[Il 24 settembre 1946 la seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sull'organizzazione costituzionale dello Stato.
Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della seduta.]
Einaudi. [...] Il nuovo Senato, a suo avviso, dovrebbe essere composto prevalentemente di rappresentanti regionali. Il restante minor numero di posti dovrebbe essere, purché l'elezione non avvenga da parte di categorie prestabilite, riservato ai rappresentanti professionali od anche ad altre persone.
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Zuccarini osserva che quella della rappresentanza degli interessi è una vecchia questione, che fu ampiamente dibattuta il Italia dopo l'altra grande guerra. Il problema sorse perché le rappresentanze politiche, dato l'enorme sviluppo delle attribuzioni che lo Stato era venuto assumendo, si dimostravano per la maggior parte impreparate e incompetenti a risolvere particolari problemi economici e finanziari. Il problema della ripartizione dei compiti tra Senato e Camera avrebbe dovuto essere risolto sin da quel tempo; oggi esso è nuovamente all'ordine del giorno, soprattutto in vista del fatto che lo Stato, con la nuova Costituzione, molto probabilmente verrà ad avere funzioni di carattere politico e generale, mentre le funzioni di carattere particolare saranno affidate ai nuovi enti regionali. C'è da domandarsi quindi quali funzioni dovranno essere demandate alla nuova seconda Camera: in altri termini, occorrerà decidere se essa dovrà essere l'organo degli interessi economici da contrapporsi alla prima Camera, intesa come organo degli interessi politici, o se dovrà invece essere un istituto degli interessi politici, limitatore dell'invadenza del potere esecutivo e di quello legislativo della Camera dei deputati.
Dichiara senz'altro di essere favorevole alla seconda ipotesi. Nel Senato dovrebbe trovare posto la rappresentanza delle regioni. I rappresentanti della seconda Camera, secondo il suo parere, dovrebbero essere eletti non con elezioni di primo, bensì di secondo grado attraverso i Comuni o le stesse Assemblee regionali. Le regioni così assolverebbero una funzione prevalentemente amministrativa, sottraendo al centro la risoluzione di un gran numero di problemi aventi un carattere più che politico, economico, e l'amministrazione dello Stato ne verrebbe alleggerita. Nella seconda Camera, pertanto, quasi automaticamente verrebbe a trovare il suo posto la rappresentanza dei cosiddetti interessi «particolari».
Sulla ripartizione degli interessi politici ed economici crede di avere una visione assai più semplice di quella comune. Nel suo progetto ha previsto l'istituzione, nell'interno delle regioni, di particolari organismi delle varie branche dell'attività economica e sociale. Essi avrebbero una funzione consultiva; e dovrebbero anche svolgere speciali servizi, ciascuno nel proprio campo, autonomamente, presso a poco come avviene oggi, ma in modo imperfetto, per le Camere di Commercio. L'Assemblea regionale avrebbe invece facoltà legislativa e deliberativa.
L'Ente regione potrebbe così inviare con l'elezione di secondo grado, ottimi rappresentanti alla seconda Camera, la quale acquisterebbe pertanto un'autorità di gran lunga superiore a quella della vecchia Camera alta, perché non sarebbe più costituita sulla base di una rappresentanza assai discutibile, bensì su quella effettiva di organi già costituiti nello Stato.
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Lussu ricorda che nella discussione svoltasi quando si trattò di decidere se adottare o no il sistema bicamerale, egli dichiarò che considerava la seconda Camera come un'Assemblea che rappresentasse esclusivamente le regioni e ciò in relazione alla riforma dell'ordinamento dello Stato, basata sulla creazione degli enti regionali.
Personalmente dichiara di ritenere l'autonomia regionale una necessità imprescindibile per il Paese. Soltanto con un ordinamento autonomo regionale sarà possibile abbattere il prepotere della burocrazia centralizzata e richiamare le energie della periferia ad una maggiore partecipazione alla vita dello Stato. L'Ente regionale costituirà uno dei mezzi più idonei per dare al Mezzogiorno, che finora è rimasto quasi assente dalla vita italiana, un maggior senso di responsabilità e di iniziativa.
Non si nasconde però il pericolo che l'Ente regione possa, non già disgregare (il che gli sembra impossibile, malgrado qualche esempio in contrario) ma sminuire quella unità nazionale che è l'essenza della nostra rinascita. Ritiene quindi che la seconda Camera, concepita come espressione dell'Ente regione, sia veramente necessaria come integrazione dell'autonomia regionale, come superamento del particolare per giungere al generale, all'unitario.
Quindi il problema della composizione della seconda Camera e quello dell'istituzione dell'Ente regione sono strettamente legati fra loro.
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Laconi. [...] Gli sembra esatta l'affermazione dell'onorevole Lussu, che la creazione della seconda Camera su base regionale eviterà il pericolo insito in ogni Costituzione regionalistica dello Stato. Questo pericolo esiste e sarà tanto più grave quanto più ampi saranno i poteri deliberativi attribuiti alle Assemblee regionali. Quando manca la possibilità di accedere ad un'Assemblea più vasta o soltanto di farsi sentire in qualche modo e sentire anche la voce degli altri, è istintivo il chiudersi in una visione particolaristica o, peggio ancora, separatistica dei propri interessi e delle proprie esigenze. È quanto appunto ha veduto accadere nella Consulta regionale sarda. Ritiene quindi che la costituzione di una seconda Camera su base regionale possa essere una garanzia dell'unità dello Stato italiano.
Conclude dichiarandosi favorevole ad una seconda Camera che rappresenti in maniera uniforme gli interessi della regione, con esclusione di membri designati da parte del Capo dello Stato, e che sia quindi emanazione diretta del popolo, non già degli interessi economici già sufficientemente rappresentati nella Camera dei deputati.
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[Conti... La seconda Camera] dovrebbe essere costituita quasi esclusivamente su base regionale; il che non toglie che altre forze vi potrebbero accedere, secondo quanto egli stesso ha proposto nel suo progetto. E, poiché ogni legge è sempre il frutto di un concorso di interessi e di opinioni, quanto maggiore sarà il numero di coloro che contribuiranno alla formazione delle leggi, tanto migliori queste potranno essere.
Dichiara che se fossero messe in votazione la proposta dell'onorevole Mortati per una rappresentanza d'interessi materiali e morali e quella dell'onorevole Lussu per una rappresentanza esclusivamente regionale, voterebbe per la seconda, perché la prima non lo persuade, in quanto la cosiddetta rappresentanza organica o degli interessi, a suo avviso, non rappresenta nulla; è un'illusione, una finzione.
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Quanto alla parità delle funzioni della Camera e del Senato essa, a suo avviso, deve essere senz'altro riconosciuta, perché la seconda Camera, se non avesse la possibilità di affermare le proprie decisioni nei confronti della prima, non avrebbe ragione di essere. Insiste quindi, sull'opportunità di costituire la seconda Camera, come nel suo progetto, con una rappresentanza regionale, integrata da una rappresentanza di altre forze sociali e del mondo della cultura.
A cura di Fabrizio Calzaretti