[Il 2 ottobre 1946 la seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sull'organizzazione costituzionale dello Stato.
Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda al commento all'articolo 58 per il testo completo della seduta.]
Uberti. [...] Il progetto dell'onorevole Ambrosini prevede che la rappresentanza della seconda Camera sia per un terzo di interessi di categoria e per due terzi regionale, ed egli lo trova giusto, perché è necessario che le varie energie locali siano rappresentate in Senato, in modo da far sentire il loro peso nella vita collettiva del Paese.
Spesso nei comuni si sollevano proteste contro lo Stato; ma il giorno in cui i rappresentanti comunali potranno essere ammessi nel Parlamento e potranno così rendersi conto delle reali possibilità dello Stato, molte di tali proteste cadranno nel nulla.
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Fabbri. [...] Le difficoltà, a suo avviso, possono sorgere quando si dovrà procedere alla distribuzione delle categorie. A tale proposito osserva che non esiste regione italiana che non abbia un'agricoltura, una industria, un commercio, un'organizzazione bancaria, una università e degli enti di assistenza. Quindi, ogni regione avrà i suoi rappresentanti per ciascuna categoria, o almeno per le principali.
Fissato il titolo di eleggibilità per ogni categoria e il numero dei senatori che ciascuna regione dovrà eleggere, si potrebbe infine sancire nella Costituzione che spetti alle Assemblee regionali, in occasione di ogni elezione, di stabilire la distribuzione degli eligendi.
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Conti, Relatore, è contrario a una formazione della seconda Camera su base corporativa e quindi alle proposte fatte dagli onorevoli Mortati e Tosato, basate più o meno sulla rappresentanza organica degli interessi, perché l'attività umana non può essere incasellata in determinati schemi e categorie. Questo incasellamento mortifica la vita e va contro la realtà delle cose.
Per la costituzione della seconda Camera, a suo avviso, bisogna più che altro tener presente il futuro ordinamento regionale. Con l'accoglimento delle proposte degli onorevoli Mortati e Tosato, si finirebbe col perdere di vista l'autonomia delle regioni, sulla quale era da credere che la maggioranza dei componenti la Sottocommissione fosse ormai d'accordo. A tale proposito ricorda il concetto espresso in una precedente riunione dall'onorevole Lussu, e cioè che la seconda Camera dovrà essere la rappresentanza delle regioni e quindi l'anello di congiunzione fra le regioni stesse e lo Stato. La rappresentanza regionale è, perciò, il primo elemento che occorre tener presente per la formazione della seconda Camera. Ora, affinché tale rappresentanza possa veramente esplicare la sua efficacia, occorre procedere all'elezione dei membri della seconda Camera non già col sistema del suffragio diretto, bensì con quello della votazione indiretta o di secondo grado. In altri termini, dovrebbero essere proprio le Assemblee regionali, costituite per la disciplina degli interessi della regione, ad inviare i loro rappresentanti nella seconda Camera. Soltanto così essa potrà essere composta di uomini di provata esperienza e di mature e ben fondate cognizioni.
Ritiene che anche per la cosiddetta rappresentanza degli interessi si dovrebbe far ricorso al criterio originale.
Analogamente, sempre nell'ambito delle regioni, raccomanda di non dimenticare le organizzazioni operaie e non operaie, le istituzioni generiche, le istituzioni culturali (università e anche scuole medie), i consigli comunali e le camere di commercio.
In conclusione, è favorevole al progetto Ambrosini, contenente alcune norme il cui concetto ispiratore è assai vicino al pensiero che ha sempre animato la sua condotta politica.
Porzio osserva che l'odierna discussione, anziché chiarire, ha reso ancor più confuse le idee.
A suo avviso, per agevolare il compito della Sottocommissione, si dovrebbe anzitutto stabilire quale è il corpo elettorale della seconda Camera; in secondo luogo se i candidati debbano avere requisiti speciali. Evidentemente non si può parlare di tali requisiti, se prima non si è stabilito quale debba essere la fonte della seconda Camera.
Ritiene che una rappresentanza basata sulle cosiddette forze vive costituisca una limitazione per il futuro Senato che, a suo parere, dovrebbe avere il prestigio e il decoro di un'Assemblea coordinatrice: i rappresentanti della seconda Camera dovrebbero venire dalla regione, dalla provincia, dal comune, e dovrebbero essere eletti da tutto il corpo elettorale del paese.
Il Presidente Terracini fa presente all'onorevole Porzio che nella riunione precedente la maggioranza della Commissione ha ritenuto opportuno un più approfondito esame generale del problema in esame. In ogni modo è convinto che, giunti alla fine della presente discussione, si ritornerà a quella successione logica di argomenti accennata dall'onorevole Porzio, col vantaggio però di aver conseguito una maggiore chiarificazione del problema nella seduta odierna.
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Bozzi. [...] la prima cosa da farsi è quella di individuare queste forze, in modo che esse possano avere la loro voce nel Senato. Raggiunto tale risultato, spetterà alla regione l'ulteriore compito di determinare le singole quote da attribuirsi a ciascuna forza viva. Si sa, infatti, che queste forze vive sono diversamente distribuite in ogni regione: in una, ad esempio, può avere maggiore importanza l'attività agricola, in un'altra quella industriale; e saranno le singole Assemblee regionali a stabilire il numero dei seggi che dovrà essere assegnato ad ogni data categoria fissata dalla Costituzione.
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Infine fa considerare che non è conveniente collegare la seconda Camera con la sorte dei Consigli comunali e provinciali o delle stesse Assemblee regionali, perché i membri di tali organismi possono sempre cessare di appartenervi, in quanto, ad esempio, può venire a mancar loro a un dato momento la fiducia popolare. Questo collegamento creerebbe complicate situazioni per far coincidere le elezioni comunali o provinciali o delle Assemblee regionali con quelle politiche; e accentuerebbe, con grave danno, il carattere politico delle prime. Domanda in quale situazione verrebbero a trovarsi i membri della seconda Camera eletti da un corpo elettorale a cui fosse venuta meno la fiducia del popolo. Anche se si stabilisse in un articolo della Costituzione che un simile fatto non debba avere conseguenze sulla elezione, ormai avvenuta, dei senatori, le ripercussioni non mancherebbero, con evidente danno per il prestigio della seconda Camera.
Piccioni. [...] Fa presente inoltre che, per avere una rappresentanza, anche se non esclusiva, di interessi di categoria, il miglior modo è sempre costituito non già dal suffragio universale diretto, ma dalle elezioni di secondo grado. E questo si potrebbe realizzare attraverso le assemblee regionali. A tale proposito, ricordando un appunto ingiustificato mosso al suo partito, dichiara che nessuno più di questo vuol rimanere fedele all'istituto della regione, con tutte le sue attribuzioni, capacità e possibilità di vita e di sviluppo. Esprime però il dubbio che l'assemblea regionale, chiamata a procedere alle elezioni di secondo grado per la seconda Camera, possa essere un corpo troppo ristretto. I ogni modo, la cosa potrà essere considerata a suo tempo, quando ci si troverà di fronte al progetto definitivo dell'Ente regione. Si potrebbe pensare frattanto di integrare l'assemblea regionale con altri elementi elettivi, (in tal caso si ritornerebbe all'investitura e alla legittimazione del suffragio universale diretto), quali potrebbero essere i sindacati, i Consigli comunali, od altre formazioni elettive della vita locale. Sono tutte questioni che potranno essere risolte in seguito.
A cura di Fabrizio Calzaretti