La nascita della Costituzione

Relazioni e proposte presentate nella Commissione per la Costituzione
III Sottocommissione

 

RELAZIONE

dell'on. Signora NOCE TERESA

SULLE

GARANZIE ECONOMICO-SOCIALI PER L'ASSISTENZA DELLA FAMIGLIA

 

PREMESSA

La Costituzione democratica della Repubblica Italiana non può limitarsi ad affermare dei diritti: deve indicare anche come intende garantire il godimento di questi diritti a tutti i cittadini italiani.

Non basta perciò affermare solennemente che la famiglia è la base della società e che tutti i cittadini hanno diritto di formarsi una famiglia. Per garantire il pieno godimento di questo diritto a tutti gli italiani, è necessario che la Costituzione, dopo di aver affermato:

1°) che lo Stato protegge la famiglia;

2°) che la Repubblica Italiana riconosce la funzione sociale della maternità;

3°) che tutti i bambini italiani hanno diritto ad un minimo di protezione e di cure da parte della società, a partire dal momento stesso in cui vengono a farne parte;

traduca queste affermazioni di diritti in una serie di misure concrete, per cui propongo che siano inclusi nella nuova Costituzione italiana i tre articoli, che in fondo si riportano, sulle garanzie economico-sociali per l'assistenza della famiglia.

* * *

Attualmente, la maggioranza delle madri italiane è ancora costretta a mettere al mondo le proprie creature in condizioni economiche, igieniche e sanitarie tali, che non solo sono incompatibili con la dignità umana e la vita civile, ma costituiscono un vero e proprio ostacolo alla creazione ed allo sviluppo delle famiglie. Queste condizioni hanno inoltre le più gravi ripercussioni sullo sviluppo e sulla salute del più prezioso capitale umano: la gioventù lavoratrice, i lavoratori di domani.

Le conseguenze di questo stato di cose sono infatti: dal punto di vista igienico-sanitario l'alta percentuale di nascite, è, in Italia, controbilanciata dall'alta percentuale di mortalità infantile, una percentuale rilevante di mortalità tra le gestanti; il diffondersi del rachitismo e della t.b.c. infantile.

Dal punto di vista sociale queste conseguenze non sono meno gravi, anzi. L'analfabetismo che permane e si è perfino aggravato in certe regioni, ne è una. E la delinquenza precoce e la prostituzione, queste piaghe dilaganti che minacciano le nostre giovani generazioni, ne sono delle altre. Ignoranza e disoccupazione giovanile completano il triste quadro.

Bisogna cambiare questo stato di cose. La Repubblica italiana non può continuare nel sistema ereditato dai vecchi regimi.

La maternità è, oltre che una funzione naturale della donna, oltre che una missione umana, anche una funzione sociale, perché su di essa si basa la famiglia, pernio della società, perché essa crea le nuove generazioni, avvenire dell'Italia.

È questo il nuovo concetto democratico, civile che la Repubblica italiana, al pari di altre nazioni progredite, deve affermare nella sua Costituzione.

Mettere al mondo le nuove generazioni non è solo un «affare privato», perché l'infanzia è l'avvenire del Paese: il Paese è perciò interessato a che i bimbi — tutti i bimbi italiani nascano in condizioni tali da poterne garantire la vita, la salute, lo sviluppo fisico, morale ed intellettuale.

Ugualmente, è una questione sociale la salute delle madri italiane. Le Repubblica democratica non può essere indifferente al fatto che ogni anno migliaia di donne di giovani madri muoiono di parto o delle sue conseguenze, diano cioè la vita per adempiere a quella che è la più alta, nobile, bella missione sociale della donna: creare la vita, continuare la vita, solo perché le loro condizioni economiche non sono tali da permettere un'assistenza medica continua e vigilante durante la gestazione e da assicurare loro le necessarie cure sanitarie ed ostetriche al momento del parto.

È un fatto sociale che migliaia di bambini italiani, venuti al mondo in condizioni inumane (mamme lavoratrici, contadine, artigiane, massaie cariche di famiglia che lavorano fino al momento delle doglie, spesso nutrite in modo insufficiente ed inadeguato, sfinite dal lavoro e dalla denutrizione, che partoriscono prive di ogni cura, che hanno poco e cattivo latte, ecc.) muoiano poi come le mosche, soprattutto durante il primo anno di vita, o crescano deboli, rachitici, preda di ogni malattia e specialmente della t.b.c.

Sono problemi sociali la salute delle donne, delle madri italiane, la salute e lo sviluppo fisico, morale ed intellettuale della nostra infanzia. È affrontando questi problemi, trovando ed applicando la soluzione adeguata, che si difende la famiglia, che si protegge la famiglia.

Il pupo roseo e paffuto o la creaturina pallida ed anemica, non sono soltanto la croce e la delizia della loro mamma: sono i lavoratori di domani, sono l'avvenire della Patria.

«Lo «sciuscià», il delinquente precoce e la «segnorina» o la ragazza luetica, non sono solo la vergogna della loro famiglia, sono la vergogna della società, sono una piaga che bisogna guarire, che bisogna sopra tutto prevenire.

Bisogna perciò che tutte le affermazioni di principio costituzionali siano accompagnate da una serie di misure pratiche che garantiscano veramente l'assistenza alla famiglia.

Art. 1.

Lo Stato protegge la famiglia mediante:

a) prestiti ai giovani sposi che ne facciano domanda;

b) abolizione di tutte le proibizioni, limitazioni, ostacoli riguardanti il matrimonio, che non siano di natura sanitaria o quelli del minimo di età stabilito per legge:

c) misure tendenti ad impedire che per cause di lavoro, impiego, carriera, ecc., i membri della famiglia possano essere separati fra di loro.

Art. 2.

La Repubblica italiana riconosce che la maternità è una funzione sociale e che perciò è di interesse collettivo, nazionale la protezione della maternità. Lo Stato italiano garantisce ad ogni donna, qualunque sia la sua situazione sociale e giuridica, la possibilità di procreare in buone condizioni economiche, igieniche e sanitarie mediante:

a) per le operaie, un periodo di riposo, prima e dopo il parto, pagato a salario completo;

b) l'istituzione di un assegno di gravidanza per tutte le altre mamme lavoratrici;

c) l'assistenza medico-ostetrica per tutte indistintamente le gestanti;

d) l'istituzione di un premio di allattamento.

Art. 3.

Lo Stato italiano garantisce a tutti i bambini un minimo di protezione e di cure, da parte della società ed a partire dal momento stesso in cui vengono a farne parte, mediante:

a) creazione di appositi ambulatori e consultori per lattanti per ogni agglomerato urbano o rurale;

b) creazione di asili-nido in tutti i luoghi di lavoro che occupino più di 50 donne, e nei quartieri popolari delle città e paesi della provincia;

c) creazione di asili-scuola, di dopo-scuola e di colonie di vacanze per tutti i bambini;

d) completamento dell'istruzione elementare con corsi d'istruzione pre-professionali e professionali, maschili e femminili, industriali ed agrari.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti