qualche cosa di particolare: c'è l'articolo 125 del Progetto, il quale consente che 500.000 cittadini possano chiedere l'istituzione della Regione. Faccio una considerazione specialmente con riferimento alla Calabria. Abbiamo tre Province, di cui ciascuna ha seicentomila e più abitanti. Naturalmente, se non si raggiungerà l'accordo sulla sede del capoluogo regionale, ciascuna di queste tre Province sarà nelle condizioni previste dall'articolo 125 e quindi potrà chiedere di essere elevata a Regione.

Allora domando ai componenti la Commissione quali saranno gli organi di collegamento per i servizi statali fra la Regione e la periferia, fra lo Stato e la periferia? Dovremo al posto degli antichi circondari creare tante Province? Sostituire una denominazione all'altra? Ciò non mi sembrerebbe conveniente, e penso che, per lo meno, i circondari dovrebbero avere la possibilità di risorgere come organi di decentramento amministrativo per quelle nuove Regioni che venissero istituite in base all'articolo 125.

Anche questo emendamento, che è in ritardo rispetto all'orientamento, che già l'Assemblea ha preso in ordine all'istituzione dell'ente Regione, oggi può servire solo come suggerimento.

[...]

Presidente Terracini. L'onorevole Veroni ha presentato il seguente emendamento:

«Sostituirlo col seguente:

«La Repubblica si riparte in Regioni, Provincie, Circondari e Comuni.

«Le Provincie e i Circondari sono circoscrizioni amministrative di decentramento statale e regionale».

Ha facoltà di svolgerlo.

Veroni. Mi associo a quanto è stato detto dall'onorevole Caroleo.

Presidente Terracini. Segue l'emendamento dell'onorevole Codignola:

«Sostituirlo col seguente:

«La Repubblica si articola in Regioni e Comuni, enti autonomi forniti di propri poteri e funzioni, nei limiti e con le garanzie della presente Costituzione.

«Lo Stato attua il decentramento dei propri servizi mediante le Provincie o altre circoscrizioni amministrative, ovvero delegandone l'esecuzione agli enti autonomi.

«La Regione può avvalersi, per l'espletamento dei propri compiti originari o delegati delle circoscrizioni di decentramento statale».

Non essendo presente l'onorevole Codignola, si intende che abbia rinunciato a svolgerlo.

[...]

Romano. [...] Va anche rilevato che nel Progetto non è detto, e non lo si poteva dire, e neppure si intuisce dai principî generali, se saranno lasciati gli uffici statali esistenti nelle Province: Intendenza di finanza, Genio civile, Ispettorati agrari provinciali, Questure, Uffici sanitari provinciali. Questi io penso che non si potranno portare alla Regione, giacché, così facendo, si creerebbe, come ho detto, un accentramento nel decentramento. Ciò deve avere preoccupato anche i compilatori del Progetto, che nell'articolo 120 hanno parlato di suddivisione circondariale. Questo però costituirebbe altro eccesso non giustificato dai migliorati mezzi di comunicazione rispetto al tempo in cui esistevano i circondari.

[...]

Presidente Terracini. L'onorevole Dominedò ha presentato i seguenti emendamenti:

«Sostituire il primo comma col seguente:

«La Repubblica si ripartisce in Regioni, Provincie e Comuni».

«Sopprimere il secondo comma, trasferendone il contenuto all'articolo 120-bis».

L'onorevole Dominedò ha facoltà di svolgerli.

Dominedò. Dopo quanto è stato detto dai precedenti colleghi, posso essere estremamente breve.

L'emendamento al primo comma riflette una questione di sostanza, cioè che non si crei, per avventura, un accentramento regionale e, inoltre, che le nuove Regioni sorgano in un'atmosfera di concordia con le antiche Province. Non reputo di dover indugiare ulteriormente su ciò.

Per quanto riguarda l'emendamento al secondo comma, esso è dettato dalla considerazione che, se poniamo nel primo comma la ripartizione del territorio dello Stato in Regioni, Province e Comuni, mi sembra che successivamente l'enucleazione delle norme relative alle Regioni, alle Province e ai Comuni debba, secondo un evidente disegno architettonico della Costituzione, snodarsi attraverso le norme sulla Regione, sulla Provincia, sul Comune.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. D'accordo.

Dominedò. Conseguenza pratica di questa esigenza è di sopprimere il secondo comma dell'articolo 107, trasformandolo in norma sulla Provincia, sia vista come ente autarchico, sia come organo di decentramento statuale, da inserire fra la Regione e il Comune; cosicché tutto l'articolo 107 si ridurrebbe all'enunciazione del primo comma della ripartizione in Regioni, Province e Comuni.

Nulla esclude un ulteriore passo per cui eventualmente questa enunciazione possa essere fatta addirittura nell'intitolazione del Titolo, in esame, nel qual caso salterebbe del tutto l'articolo 107.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. D'accordo.

Presidente Terracini. L'onorevole Camposarcuno ha presentato i seguenti emendamenti:

«Al secondo comma aggiungere: secondo l'ordinamento che verrà stabilito dalla legge».

«Aggiungere il seguente comma:

«Possono crearsi nuove Provincie con decreto del Presidente della Repubblica, su richiesta del Consiglio regionale e con le modalità che saranno stabilite dalla legge».

L'onorevole Camposarcuno ha facoltà di svolgerli.

Camposarcuno. L'articolo 107 tratta, fra l'altro, della ripartizione della Repubblica in Regioni e Comuni. Io tralascio di trattare la questione se, tra la Regione e il Comune, debba inserirsi l'elemento Provincia, anche perché altri colleghi di ogni settore hanno già autorevolmente discusso in merito e l'Assemblea Costituente ha tutti gli elementi per decidere. Osservo però che, tanto nel caso in cui la Provincia sia mantenuta nell'attuale forma di ente autarchico, come nel caso in cui essa sia invece trasformata in organo di decentramento amministrativo statale e regionale, alla Provincia deve essere data indubbiamente una nuova configurazione con la creazione dell'ente Regione.

Deve allora esservi una norma di legge che stabilisca, nell'un caso come nell'altro, come debba essere configurato questo ente Provincia. E perché sia chiaro che il nuovo ordinamento deve essere attuato in base ad una disposizione legislativa, io ho chiesto che al secondo comma sia aggiunta la dicitura: «secondo l'ordinamento che verrà stabilito dalla legge».

Per quanto riguarda poi il mio emendamento aggiuntivo, osservo che il progetto di Costituzione, all'articolo 125, stabilisce in qual modo si possano creare le nuove Regioni. Ma, se non erro, nel Progetto manca una disposizione che stabilisca in qual modo si possano eventualmente creare le nuove Province, sia sotto forma autarchica che sotto forma di decentramento amministrativo.

Ho proposto pertanto di aggiungere all'articolo questo comma: «Possono crearsi nuove Provincie...

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Ma non è qui che va trattata tale questione.

Camposarcuno. E dove, onorevole Ruini?

Dicevo, adunque, «Possono crearsi nuove Provincie con decreto del Presidente della Repubblica, su richiesta del Consiglio regionale e con le modalità che saranno stabilite dalla legge».

Naturalmente, per vedere quando si verifichino le condizioni che consentano di creare le nuove Province, ho proposto che questo articolo rimandi alla legge di stabilire le modalità.

[...]

Presidente Terracini. [...] emendamenti presentati dagli onorevoli Targetti, Malagugini, Giacometti:

«Sostituire gli articoli dal 107 al 125 (incluso) con i seguenti:

Art. ...

Il territorio della Repubblica è ripartito in Regioni, Provincie e Comuni.

Art. ...

I Comuni sono autonomi nel proprio ambito.

Art. ...

Le Regioni e le Provincie sono Enti di decentramento statale, dotati di autogoverno.

Art. ...

L'ordinamento, le attribuzioni, le circoscrizioni delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni sono stabiliti dalla legge.

Statuti particolari di autonomia per la Sicilia, la Sardegna, la Valle d'Aosta, le Valli Atesine saranno stabiliti con leggi speciali».

[...]

Presidente Terracini. Io ritengo che questi quattro articoli che lei, onorevole Targetti, ha presentato debbano essere svolti quando si presentano gli articoli corrispondenti del testo della Commissione. Ora è ben chiaro che nel suo pensiero il Titolo dovrebbe ridursi a questi quattro articoli. Ciò implica tutta una serie di proposte soppressive nei confronti di articoli proposti dalla Commissione, ma il modo con cui si manifesta l'intenzione della soppressione è proprio quello di votare contro gli articoli proposti. Pertanto, man mano che gli articoli del testo, che non vengono considerati per la loro materia nella sua formulazione, saranno posti in votazione, lei voterà, se conserva lo stesso atteggiamento, contro quegli articoli; ed è il modo con il quale manifesterà la sua intenzione di sopprimerli.

[...]

Presidente Terracini. Possiamo considerare il primo articolo proposto dall'onorevole Targetti come un emendamento all'articolo 107.

Esso dice:

«Il territorio della Repubblica è ripartito in Regioni, Provincie e Comuni».

L'articolo riprende, in sostanza, una formulazione proposta da numerosi altri colleghi.

Onorevole Targetti, intende svolgere il primo dei suoi articoli, in riferimento all'articolo 107 del Progetto?

Targetti. Io mi trovo in un certo imbarazzo a seguire questo ordine di discussione, ma cercherò, come suol dirsi, di fare del mio meglio.

La prima nostra proposta è: «Il territorio della Repubblica è ripartito in Regioni, Provincie e Comuni».

Ma non ci possiamo fermare qui.

Siccome l'articolo 107 del Progetto aggiunge: «Le Provincie sono circoscrizioni amministrative di decentramento statale e regionale», ed in relazione a questa definizione della Provincia, stanno altre disposizioni del Progetto, abbiamo la necessità di spiegare che quando diciamo: «Il territorio della Repubblica è ripartito in Regioni, Provincie e Comuni» intendiamo riferirci ad una determinata specie di Province.

Intendiamo cioè che sia conservata la Provincia come ente autarchico dotato di autogoverno.

Immagino che nessuno avrà obiezioni da fare sopra la nostra facoltà di illustrare, se occorresse, questa parte del nostro emendamento. Ma noi abbiamo la fortuna di non trovare più oppositori alla conservazione della Provincia. Ricordiamo che, nella elaborazione del progetto di Costituzione da parte della Commissione dei Settantacinque, alla povera Provincia fu celebrato un funerale, un funerale di terza classe. A seguire il mesto corteo mi trovai solo con i colleghi Fuschini e Bozzi. Questo mi permetto di osservare, per richiamare l'attenzione di tutta l'Assemblea sopra la necessità di una ponderazione bene approfondita prima di prendere deliberazioni in questa materia. Se si fosse venuti allora ad una decisione, la Provincia sarebbe stata senz'altro soppressa. Oggi tutti la vogliono conservare! Oggi è avvenuta, non una modificazione, ma una conversione della situazione. Rallegriamoci del risultato felice ottenuto. Non indaghiamone le cause, anche per metterci al sicuro da qualsiasi tentazione di malignazioni politiche.

È certo, da quanto ci risulta, che ormai vi è un pieno accordo nella necessità di conservare la Provincia. Non si trova più nessuno che sostenga, come una volta si ripeteva da tante parti, che la nascita della Regione deve portare come conseguenza questa specie di strangolamento della Provincia.

Lussu. C'è la maggioranza.

Targetti. Come l'amico Lussu ricorda, nella Commissione dei Settantacinque per il mantenimento della Provincia rimanemmo soltanto in due o tre. Ho qui il verbale della seduta della seconda Sottocommissione in cui fu discussa la questione. Glielo posso senz'altro passare.

Allora, siamo d'accordo che la Provincia resta così com'è, come ente autarchico. (Rumori Commenti).

Non abbiamo sentito nessuno sostenere una tesi contraria e, se sono bene informato, anche la Commissione (non so se all'unanimità o a maggioranza) è d'accordo per la sopravvivenza della Provincia quale essa è.

Persico. L'onorevole Ruini non l'ha detto.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. L'ho detto più volte nel mio discorso, onorevole Persico.

Targetti. Questo parziale dissenso potrebbe essere per me una istigazione a dire le ragioni che militano per la conservazione della Provincia, ma credo di dover resistere alla tentazione di svolgere innanzi all'Assemblea questo argomento che molto mi ha appassionato, non vedendone più la necessità.

Noi abbiamo proposto di far seguire a questa indicazione che il territorio si ripartisce in Regioni, Province e Comuni, un articolo che affermi l'autonomia dei Comuni. L'onorevoli Ruini è caduto prima in un equivoco...

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. No, onorevole Targetti non ho detto che il suo emendamento sia la stessa disposizione dell'articolo 121; ho detto che è lo stesso tema.

Targetti. Allora ho capito male io. E questo suo concetto, come lo capisco ora, è perfettamente conforme alla realtà, mentre l'articolo 122 parla, sì, dell'autonomia dei Comuni, ma questa autonomia circoscrive nei limiti fissati dalle leggi generali della Repubblica, noi chiediamo all'Assemblea che questa autonomia non sia in relazione e quindi eventualmente limitata da quei principî, e vorremmo che l'Assemblea adottasse una formula generica, perché a noi sembra che con questa formula si assicuri, qualunque sia l'orientamento della futura Assemblea legislativa, quella piena autonomia comunale che abbiamo sempre ritenuto essere una necessità della vita del Paese.

Presidente Terracini. Onorevole Targetti, parleremo di ciò quando esamineremo appunto l'articolo 122.

Targetti. Mi sembra di essere nel vero, dicendo che quando noi, con questo emendamento, proponiamo che l'articolo 107 abbia la dizione testé letta: «Il territorio della Repubblica è ripartito in Regioni, Provincie e Comuni», intendiamo anche dire che il resto dell'articolo viene soppresso. Delle Province riparleremo nell'articolo successivo.

[...]

Presidente Terracini. Onorevole Ruini, vuole esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti all'articolo 107?

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. L'articolo 107 nella sua prima parte diceva: «La Repubblica si riparte in Regioni e Comuni». Evidentemente se ammettiamo di conservare l'ente Provincia, questa prima parte dell'articolo va modificata nel senso che: «La Repubblica si riparte in Regioni, Provincie e Comuni».

La seconda parte dell'articolo: «Le Provincie sono circoscrizioni amministrative di decentramento statale e regionale», rispondeva all'orientamento anteriore che, pur non conservando la Provincia come ente autonomo, ne riaffermava l'esistenza appunto come ordinamento amministrativo. Ora che intendiamo mantenere la Provincia anche come ente autonomo, nulla vieta di ripetere che è anche organo di decentramento statale e regionale; ma ciò potrà essere più opportunamente veduto, quando si parlerà propriamente della Provincia.

[...]

Vi è poi l'emendamento dell'onorevole Camposarcuno che affaccia l'idea di istituire Province nuove. Quest'argomento andrà esaminato a suo luogo. Non si comprende la fretta di voler travasare tutt'insieme, sulla soglia del Titolo, questioni che una elementare tecnica di struttura legislativa deve riservare ad una sistematica collocazione.

Vi sono emendamenti che riguardano il circondario, come quelli degli onorevoli Caroleo e Veroni. È sembrato al Comitato che i circondari non possano essere messi sullo stesso piano degli enti autonomi quale la Regione, la Provincia ed il Comune. È sembrato altresì che non sia, quella dei circondari, materia di carattere costituzionale, ma da tener presente e decidere nelle leggi fondamentali sull'amministrazione provinciale e comunale. Si aggiunga che, mettendo nella Costituzione la figura del circondario, potrebbe intendersi come invito ed incoraggiamento a creare — ormai con le Province sono quattro — un quinto scaglione burocratico, sul quale, ripeto, non si vogliono mettere qui dinieghi ed esclusioni, in quanto, in certi casi, può rispondere ad esigenze amministrative; ma si vuol rinviare il tema a sede più meditata ed opportuna.

[...]

Ed ora, dopo aver risposto ai presentatori di emendamenti, debbo dire qualcosa della questione, che ora qui sostanzialmente decidiamo cioè della Provincia. La Commissione dei Settantacinque non intendeva conservarla come ente autonomo, ma come circoscrizione di decentramento amministrativo statale e regionale. Con ciò, onorevole Targetti, non si era fatto un funerale di terza classe. Si era infatti stabilito — spingendosi quasi ad una forma intermedia, se non di autonomia, di partecipazione alla gestione amministrativa — che nelle Province funzionassero Giunte nominate dai corpi elettivi, rimandando alle leggi di fissarne i poteri ed i modi di designazione. L'organismo a lei caro, onorevole Targetti, non era dunque sepolto, anche se non aveva più la tradizionale figura di ente autonomo.

[...]

Micheli. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Onorevole Micheli, su che cosa?

Micheli. Sulla questione in votazione, desidererei poter esprimere il mio punto di vista con una dichiarazione di voto.

Se ella crede che io possa avere diritto a parlare, io lo farò; se invece, al punto in cui la discussione è pervenuta, non ho possibilità di esprimere questo mio avviso, io resto persuaso e mi seggo.

Presidente Terracini. Onorevole Micheli, lei ha diritto di fare una dichiarazione di voto. L'Assemblea si rimette a lei perché questa dichiarazione non divenga un discorso.

Micheli. La ringrazio, onorevole Presidente.

Io, veramente, non ho antecedentemente dichiarato il mio voto, perché non ho mai creduto che fosse di tale importanza da renderne necessaria una particolare espressione ai colleghi...

Una voce a sinistra: Troppo modesto!

Micheli. Troppo modesto. Io spero che saranno altrettanto modesti coloro che mi vorranno ascoltare in questo momento nella breve espressione del mio pensiero, sulla dibattuta questione. Complessa è la discussione che si presenta intorno alla più o meno effettiva eliminazione della Provincia nella costituzione della Regione.

Io, i colleghi lo sanno, sono regionalista dei più antichi da quando, nel 1896, con Romolo Murri ed i primi della Democrazia Cristiana che si erano stretti intorno a lui — tanti anni or sono — facemmo le prime note affermazioni di regionalismo.

Oggi, peraltro, dobbiamo non limitarci ad affermazioni, ma provvedere ad una nuova organizzazione dello Stato; nel farlo ci troviamo di fronte alla Provincia, che effettivamente merita tutta la nostra considerazione, perché essa è entrata nella tradizione del popolo italiano. Perché? Perché da 70, da 80 anni, essa ha effettivamente costituito una delle forme di organizzazione dello Stato più vicine al popolo. Questo è sufficiente per fermarci e farci pensare, per vedere se sia possibile che nella grandiosa organizzazione nuova debba essere mantenuta quella vecchia, che effettivamente ha funzionato bene, in modo che anche con la costituzione della Regione possa lasciare alla Provincia una parte di quanto serve a mantenere più agevoli i rapporti fra popolo e Stato, provvedendo nel modo più conveniente alle necessità individuali dei cittadini.

Il centralismo che tutti noi abbiamo deprecato — ed io credo che anche gli avversari dell'ordinamento regionale non possano, in questo momento, non essere del mio stesso avviso — ha portato qui a Roma tutte le funzioni dello Stato, anche per le cose minori e di più scarsa importanza, ed il cittadino, per ogni necessità sua, deve convenire in Roma per trattare con i funzionari degli organi centrali dell'amministrazione. È evidente che parte delle funzioni dello Stato dovranno ancora continuare ad essere discusse e risolte qui; ma un'altra parte che dovranno venire affrontate e risolte localmente, attraverso la nuova organizzazione regionale ed a quella provinciale.

È per questo che io sono oltremodo perplesso di fronte a chi afferma che si possa e si debba eliminare ogni funzione della Provincia.

La tradizione, a suo parere, si è esplicata anche se la sua competenza è stata assai limitata. Di reale importanza vi sono le strade provinciali, perché le altre cose ne hanno assai meno, come i folli, la maternità ed infanzia...

Fuschini. Anche quelli sono importanti.

Micheli. Senza dubbio.

Costantini. Si possono sopprimere le strade provinciali.

Micheli. Onorevole Costantini, o io ho capito male o non ho compreso la sua interruzione che mi sembra non abbia alcun significato; ma, perdoni, onorevole Costantini...

Presidente Terracini. Onorevoli colleghi, l'onorevole Micheli fa già una lunga dichiarazione di voto; se poi lo si interrompe, non si finisce più. Ad ogni modo, da una frase scherzosa non è il caso che venga fuori un discorso così lungo. Onorevole Micheli, non dimentichi che si tratta di una dichiarazione di voto.

Micheli. Io finisco subito, ma lei, onorevole Costantini, qualche volta intervenga con una ragione plausibile. Io capisco le interruzioni perché non sono qui da oggi, ma quando mi si interrompe per dirmi quello che mi ha detto ora il collega (Interruzione dell'onorevole Costantini), mi pare che si farebbe meglio a tacere.

Costantini. Io ho detto semplicemente: sopprimiamo le strade provinciali. Non c'era niente di grave.

Micheli. Effettivamente le strade non si possono sopprimere. (Commenti). Comunque, abbandoniamo l'interruzione e ritorniamo all'argomento.

Il concetto, al quale avevo accennato, quando l'onorevole Costantini ha creduto di interrompermi (Si ride) era questo: è un dato di fatto che la Provincia ha una sua nobilissima tradizione, creatasi sin dal principio della formazione dello Stato italiano che noi non possiamo completamente dimenticare. Ma volendo servirci ancora di essa, nella nuova organizzazione regionale da dare allo Stato, dovremo trovare una strada di mezzo per accomodare la cosa.

Quindi io penso che l'onorevole Ruini, il quale si è momentaneamente appartato, abbia giustamente sostenuta la tesi che la Provincia debba restare come ente precipuo di coordinamento nella nuova organizzazione, non però che possa o debba in alcun modo sostituirsi ad essa.

Ora, consentendo che la Provincia rimanga, mantenendo le vecchie mansioni già indicate, potremo aggiungere, a complemento, parte delle molte pratiche che lo Stato affiderà alle Regioni; quelle particolarmente che rendano necessario un maggior concorso di pubblico.

In fondo, si vuole semplificare ed eliminare quanto succede oggi: il viaggio di tutti i cittadini d'Italia a Roma per qualsiasi piccola faccenda.

Io ricordo, o signori, che nel caso di un piccolo molino che si doveva costruire in una piccola frazione montana a 800-900 metri, c'è voluto un anno per ottenere l'autorizzazione. Ora, effettivamente, quella gente doveva portare sulle spalle il frumento e fare a piedi molti e molti chilometri...

Presidente Terracini. Per favore, onorevole Micheli, è una cosa molto interessante, ma cerchi di parlare della Provincia!

Micheli. Ritengo la cosa molto interessante per quei cittadini che dovevano portare sulle spalle quintali di frumento a quindici chilometri di distanza, fino al molino più vicino.

Per poter ottenere l'autorizzazione di costruire il nuovo molino, sono occorsi più di dieci mesi di continue insistenze personali. (Commenti Approvazioni).

Allora ero ancora Ministro e questo può aver giovato ad ottenere più rapidamente, ma se si fosse trattato di altro semplice cittadino forse avrebbe avuto bisogno di due o tre anni per ottenere che il molino si potesse esercitare.

Ora, io dico che bisogna trovare il modo di semplificare, il che si potrà fare anche ove le Province abbiano alcune di queste facoltà che oggi sono concentrate a Roma. A Roma tutto si perde. Qui abbiamo una gran bravissima gente nei funzionari, ma troppe carte, troppa formalità che non lasciano concludere mai niente. Ecco la vera necessità dei centri provinciali di decentramento, collegati e coordinati coi centri maggiori di decentramento regionale.

Ecco perché mi sembra, senza contraddirmi, di appoggiare per una parte la proposta degli uni e per l'altra la proposta degli altri. Tali proposte non si escludono a vicenda, ma possono e debbono essere coordinate.

Onorevoli colleghi, chieggo venia se ho citato qualche caso pratico, che il signor Presidente a stretto rigore non ha creduto pertinente alla discussione, ma forse era necessario, perché di quei casi, anziché uno, avrei potuto citarne molti e tutti vi avrebbero fatto persuasi come sia opportuno che la Provincia abbia queste facoltà, ma le abbia coordinate e non in contrasto con le Regioni. Quindi la Regione resterà come prima e suprema amministratrice delle facoltà che lo Stato le affiderà per il decentramento, e la Provincia resterà non come ente autarchico vero e proprio, ma come esplicazione locale, come organizzazione locale di uffici regionali, di quella Regione così come sorgerà dalla nostra Costituzione.

Per questo ho chiesto la parola a motivazione del mio voto, in quanto ritengo che la Provincia debba restare in questo modo, senza che si pretenda con ciò di impedire che si costituisca la Regione. La Regione rimane al disopra di tutte le nostre aspirazioni: accetti dallo Stato le competenze tutte che esso le affida, e la Provincia diventi tramite nella pratica esplicazione di esse. E allora il popolo italiano sarà molto più lieto e soddisfatto di avere la possibilità che lo Stato con la nuova organizzazione, senza salti troppo sensibili ma attraverso i Comuni e le Province che restano enti minori collegati colla Regione, possa esplicare nel modo più opportuno e conveniente tutte quelle funzioni, in guisa che sia eliminato una volta per sempre l'accentramento che oggi si verifica in Roma e che contrasta ogni possibilità di vita locale ed ogni agevolazione nel disbrigo delle pratiche. (Commenti).

[...]

Targetti. Chiedo di parlare per un chiarimento.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Targetti. Vorrei chiarire che quando l'Assemblea approvasse l'emendamento nostro che include la Provincia nella prima parte dell'articolo 107, s'intende che cadrebbe il capoverso di detto articolo. Il capoverso configura la Provincia come un ente diverso da quello che sarebbe stato istituito con l'approvazione del nostro emendamento.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Resta inteso che la collocazione del capoverso in questo articolo era ispirata alla concezione dei Settantacinque. Poiché la Provincia resta, parleremo dopo della sua figura.

[...]

Presidente Terracini. [...] La Commissione ha proposto di sopprimere il secondo comma dell'articolo 107:

«Le Provincie sono circoscrizioni amministrative di decentramento statale e regionale».

Pongo in votazione tale proposta.

(È approvata).

[Per la parte seguente, il testo completo della discussione è riportato a commento dell'articolo 116.]

[...]

Targetti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Targetti. Desidero sapere quale sia la sorte dei miei emendamenti in relazione all'articolo 108, cioè se alla loro presentazione si oppone la pregiudiziale votata dianzi. Gli ultimi due emendamenti sono i seguenti. Il primo: «Le Regioni e le Provincie sono Enti di decentramento statale, dotati di autogoverno»; l'altro: «L'ordinamento, le attribuzioni, le circoscrizioni delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni sono stabiliti dalla legge.

«Statuti particolari di autonomia per la Sicilia, la Sardegna, la Valle d'Aosta, la Valle Atesina saranno stabiliti con leggi speciali».

Chiedo se questi due emendamenti si possono considerare come inerenti all'articolo 108 e se si oppone alla loro presentazione la pregiudiziale già ricordata.

Fuschini. Vi sono articoli dei quali possono costituire emendamenti.

Presidente Terracini. L'ultimo degli articoli che lei propone potrebbe essere considerato anche in sede di articolo 108. Questa sua formulazione infatti parla degli Statuti particolari di autonomia per la Sicilia la Sardegna ecc.

Targetti. Mi riferisco alla prima parte dell'articolo che dice: «Le Regioni e le Provincie sono Enti di decentramento statale dotati di autogoverno». È l'altro che rimanda alla legge ordinaria.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. L'emendamento dell'onorevole Targetti: «Le Regioni e le Provincie sono Enti di decentramento statale, dotati di autogoverno», non può essere accettato (indipendentemente dai rilievi che si potrebbero fare perché parla di autogoverno e non di enti autonomi e tace dei Comuni), perché, come ho detto a sazietà, le norme sulla Provincia sono da stabilire successivamente.

Della Regione ci stiamo ora occupando in una serie di articoli, nel corso della cui discussione l'onorevole Targetti potrà fare le sue osservazioni; così poi per la Provincia; potremo discutere le sue idee volta per volta.

Presidente Terracini. È d'accordo l'onorevole Targetti in questo senso?

Targetti. Sono d'accordo.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti