[23 luglio 1946, Commissione per la Costituzione, seduta plenaria. La discussione è incentrata sulla creazione delle Sottocommissioni e sulla distribuzione dei temi alle stesse. Vengono tralasciate le parti relative alla organizzazione interna della Commissione e vengono invece riportate le discussioni riguardanti la Costituzione, la sua forma e le modalità di redazione.]

Presidente Ruini. [...] Si deve esaminare se la Costituzione dovrà avere un preambolo. Alcuni argomenti che non si prestano ad essere formulati come norme giuridiche, potrebbero trovarvi posto.

Il testo della Costituzione dovrebbe essere piano, semplice, comprensibile anche dalla gente del popolo. Altra questione da esaminare sarà quella della lunghezza della Costituzione. Le Costituzioni moderne non possono essere così brevi come nel passato, anzi sono lunghe. Così la Costituzione di Weimar ha 180 articoli; quella austriaca ne ha 150 che sono però divisi in paragrafi lunghissimi. Quella russa ha pure essa 150 articoli; ma questi sono scarni e sintetici.

Una raccomandazione è che si faccia una Costituzione, per quanto possibile, italiana. Si dovranno tener presenti le Costituzioni emanate nelle varie Nazioni, specialmente dell'interguerra; ma non copiarle meccanicamente. Se, ad esempio, la Costituzione, nel primo articolo ripetesse la formula della Costituzione di Roma del 1849 e cioè: «Il popolo romano è una Repubblica democratica. Ogni potere emana dal popolo», essa si riallaccerebbe ad un precedente italiano, confermato poi dalle altre nazioni.

Zuccarini. [...] Crede poi che nel preambolo si dovrà stabilire quale è lo Stato che si intende costituire. Aggiunge che non è il caso di fermarsi sui vecchi statuti: si deve, certo, tener conto di quello che in essi esiste, ma soprattutto di quello che avrebbe dovuto esserci e non c'è stato.

Osserva che taluni pensano ad uno Stato con funzioni molto complesse, come quello che abbiamo avuto, mentre v'è un'altra concezione dello Stato, perfettamente opposta, che vuole cioè uno Stato semplice, in cui le funzioni del centro siano poche, affinché possano essere bene esercitate, e i compiti del potere centrale limitati. Qui si innesta il problema delle autonomie. A seconda che la Commissione si orienti in un senso o nell'altro, essa farà una piuttosto che un'altra Costituzione. Non sa se, allo stato delle cose, la Commissione riuscirà a fare un solo progetto per l'organizzazione dello Stato e non esclude l'ipotesi che invece di un progetto solo, debbano uscirne due, elaborati da due diverse Sottocommissioni.

[...]

È d'accordo completamente col Presidente nel senso che la Costituzione debba essere molto semplice, di pochissimi articoli. Direbbe quasi che si debbono fare due Costituzioni, in questo senso: una Costituzione destinata a resistere in permanenza attraverso il tempo deve avere una formulazione breve; una per le applicazioni, cioè per i particolari, giacché bisognerà preparare delle disposizioni modificabili e perfezionabili nel tempo, secondo i suggerimenti della esperienza, senza che abbiano cioè la stessa caratteristica di stabilità.

[...]

Finocchiaro Aprile. [...] Così, è necessario raggiungere una intesa su quella che dovrà essere la struttura dello Stato; stabilire se si vuole mantenere lo Stato unitario, o attenuare il suo accentramento a mezzo delle autonomie, o creare lo Stato federale; se si intende elevare le regioni a enti di diritto pubblico; o farne addirittura degli Stati ai fini di una confederazione.

[...]

Vanoni. [...] Concorda con l'onorevole Zuccarini secondo cui uno dei punti centrali sui quali occorre decidere è quello delle autonomie. La struttura dello Stato che, insieme coi suoi colleghi, intende proporre dipende prevalentemente dalla definizione dei rapporti tra Stato ed enti locali; ma, poiché il concetto dell'autonomia, genericamente inteso, è estremamente vago, e non può essere utilmente preso a base di una discussione generale, fino a che in una Commissione o Sezione tecnica non si siano esaminati a fondo tutti gli aspetti del problema delle autonomie, e non si siano precisate le diverse forme di organizzazione concreta dell'autonomia, ritiene che discutere aprioristicamente delle autonomie sia vano.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti