[Il 1 ottobre 1946 la seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sull'organizzazione costituzionale dello Stato.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della seduta.]

Grieco. [...] Esprime infine il parere che le elezioni dovrebbero aver luogo sulla base regionale e con lo stesso sistema che per la prima Camera. Dato poi che per la prima Camera si è stabilita la proporzione di un deputato per ogni 100 mila abitanti, per la seconda consiglierebbe la nomina di uno ogni 150 mila abitanti.

Conclude presentando il seguente ordine del giorno:

«La seconda Sottocommissione decide:

1°) i deputati della seconda Camera sono eletti a suffragio universale, diretto, uguale e segreto;

2°) sono eleggibili a membri della seconda Camera tutti i cittadini che abbiano compiuto il 30° anno di età e che rispondano alle condizioni di eleggibilità indicate dalla legge elettorale;

3°) la votazione ha luogo su base regionale e con lo stesso sistema della prima Camera. I deputati sono eletti in ragione di uno ogni 150.000 abitanti».

Laconi si associa all'ordine del giorno Grieco e ritira il suo.

[...]

Uberti non crede che una disposizione transitoria, di cui ha parlato l'onorevole Fuschini, come resa necessaria dal fatto che non sarebbe possibile creare subito una organizzazione giuridica delle categorie, costituirebbe un inconveniente grave. Ritiene infatti che non sia cosa assurda stabilire il principio, salvo poi a trovare una soluzione provvisoria per la prima nomina dei componenti della seconda Camera. Ricorda che in numerose altre occasioni si è proceduto in via transitoria, utilizzando organismi già esistenti.

Ha l'impressione tuttavia che, votando a favore di un collegio unico indifferenziato, si precluda la possibilità di sostenere in seguito la nomina attraverso alle Assemblee regionali, sminuendo così il valore dell'ente regione e privandolo della possibilità di far udire la sua voce attraverso alla seconda Camera. Insiste sull'opportunità di non rinunciare alla rappresentanza degli interessi locali — alla quale finora si è dato tanto peso — di fronte alla difficoltà di individuare le categorie professionali.

[...]

Conti, Relatore, si richiama ad una considerazione di carattere fondamentale fatta dall'onorevole Lussu, secondo la quale l'elezione da parte delle Assemblee regionali di elementi che si vanno ad inserire nella vita dello Stato significa il collegamento fra le parti e il tutto, e rappresenta quindi una affermazione dell'unità nazionale a cui gli autonomisti aspirano.

Da questa premessa scaturisce la sua contrarietà ad una elezione a suffragio universale diretto. Riconosce che questo ha una sua funzione particolare, ma sostiene che non è necessario farvi sempre ricorso, perché, se si partisse da questo punto di vista, sarebbe da condannare anche l'elezione del Capo dello Stato fatta dall'Assemblea Nazionale, cioè in forma indiretta.

Considerata la funzione di integrazione e di perfezionamento della tecnica legislativa, affidata alla seconda Camera, afferma che non si può prescindere per la formazione di questa da una elezione di secondo grado.

Il Presidente Terracini invita i commissari a non allargare il campo della discussione che per il momento dovrebbe mantenersi sul corpo elettorale differenziato o indifferenziato, nell'interno della regione. Si tratta cioè di stabilire se i rappresentanti di regione ripeteranno il loro mandato da tutta la regione o soltanto da determinati gruppi interni della regione.

[...]

Piccioni. [...] Entrando nel merito, rileva che i vari aspetti del problema sono intimamente connessi ed è impossibile esaminarli separatamente.

Quanto al collegio indifferenziato, osserva che per il momento la sua attuazione concreta appare legata al suffragio diretto, né vede come potrebbe ad esso contrapporsi un suffragio indiretto, quando la Sottocommissione non ha ancora deliberata la composizione dell'Assemblea regionale. D'altra parte, c'è una deliberazione per la quale la seconda Camera dovrebbe essere espressione prevalente delle «forze vive», cioè degli interessi regionali. Ora, se in qualche modo le regioni debbono entrare nella composizione della seconda Camera, si deve preliminarmente sapere che cosa rappresentino, quali poteri abbiano, e come siano composte le Assemblee regionali. Solo quando questi problemi fossero definiti, si potrebbe intravedere concretamente la possibilità di avere un Collegio indifferenziato con suffragio indiretto.

Propone pertanto di sospendere ogni votazione sulla base elettorale, ed affrontare immediatamente l'esame della costituzione dell'ente regione.

Lussu manifesta la sua contrarietà ad una sospensiva dei lavori rilevando che, per quanto si abbiano ancora idee imprecise sull'autonomia degli enti locali, è evidente che la regione avrà quanto meno un consiglio regionale corrispondente, grosso modo, al consiglio provinciale.

Zuccarini condivide l'opinione dell'onorevole Piccioni. A suo parere il comitato incaricato della redazione del progetto sulle autonomie regionali dovrebbe affrettare le sue conclusioni, in modo che la Sottocommissione possa risolvere il problema delle autonomie, prima di affrontare quello della composizione della seconda Camera.

Quanto alla rappresentanza di interessi, ritiene che la discussione sia stata utilissima, ma la sua sede più opportuna sarebbe stata quella della composizione della prima Camera, poiché gli interessi, in quanto tali, possono utilmente influire sulla elaborazione della legge, più che sul suo perfezionamento.

Se si volesse veramente dare una rappresentanza alle «forze vive», la questione potrebbe esser posta come base della formazione della prima e non della seconda Camera che dovrebbe essere l'espressione delle regioni. In via subordinata insisterebbe per il rinvio dell'attuale discussione a quando fosse meglio delineata la struttura dell'organizzazione statale.

Tosato si associa. Concorda nel ritenere che la discussione non ha ancora raggiunto un punto di maturità che possa avvicinare ad una soluzione, la quale è resa difficile dalle molte incognite e soprattutto da quella relativa all'ordinamento regionale. Allo stato attuale delle cose una votazione non potrebbe avere che un significato negativo, nel senso di escludere la possibilità di elezione da parte di collegi speciali a carattere professionale. Non potrebbe escludere però la possibilità di richiedere determinati requisiti di eleggibilità. È evidente in tal caso che il problema della rappresentanza di interessi sarebbe trasferito da un campo ad un altro, ma la situazione resterebbe immutata, perché i requisiti di eleggibilità importerebbero un riconoscimento, sia pure indiretto, di diverse categorie. Aderisce quindi alla proposta Piccioni.

Uberti osserva che potrebbe essere utile, agli effetti di una semplificazione del lavoro, affrontare la discussione sull'ente regione direttamente in sede di Sottocommissione.

Castiglia riconosce che ci si trova in un vicolo cieco, e che spingere ulteriormente la discussione approderebbe a ben poco dal punto di vista pratico. L'unica via di uscita crede sia quella suggerita dall'onorevole Piccioni, accogliendo anche la proposta dell'onorevole Uberti di sottoporre direttamente alla Sottocommissione le varie proposte articolate sull'autonomia regionale.

Lussu prega i colleghi di considerare seriamente se il sistema proposto non intralci i lavori della Sottocommissione. A suo avviso, data la complessità ed il numero delle relazioni presentate sull'autonomia regionale, la Sottocommissione si troverebbe in serio imbarazzo. Sostiene perciò l'opportunità di continuare la discussione in corso, tenendo per acquisita l'esistenza di un ente regione, magari con poteri minimi, e quanto meno di un consiglio regionale, salvo poi a rivedere le eventuali conclusioni alla luce delle decisioni che saranno state prese in materia di autonomie locali.

Einaudi ritiene che, dopo la discussione sulle regioni, la Sottocommissione si ritroverebbe al punto di partenza, per quel che riguarda la composizione della seconda Camera.

Laconi è dello stesso parere, mentre pensa che si può giungere ad una decisione sul collegio elettorale. Nessuno pone in dubbio la futura esistenza dell'ente regione e dei consigli regionali e comunali: non ha quindi ragion d'essere l'obiezione dell'onorevole Piccioni che, abbandonando il sistema di un corpo elettorale differenziato, non vi sia altra soluzione che quella di un suffragio diretto, in quanto che non si esclude affatto l'ipotesi di elezioni attraverso le assemblee o i consigli regionali, ovvero attraverso ad un sistema misto.

Il Presidente Terracini rileva che, mentre da un lato con la proposta di rinvio non si raggiungerebbe lo scopo di smussare certe asperità e di avvicinare i contrastanti punti di vista, dall'altro lato, essendosi impadronita della questione anche la stampa, un rinvio sarebbe interpretato da tutti come una mancanza d'accordo che impedisca di giungere a risultati concreti.

Aggiunge che la soluzione della questione regionale, per quanto urgente, è indipendente da quella in discussione, e non sgombrerà il terreno dai punti controversi. Pertanto un rinvio ritarderebbe ulteriormente la fine dei lavori, per i quali l'Assemblea plenaria ha fissato il termine del 20 ottobre. Del resto, anche l'esame delle autonomie regionali, seppure fosse affrontato risolutamente, non potrebbe sfociare in una conclusione entro un breve periodo di tempo. Tanto meno poi pensa che si possa aderire all'idea di discutere in sede di Sottocommissione, perché il Comitato di redazione fu nominato appunto in vista delle difficoltà di articolare un progetto.

Neppure vede come si potrebbe aderire alla proposta Piccioni di votare nel suo insieme tutto il problema della formazione della seconda Camera perché, a parte il fatto che si accentuerebbero le differenze di opinioni, verrebbero sicuramente richieste delle votazioni per divisione.

Quanto alla immaturità della questione, nota che essa non è stata avvertita dai presentatori di ordini del giorno che si sono riuniti per tentare un possibile avvicinamento, ché anzi essi hanno posto in rilievo quelli che potevano essere i punti di disaccordo, sui quali era necessario venire ad una votazione.

Piccioni non vede come le ragioni addotte possano consigliare di proseguire nella discussione mantenendo in disparte il problema regionale. Considerare come base per la discussione l'esistenza dei consigli regionali e comunali gli sembra che sia un modo superficiale di esaminare il problema, perché evidentemente il modo come la regione sarà funzionante ha il suo rilievo e senza dubbio può influire direttamente sul problema in esame. Per esempio, troverebbe illogico attribuire ad un consiglio regionale formato di 50 o 60 membri la facoltà di nominare 15 o 20 senatori.

La funzionalità e la competenza dell'ente regionale hanno dunque un peso decisivo, anche in ordine al potere che può essere affidato alle Assemblee regionali circa la nomina dei membri della seconda Camera.

Non crede poi che ci si debba preoccupare della cattiva impressione che potrebbe derivare da un eventuale rinvio, perché la Sottocommissione deve avere soprattutto di mira lo scopo di giungere a conclusioni che possano raccogliere un largo suffragio fra i cittadini.

Per quanto riguarda i punti controversi, avverte che essi non si differenziano gran che da quelli che nell'ultima seduta furono già lumeggiati dallo stesso Presidente. Ma ciò che è più sostanziale è di esaminarli tutti insieme, per votare poi su di uno schema che affronti la questione nella sua integrità. Se invece si dovesse votare su un solo aspetto del problema, con tutte le riserve che giustamente sono state avanzate dall'onorevole Perassi — ed alle quali aderisce — si finirebbe per non votare nulla di conclusivo, e le questioni che si fossero evitate in una prima votazione, risorgerebbero sotto altri aspetti nella successiva.

Conclude esprimendo l'avviso che il problema si debba affrontare più coraggiosamente, cercando una soluzione che sia di soddisfazione almeno per la maggioranza della Sottocommissione e proponendo, sia di esaminare i tre punti controversi nel loro complesso, sia di pregare il Comitato di redazione di intensificare il lavoro relativo all'autonomia regionale, fissando altresì il giorno in cui le conclusioni dovranno essere sottoposte alla Sottocommissione.

Il Presidente Terracini ripete che se si riunissero i tre punti in un'unica norma, si finirebbe per votare per divisione.

Piccioni fa presente che, per esempio, egli non potrebbe votare per il collegio indifferenziato, se prima non vedesse salvaguardato il principio della rappresentanza delle «forze vive» della Nazione, che è stato consacrato in un preciso ordine del giorno.

Lussu è contrario al rinvio, che in nessun caso darebbe dei risultati pratici; preferisce valersi del lavoro proficuo dei presentatori di ordini del giorno, per condurre a termine l'esame della questione, ora che il punctum dolens è stato individuato.

Il Presidente Terracini non ha niente in contrario alla ripresa della discussione generale, se la Sottocommissione avverte il bisogno di ulteriori chiarificazioni.

Fabbri, premesso che tutti i Commissari sembrano d'accordo sul criterio di determinare dei requisiti di idoneità (salvo poi ad avere opinioni discordi sulla loro specificazione), crede che una via di uscita potrebbe trovarsi appunto in una elencazione precisa di detti titoli. In tal modo si avrebbe già un orientamento e la sicurezza che i rappresentanti — chiunque li elegga — sarebbero in possesso della necessaria preparazione ed esperienza di vita vissuta. Né si pregiudicherebbe l'indirizzo politico, stabilendo aprioristicamente chi sarebbe qualificato ad entrare a far parte della seconda Camera.

Quanto alla distribuzione dei seggi tra le varie categorie, ha già detto che dovrebbe essere affidata agli organi regionali, ai quali però sarebbe forse opportuno dare delle direttive per facilitare il compito. Pensa che la Sottocommissione, seguendo questa linea di condotta, potrebbe evitare di sospendere i lavori.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti