[Il 6 giugno 1947, nella seduta antimeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo quinto della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Le Regioni e i Comuni».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Cremaschi Carlo. [...] Per quanto riguarda la Provincia si è detto qui che la Provincia esiste soltanto nella realtà dei dati statistici, e che non è qualche cosa di concreto. A me pare che non sia proprio così. Lo si può vedere, senza ricollegarsi al nome di provincia che, secondo Festo, deriva dal fatto che «Provinciae appellabantur a quod populus Romanus eas provicit, id est ante vicit», dall'antichità dell'istituto «provincia», come si può vedere dal fatto che nello Stato pontificio, fin dal secolo XIII-XIV, ogni provincia aveva un «rector», e successivamente lo Stato sardo, la Val d'Aosta, la Val di Susa ebbero delle circoscrizioni militari e giudiziarie corrispondenti agli attuali circondari. Nel Lombardo-veneto l'ordinamento provinciale si affermò nel secolo XVIII, ed il Granducato di Toscana si divise in compartimenti, che poi divennero distretti. Noi vediamo, in sostanza, che la provincia è una realtà storica anteriore all'unità d'Italia, ma è anche una realtà etnica, linguistica, economica. Noi sappiamo che il centro provinciale è sorto anche per ragioni economiche; e che le province hanno anche tradizioni etniche, linguistiche e storiche. Per questo noi crediamo che non si possa dire che la Provincia esiste soltanto nei dati statistici. Essa è una realtà concreta e palpitante. E non è campanilismo questo, è senso di unione fra coloro che sentono di difendere gli stessi interessi, fra coloro che parlano la stessa lingua, e che sono affratellati da una stessa storia. Ed allora, fare scomparire completamente la Provincia, oppure togliere alla Provincia quelle che saranno le sue caratteristiche, per demandarle alla Regione, mi pare un nonsenso, perché questo non sarebbe un decentramento ma un accentramento. La Provincia è di per se stessa un elemento di decentramento.

D'altra parte, se sfogliate i dati statistici delle 91 Province italiane, voi vedrete che la superficie va da un massimo di 9228 chilometri quadrati nella provincia di Cagliari ad un minimo di 984 chilometri quadrati per la provincia di La Spezia; ma la media nazionale della superficie della Provincia si mantiene sui 3265 chilometri quadrati, un'entità dunque abbastanza grande dal punto di vista della popolazione e degli interessi economici, e tale da avere diritto di resistere a questa lotta che le si fa.

Io credo quindi che si debba da parte di tutti essere concordi nel voler mantenere la Provincia, nel voler cioè articolare la nostra autonomia sulla Provincia, conferendo ad essa alcuni compiti oltre quelli che già possiede.

[...]

Roselli. [...] Vorrei soffermarmi un momento sull'esame del progetto. Nell'articolo 107 sono saltate le Province: gli emendamenti invece portano questa parola. Ma occorre completare la definizione, perché nell'articolo 121 si parla del «Comune autonomo», ma non si parla di Provincia. Quindi non basta introdurre la Provincia nell'articolo 107, ma bisogna dire che cosa è la Provincia.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti