[Il 21 aprile 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo secondo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti etico-sociali».
Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.
Prima dell'inizio della discussione l'onorevole Cimenti parla sul processo verbale.]
Cimenti. Chiedo di parlare sul processo verbale.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Cimenti. Onorevole Presidente, nella seduta di sabato scorso l'onorevole Nitti ha affermato essere una triste eredità del fascismo quella di inserire nel testo della Costituzione, alla fine del secondo capoverso dell'articolo 23, la dizione «con speciale riguardo alle famiglie numerose». Egli ha detto che quello stesso veleno che il fascismo aveva infiltrato nelle famiglie con la campagna demografica e con la mania delle «famiglie numerose», è quello stesso che oggi si vorrebbe consacrare nella nuova Costituzione. Mi sento profondamente umiliato da questa dichiarazione dell'illustre parlamentare e poiché ho il singolare privilegio di essere il Deputato col maggior numero di figliuoli, anche a nome di altri quindici colleghi che condividono con me, da questi banchi, questo oneroso e onorifico primato, ed a nome altresì di ben 600.000 capi di famiglie numerose stretti in una libera associazione, il cui Comitato Centrale mi onoro di presiedere, elevo la mia viva protesta contro lo spirito e la forma di tali dichiarazioni.
Crede forse l'onorevole Nitti che le famiglie numerose siano state un portato del fascismo, oppure che esse non siano invece il risultato della vita morale del nostro popolo? (Commenti). E se il fascismo, per le sue mire di espansione nel mondo, ha circondato le famiglie numerose di qualche cura e di qualche vantaggio materiale, ritiene l'onorevole Nitti che questi privilegi debbono essere aboliti, soltanto perché ci richiamano ad un periodo della nostra storia che vogliamo cancellare, come se si dovesse distruggere tutto quello che di buono ha potuto fare un nostro nemico o un nostro avversario, mentre la nuova Costituzione prevede il materno interessamento della Repubblica verso i meno abbienti e verso le più bisognevoli categorie di persone?
Io posso affermare, senza tema di smentita, che la quasi totalità delle famiglie numerose hanno conosciuto e purtroppo conoscono in tempi disagiati e dolorosi di restrizioni, come quelli presenti o di un recente passato, tutte le privazioni e tutte le difficoltà, per cui anche verso di esse la nuova Repubblica democratica deve volgere il suo sguardo ed il suo interessamento.
Se è vero che la morale della famiglia — e sono parole dell'onorevole Nitti — non consiste nel creare una prole abbondante, è altresì profondamente più vero che una prole abbondante è il segno più evidente della moralità della famiglia. (Interruzioni — Commenti).
Le famiglie numerose non ripetono il loro atto di nascita ed il loro impulso — me lo consenta l'onorevole Nitti — dalla dottrina e dai favori del fascismo, ma bensì da quella dottrina morale che la Chiesa cattolica ha sempre insegnato e dalla fiducia nella Provvidenza che è conforto e sostegno anche nelle prove più dure. Io spero che la Repubblica democratica italiana non vorrà rifiutare di essere ministra di tale Provvidenza. (Applausi — Commenti).
[...]
Spallicci. [...] È doveroso un accenno sia pure fugace sulla maternità ed infanzia. Il binomio madre-bambino dev'essere affermato. Ci sono delle istituzioni provinciali, regionali che vanno rimesse in onore. Noi siamo dei regionalisti: pensiamo al decentramento della regione, pensiamo che queste iniziative provinciali e regionali devono essere incoraggiate, e rese armoniche in un senso nazionale. Ma pensiamo che la madre che ha ottenuto dei vantaggi, potendosi allontanare a tempo opportuno dallo stabilimento quando si avvicina il momento del parto, può farsi poi portare il bimbo nelle apposite sale di allattamento. Ma dovrebbe anche ottenere licenza quando il bambino è ammalato.
Vorremmo che vi fossero delle scuole nelle quali si potesse insegnare anche il compito della madre. Ho qui delle statistiche, fatte da un egregio collega milanese, le quali riferiscono l'alto numero di madri nubili, raccolte in determinati istituti. In questi istituti che sono di beneficenza si insegna il cucito e il ricamo, ma non si pensa al compito materno che dovrebbe avere la donna. Uscendo da questi istituti di beneficenza la donna potrebbe essere un'infermiera magnifica per i nostri nidi di infanzia. Le istituzioni di assistenza alla maternità ed infanzia erano precedenti al fascismo, che in parte le ha trasformate e ha bene operato: non dobbiamo distruggere quello che di benefico si è fatto, soltanto perché è stato fatto dal fascismo.
Dovremmo istituire nella Capitale una Cassa di compensazione fra tutti gli istituti ostetrici e di pubblica assistenza, con il compito di attuare una giustizia distributiva fra tutte le istituzioni periferiche.
A cura di Fabrizio Calzaretti