[L'11 marzo 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]
La Pira. [...] Vediamo quindi questo progetto rapidamente. Debbo dire, tra parentesi, che il tema di questo tipo nuovo di Costituzione fu largamente dibattuto nell'opinione pubblica francese. Molti notevolissimi movimenti puntarono sulla costituzione di questo tipo. Cominciamo proprio dall'articolo 6, che poi è, sotto un certo aspetto, l'articolo primo, perché è l'articolo primo del progetto della prima Sottocommissione, e leggiamolo sotto la luce di questo profilo. Che cosa dice? Per tutelare i principî inviolabili e sacri di autonomia e di dignità della persona e di umanità e di giustizia fra gli uomini, la Repubblica Italiana garantisce i diritti essenziali degli individui e delle formazioni sociali ove si svolge la loro personalità.
Che cosa significa questo articolo? Vi prego di guardarlo nello sfondo di questo tipo pluralista di Costituzione: i diritti degli individui e delle formazioni sociali. Questo è l'articolo che governa l'architettonica di tutto l'edificio. Poi, se mi concedete questa visione pluralistica, subito vi domanderò: scusate, cosa viene immediatamente dopo la persona? Viene il primo ente, il seminarium rei publicae: la famiglia. Concezione pluralistica: se la famiglia è un organismo naturale, allora è evidente che la Costituzione, veste del corpo sociale, deve parlare della famiglia. Quando infatti si dice organismo naturale, o società naturale, traducendo quel termine tecnico latino che è la societas naturalis, si vuole intendere un organismo di diritto naturale, si vuole affermare cioè che esiste una struttura fra i rapporti familiari, la quale è connaturata alla natura spirituale, libera, ma associata, dell'uomo.
La famiglia è quindi il primo organismo che ha un suo diritto, un suo statuto; e vedremo che lo Stato — quando giungeremo ad esso — deve fare una sola cosa: riconoscere questi diritti connaturati all'uomo e proteggerli. Sono diritti che rappresentano la costituzione della famiglia, perché rientrano in questa visione.
[...]
Croce. [...] Parlai io solo in Senato, nel 1929, contro i Patti lateranensi; ma anche allora dichiarai nettamente che non combattevo l'idea delle conciliazioni tra Stato e Chiesa, desiderata e più volte tentata dai nostri uomini di Stato liberali, perché la mia ripugnanza e opposizione si riferiva a quel caso particolare di conciliazione effettuato non con una Italia libera, ma con un Italia serva e per mezzo dell'uomo che l'aveva asservita e che, fuori di ogni spirito di religione come di pace, compieva quell'atto per trarne nuovo prestigio e rafforzare la sua tirannia. (Vivissimi applausi). Ma nelle presenti terribili difficoltà, nell'affannosa problematica di tutta la vita italiana, nessuno e neppure io penso a riaprire quella questione, né penso ad agitare l'altra del divorzio che non attecchì le altre volte in cui fu proposta, sicché si direbbe che il costume italiano non ne senta il bisogno e la convenienza, e d'altronde l'indissolubilità del matrimonio sta nel Codice civile. Si dirà che la strana inclusione nella Costituzione vuol essere una assicurazione verso l'avvenire; ma quando mai parole come quelle legano l'avvenire? Lo legano così poco quanto il famoso biglietto di impegno che Ninon de Lenclos fece a Le Chastre allorché partì per la guerra. E se mi consente l'onorevole Togliatti che più volte mi ha fatto segno dei suoi motti satirici, che lo ricambi col semplice motto scherzoso, io quasi sospetto che la parte di Ninon De Lenclos abbia in mente di farla questa volta lui coi comunisti, che un giorno sperano di poter dire ai loro colleghi democristiani, i quali invano punteranno il dito su un articolo qualsiasi della Costituzione da loro consentito: «Oh, le bon billet qu'a là Le Chastre!» E fin da ora si direbbe che egli abbia l'occhio a una particciuola di uscita, perché ammette l'indissolubilità del matrimonio fino a quando una nuova anima civile non si sarà formata in Italia; e dipende evidentemente da lui di accelerare questa formazione o di annunziare che è avvenuta; e allora poveri Patti lateranensi, povera indissolubilità matrimoniale e povera Costituzione! Dunque, se quella inclusione, che è uno stridente errore logico e uno scandalo giuridico, è troppo fragile o illusorio riparo verso l'avvenire, perché offendere il senso giuridico che è stato sempre così alto in Italia e che solo il fascismo ha osato calpestare?
A cura di Fabrizio Calzaretti