[Il 30 ottobre 1947, nella seduta antimeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo quinto della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Le Regioni e i Comuni».]
Nitti. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori dell'Assemblea.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Nitti. Se le notizie diffuse anche dalla stampa sono vere, noi dovremmo oggi sospendere i nostri lavori per alcuni giorni. Io debbo dichiararmi in colpa, perché ieri non assistetti all'ultima delle tre sedute dello stesso giorno. La mia assenza mi dà però il motivo di chiedere al Presidente, con tutto il rispetto che gli debbo, se queste sedute notturne devono ripetersi e se si deve ancora e se si possa, in una forma irresistibile di stanchezza da parte di tutti quelli che vi partecipano, discutere dei più gravi problemi e se queste sedute siano veramente utili.
Io devo dire che per quanto abituato ad essere al lavoro fin dalle cinque del mattino e per quanto abituato a lavorare a lungo, giunto ad un certo punto non so proprio come si possa, specie in un argomento così delicato come la preparazione della Costituzione, discutere ancora dopo due sedute della stessa giornata, prendendo parte ad una terza seduta notturna e ciò fino quasi al mattino.
Non è possibile che vi sia un uomo così forte che riesca a compiere questo sforzo, non solo di fare dieci, undici, dodici ore, ma di decidere su argomenti così gravi per la vita nazionale come la Costituzione, all'ultima ora, in stato di confusione dello spirito. Dopo due lunghe sedute nelle ore del giorno, le sedute notturne sono sempre pericolose ed avvengono in esse le più gravi cose in materia di stravaganza. Si può deliberare e si delibera a caso.
Dunque, poiché dovremo riprendere il lavoro fra sei o sette giorni (non so che cosa di preciso deciderà l'Assemblea) facciamo in modo che non ci sia la sorpresa di queste sedute notturne.
Io avrei dovuto parlare ieri lungamente, se l'Assemblea me l'avesse permesso, sulla questione delle Regioni. Ormai si è deciso o si crede di aver deciso. Avremo le Regioni. Le Regioni saranno la rovina dell'Italia. (Commenti — Proteste).
Una voce al centro. Questa volta, onorevole Nitti, lei è pessimista! (Commenti).
Nitti. Lo vedremo. Ma la questione non è esaurita. Vuol dire che la lotta, esaurita qui dentro, sarà ripresa fuori di qui. Io considero le Regioni come una delle più grandi aberrazioni e preparazione di disordini e di rovine. È vero, io avrei dovuto assistere alla seduta di ieri notte; ma non prevedevo che dopo la mezzanotte ci sarebbe stata ancora una discussione sulle Regioni, cioè su una questione che è fra le più importanti per la vita d'Italia.
Vedo dal processo verbale che la seduta è finita alle due e quaranta minuti di notte. Si è votato in piena conoscenza? Esiste forza umana capace di tanta resistenza? Solo il nostro Presidente, che ha una resistenza meravigliosa e che ha voluto sobbarcarsi a questo sacrificio, poteva esserne capace. Ma tutti, non credo.
La questione delle Regioni è finita forse in questa Aula; ma fuori di qui voi ne vedrete ancora gli sviluppi. Io non ho potuto parlare qui, ma ne parlerò altrove, resisterò fuori come meglio potrò, convinto di rendere un servigio al Paese creando la differenza per questa forma pericolosa di malefiche e dissolventi autonomie.
Io chiedo ora al nostro Presidente che ci faccia l'onore di meditare sulla nostra stanchezza e veda se non sia il caso, fra sette od otto giorni, quando riprenderemo i lavori, di disporre le cose in guisa che non vi siano sedute notturne. Perché nelle sedute notturne possiamo avere le più gravi sorprese, ora soprattutto che l'Assemblea diventa nervosa. Lavorare sulla stanchezza e distrattamente, porta inevitabilmente all'eccitazione dei nervi e al disordine delle idee. Siamo, a quanto si dice, alla vigilia delle elezioni generali: si vogliono precipitare i lavori. Il semplice fatto di determinare questo stato d'animo, rende impossibile all'Assemblea di fare delle sedute notturne, sia per l'eccitazione che vi è, e sia perché qualunque Assemblea, quando vede il pericolo della sua fine, cioè delle elezioni, (Interruzioni) entra in un tale stato di nervosità che non è più in grado di lavorare con calma.
E perciò mi rivolgo rispettosamente al Presidente, ammirando il suo spirito di sacrificio, la sua volontà di fare tutto il suo dovere, pregandolo di voler evitare che vi siano sedute notturne alla prossima ripresa dei nostri lavori.
Presidente Terracini. Onorevole Nitti, posso assicurare che non è intenzione prestabilita di nessuno fare le sedute notturne e che si ricorre ad esse solo nel caso di necessità, perché, se i termini imperativi, che ci siamo proposti, cominciano a non essere osservati, il nostro intero programma minaccia di cadere e la scadenza ultima, che tutti conosciamo, potrebbe sopravvenire prima che abbiamo potuto compiere il nostro dovere.
Ad ogni modo, assicuro l'onorevole Nitti che, nonostante la volontà di sacrificio — non solo mia ma comune — sarà evitato al massimo di richiedere ai membri dell'Assemblea uno sforzo eccezionale.
Presidente Terracini. L'ordine del giorno reca Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.
Onorevoli colleghi, dobbiamo esaminare l'articolo 123. Se ne dia lettura.
Molinelli, Segretario, legge:
«Le Regioni sono così costituite:
Piemonte;
Valle d'Aosta;
Lombardia;
Trentino-Alto Adige;
Veneto;
Friuli e Venezia Giulia;
Liguria;
Emiliana lunense;
Emilia e Romagna;
Toscana;
Umbria;
Marche;
Lazio;
Abruzzi;
Molise;
Campania;
Puglia;
Salento;
Lucania;
Calabria;
Sicilia;
Sardegna.
«I confini ed i capoluoghi delle Regioni sono stabiliti con leggi della Repubblica».
Presidente Terracini. Nella seduta di ieri sera è stato approvato l'ordine del giorno Targetti, con l'intendimento che esso precluderà il riconoscimento di Regioni non comprese nell'elenco di quelle storico-tradizionali di cui al nuovo testo dell'articolo 123 presentato dalla Commissione: rimane ora da votare questo articolo, che, nel nuovo testo del Comitato di redazione, è così formulato:
«Oltre alle Regioni indicate dall'articolo 108, che hanno forme speciali di autonomia, sono costituite, con le funzioni ed i poteri stabiliti dalla Costituzione, le Regioni seguenti:
Piemonte;
Lombardia;
Veneto;
Liguria;
Emilia e Romagna;
Toscana;
Umbria;
Marche;
Lazio;
Abruzzi e Molise;
Campania;
Puglia;
Basilicata;
Calabria».
Sono stati proposti degli emendamenti a questo nuovo testo. Alcuni di questi emendamenti, dato il carattere preclusivo che l'Assemblea ha dato ieri sera alla votazione dell'ordine del giorno Targetti, evidentemente non possono più essere né svolti, né posti in votazione. Così ad esempio il primo emendamento, che porta le firme degli onorevoli Nobile, Corbino, Marchesi, Rubilli, Giannini, Cevolotto, Gullo Fausto, Paratore, Benedetti, Bergamini, Martino Gaetano, Preziosi, Mancini, Nobili Tito Oro, Cifaldi, Lombardi Riccardo, Rodi, De Falco, Condorelli, Fresa, Abozzi, Marinaro, Venditti, Mastrojanni, Morelli Renato, Crispo e Fornara:
«Sostituire il nuovo testo del Comitato col seguente:
«A parte le Regioni della Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige e Val d'Aosta, tutte le altre verranno costituite con legge del Parlamento da emanarsi entro due anni dall'entrata in vigore della Costituzione. La legge stessa stabilirà i confini ed il capoluogo di ogni singola Regione».
La stessa sorte segue l'emendamento proposto dagli onorevoli Bosco Lucarelli e Perlingieri, in quanto comprende fra le Regioni il Sannio:
Sostituirlo col seguente:
Il numero, la denominazione, i confini ed i capoluoghi delle Regioni saranno stabiliti con legge della Repubblica.
In attesa della legge, le circoscrizioni regionali, oltre quelle indicate nell'articolo 108, che hanno forme speciali di autonomia, restano per un triennio così stabilite:
Piemonte, comprendente le provincie di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli. Capoluogo Torino;
Lombardia, comprendente le provincie di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Milano, Pavia, Sondrio e Varese. Capoluogo Milano;
Veneto, comprendente le provincie di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza. Capoluogo Venezia;
Liguria, comprendente le provincie di Genova, Imperia, La Spezia e Savona. Capoluogo Genova;
Emilia, comprendente le provincie di Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Capoluogo: Parma;
Romagna, comprendente le provincie di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna. Capoluogo Bologna;
Toscana, comprendente le provincie di Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Pisa, Pistoia e Siena. Capoluogo Firenze;
Umbria, comprendente le provincie di Perugia e Terni. Capoluogo Perugia;
Marche, comprendente le provincie di Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro ed Urbino. Capoluogo Ancona;
Lazio, comprendente le provincie di Frosinone, Latina, Rieti, Roma e Viterbo. Capoluogo Roma;
Abruzzi, comprendente le provincie di Chieti, L'Aquila, Pescara e Teramo. Capoluogo L'Aquila;
Sannio, comprendente le provincie di Avellino, Benevento, Campobasso. Capoluogo Benevento;
Campania, comprendente le provincie di Caserta, Napoli e Salerno. Capoluogo Napoli;
Puglia, comprendente le provincie di Bari, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto. Capoluogo Bari;
Basilicata, comprendente le provincie di Matera e Potenza. Capoluogo Potenza;
Calabria, comprendente le provincie di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. Capoluogo Catanzaro.
Subordinatamente, aggiungere all'elenco delle Regioni proposto dalla Commissione il Sannio, togliendo, dopo la parola: Abruzzi, la parola: Molise.
Subordinatamente ancora, aggiungere alla parola: Campania, la parola: Sannio, togliendo la parola: Molise dopo la parola: Abruzzi.
L'onorevole Micheli, ha presentato il seguente emendamento:
«Nell'elenco delle Regioni, dopo: Liguria, aggiungere: Emilia e Lunigiana».
Questo emendamento cade sotto quella stessa norma preclusiva.
Micheli. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Micheli. Mi pare che effettivamente, una volta che noi veniamo a discutere l'articolo 123 nel nuovo testo, è evidente che si può fare ogni discussione al riguardo.
Io non mantengo il mio emendamento; però desidero che l'Assemblea mi consenta di dire una brevissima parola, che spieghi le ragioni per le quali io mi sono indotto a non mantenere l'emendamento stesso, che era un po' la ragione della mia presenza in quest'Aula. (Commenti).
Certamente io non posso tacere in questo momento — verrei meno al mandato che io ho avuto — e quindi prego l'Assemblea di confortarmi colla sua solidarietà nell'esplicazione del mio mandato. Dirò poche parole, giacché io comprendo il particolare momento nel quale io parlo.
Avendo il Gruppo del Partito democratico cristiano al quale io appartengo, ed appartiene buona parte degli onorevoli colleghi che avevano con me presentata la proposta della formazione della Regione emiliano-lunense o lunigianese — come indicai successivamente, comprensiva di Parma, Piacenza, Reggio, Modena e La Spezia e circondario di Pontremoli — deliberato di aderire all'ordine del giorno Targetti, già approvato, e all'articolo aggiuntivo dell'onorevole Mortati, il quale consente che entro 5 anni si possa provvedere con legge costituzionale alla modifica delle circoscrizioni regionali, quali risultano dall'articolo 123 ora letto e posto in discussione, ci siamo trovati obbligati a rinunciare in questa sede alla proposta da noi presentata in corrispondenza ai desiderata delle popolazioni che abbiamo l'onore di rappresentare.
La proposta, come è noto, era stata accolta dalla seconda Sottocommissione nella sua tornata del 17 dicembre 1946, per modo che la Regione da noi vagheggiata figurò per molto tempo nell'elenco contenuto nel testo ufficiale proposto per la Costituzione e in distribuzione in quest'Aula per molti mesi, sino a quando, recentemente, il Comitato di redazione, senza sentire l'avviso della Sottocommissione, né quello della Commissione dei Settantacinque, ha creduto di eliminarla dall'elenco stesso.
Appena presentato il nuovo, diminuito elenco io ho fatto dichiarazioni e proteste che mantengo e ripeto.
Ma soprattutto intendo e voglio ripetere qui i punti conclusivi della relazione che ho dato alle stampe e che ho presentato alla seconda Sottocommissione, in base alla quale la Sottocommissione ha approvato la nostra proposta. Dico nostra perché era presentata con me da altri undici colleghi.
Mi richiamo a questa relazione che è agli atti e lo faccio anche per quella brevità che è doverosa, particolarmente in questo momento della discussione, per non ripetere quanto io ho allora ampiamente dimostrato.
I punti conclusivi sono i seguenti:
1°) Non esservi argomenti storici e tradizionali e molto meno statistici che esigano la riunione in una sola Regione di tutto il territorio che va da Piacenza a Rimini.
2°) Incontestabili le ragioni di convenienza le quali reclamano che le popolazioni del golfo di La Spezia siano unite, anche amministrativamente, al loro naturale entro terra della Valle Padana.
3°) Indiscutibile la necessità nella quale si trova la Valle della Magra ed il suo centro maggiore Pontremoli, di fare parte finalmente di unità amministrative più rispondenti agli interessi di quelle popolazioni, eliminando l'attuale assurda situazione per cui, per arrivare al capoluogo della Provincia, bisogna passare attraverso un'altra Provincia finitima che si vuole ignorare.
Quanto poi al punto di vista generale della discussione debbo ripetere quanto ebbi ad esporre a questa Assemblea, nel mio discorso sulle finanze della Regione, il 15 luglio 1947, essere cioè, a mio avviso, essenziale che il primo esperimento di una organizzazione regionale nello Stato unitario debba compiersi — per la migliore formazione della tradizione nuova che dovrà integrare e sostituirsi in tutto o in parte a quella provinciale — attraverso Regioni piccole e grandi insieme, e perché questo darà modo di particolari risultati e confronti e di più fecondi studi, e perché le prime, cioè le Regioni piccole, oltre a giovare meglio alla preparazione di coloro che dovranno dirigere le nostre future organizzazioni politiche, consentiranno insieme un più facile e meglio ordinato sviluppo della iniziativa privata, una reale ed effettiva attuazione del pubblico controllo, rendendo più accessibili e comprensibili al popolo gli organismi del nuovo regime.
Con queste mie dichiarazioni, che oggi per me e per i miei colleghi sono un rinnovato punto di partenza, perché attraverso l'articolo Mortati che ha avuto non solamente l'adesione della mia parte, ma anche quella di molti altri autorevoli Gruppi della Camera, la Regione emiliano-lunigianese sarà domani un fatto compiuto, io ed i colleghi che mi hanno confortato della loro autorevole adesione, ritiriamo il nostro emendamento. (Applausi). Senza rammarico perché l'articolo aggiuntivo dell'onorevole Mortati, ci consente di mantenere la proposta della nostra Regione emiliano-lunigianese e di ripresentarla subito. (Approvazioni).
Presidente Terracini. Comunico che, in seguito alle votazioni di ieri, sono superati i seguenti emendamenti al nuovo testo:
Nell'elenco delle Regioni, al posto della Regione:
Abruzzi e Molise,
sostituire:
Abruzzi;
Molise.
Colitto, Morelli Renato, Ciampitti, Rubilli, Venditti, Rodi, Miccolis, Perugi, Condorelli, Bordon.
Nell'elenco delle Regioni, al posto di:
Abruzzi e Molise,
sostituire:
Abruzzi;
Molise.
Camposarcuno, Mannironi, Codacci Pisanelli, Zotta, Gabrieli, Micheli, De Palma, Foresi, Mastino Gesumino.
Nell'elenco delle Regioni, fare del Molise una Regione a sé, staccata dagli Abruzzi.
Lussu.
Nell'elenco delle Regioni, al posto di: Abruzzi e Molise, ripristinare il testo primitivo, facendo due distinte e separate formulazioni:
Abruzzi;
Molise.
Ciampitti.
Nell'elenco delle Regioni, dopo: Calabria, aggiungere: Sannio.
Cifaldi, De Caro Raffaele.
Nell'elenco delle Regioni, aggiungere:
Salento.
Stampacchia, Grassi, Codacci Pisanelli, Gabrieli, Vallone, Camposarcuno, De Maria.
Penso che non sia il caso di svolgere gli emendamenti al vecchio testo perché ciò contrasterebbe con lo spirito dell'ordine del giorno Targetti, votato ieri sera.
Gli onorevoli Salizzoni e Mannironi hanno proposto il seguente emendamento:
«Sostituire, nell'elenco delle Regioni: Emilia e Romagna, con: Emilia-Romagna».
L'onorevole Salizzoni ha facoltà di svolgere l'emendamento.
Salizzoni. Mantengo l'emendamento rinunziando a svolgerlo.
Presidente Terracini. Pongo in votazione il primo comma dell'articolo 123:
«Oltre alle Regioni indicate dall'articolo 108, che hanno forme speciali di autonomia, sono costituite, con le funzioni ed i poteri stabiliti dalla Costituzione, le Regioni seguenti».
(È approvato).
Pongo in votazione i singoli alinea indicanti le Regioni:
«Piemonte».
(È approvato).
«Lombardia».
(È approvato).
«Veneto».
(È approvato).
«Liguria».
(È approvato).
A questo punto si deve votare l'emendamento dell'onorevole Salizzoni che propone di sostituire alla dizione «Emilia e Romagna», l'altra «Emilia-Romagna».
Fabbri. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Fabbri. Non vedo la ragione di questo emendamento e quindi voterò contro di esso perché io non mi sono mai eretto a vindice investito delle ragioni dei regionalisti, per le quali è noto che ho ben scarso entusiasmo, ma nel caso particolare non vedo perché, trattandosi di una questione di denominazione, l'Emilia e la Romagna dovrebbero avere un trattamento diverso dell'Abruzzo e Molise. Si è discusso se il Molise rientri o no a certi effetti nell'Abruzzo. Nel caso particolare della Romagna, si discuterà se la Romagna deve a certi effetti considerarsi compresa o no nell'Emilia, ma il fatto che la Romagna, come tradizionalmente si intende, non si identifica come estensione territoriale con l'Emilia mi pare assurdo metterlo in dubbio e quindi, non capisco le ragioni per cui l'espressione geografica Emilia e Romagna dovrebbe avere un trattamento diverso dell'espressione geografica Abruzzo e Molise. Mi pare lo stesso, identico problema relativamente al punto della denominazione e non capisco perché relativamente ad una Regione ci dovrebbe essere una «lineetta» e relativamente ad un'altra Regione una «e». Mi pare che dovrebbe essere assolutamente identica la grafia. Non voglio aprire una questione, ma confermo che dal punto di vista del nome nessuno pensa che la Romagna possa avere a che vedere con Parma e Piacenza riferendosi ai confini ed alla tradizione, storica e geografica.
Macrelli. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Macrelli. Mi associo alle dichiarazioni dell'Onorevole Fabbri e voterò il testo della Commissione.
Corbino. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Corbino. Abbiamo deciso ieri di dare alle Regioni i nomi che corrispondono alle pubblicazioni ufficiali statistiche; e nelle pubblicazioni ufficiali statistiche la parola Romagna non esiste; si parla soltanto di Emilia.
Propongo, pertanto, che le parole «Emilia e Romagna» siano sostituite, nell'articolo 123, con la parola «Emilia».
Zaccagnini. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Zaccagnini. Mi pare che nella dichiarazione dell'onorevole Lami Starnuti sia stato chiaramente ed esplicitamente espresso questo pensiero: che l'ordine del giorno votato si richiamava sostanzialmente all'elenco del progetto.
Il richiamo alle pubblicazioni statistiche doveva avere questo preciso significato. In questo nuovo elenco la dizione è Emilia e Romagna, così come del resto risulta da varie pubblicazioni statistiche non recentissime.
Dichiaro di votare contro l'emendamento Salizzoni ed in favore del mantenimento della dizione dell'elenco proposto dalla Commissione.
Presidente Terracini. Porrò in votazione per prima la proposta dell'onorevole Corbino di dire semplicemente
«Emilia».
Successivamente, l'emendamento dell'onorevole Salizzoni «Emilia-Romagna»; ed infine il testo della Commissione «Emilia e Romagna».
Pongo in votazione l'emendamento Corbino.
(Dopo prova e controprova è approvato).
Macrelli. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Macrelli. Non vorrei mettere in dubbio la proclamazione del risultato della votazione testé fatta dalla Presidenza: cioè, l'approvazione della proposta dell'onorevole Corbino. Mi si consenta di dire, senza ombra di offesa — è una impressione personale — che la votazione non ha avuto l'esito annunziato dalla Presidenza; comunque esiste un dubbio nell'animo di alcuni di noi.
Pregherei, quindi, la Presidenza di voler ripetere la votazione per divisione.
Presidente Terracini. Non posso accedere alla richiesta dell'onorevole Macrelli perché fondata su di un dubbio che non ha ragione di sussistere. Avendo di nuovo consultato gli onorevoli Segretari della Presidenza, posso dichiarare che la differenza tra voti favorevoli e voti contrari è risultato superare la decina. Pertanto, non può essere ammessa alcuna possibilità di errore.
Per questa ragione credo che la votazione eseguita debba essere convalidata, sia pure con amarezza per qualcuno di noi.
Pongo in votazione i successivi alinea nella elencazione delle Regioni:
«Toscana».
(È approvato).
«Umbria».
(È approvato).
«Marche».
(È approvato).
«Lazio».
(È approvato).
«Abruzzi e Molise».
(È approvato).
«Campania».
(È approvato).
«Puglia».
(È approvato).
«Basilicata».
(È approvato).
«Calabria».
(È approvato).
Abbiamo, quindi, approvato l'elenco delle Regioni contenuto nell'articolo 123, proposto dalla Commissione, con la sola modificazione relativa alla sostituzione della dizione «Emilia», alla primitiva «Emilia e Romagna».
Pongo ora in discussione l'ordine del giorno presentato dagli onorevoli Codignola, Parri, Cevolotto e Binni:
«L'Assemblea Costituente,
ritenendo che siano venuti meno i presupposti che a suo tempo determinarono l'introduzione del Friuli-Venezia Giulia fra le Regioni fornite di autonomia speciale,
persuasa di esprimere la volontà della popolazione interessata,
riaffermando il solenne impegno di tutela delle minoranze etniche e linguistiche, già consacrato dalla Costituzione,
fa voti che, in sede di approvazione dell'articolo 123, sia revocata l'autonomia speciale già concessa al Friuli-Venezia Giulia, rinviando alla legge l'eventuale erezione del Friuli in Regione fornita di autonomia ordinaria».
Si potrebbe fare osservare da qualche collega che la votazione dell'ordine del giorno Targetti sarebbe preclusiva per le proposte contenute nell'ordine del giorno Codignola. Ma l'ordine del giorno Targetti si riferiva alle Regioni storico-tradizionali, mentre l'onorevole Codignola si riferisce a Regioni di nuova costituzione.
Zuccarini. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Zuccarini. Io trovo strano che su una deliberazione già presa, contrariamente a quanto in precedenza stabilito si proponga addirittura il capovolgimento di una precedente regolamentazione. Ciò mi sembra, non solo poco serio, ma inammissibile. Dirò anche che non so rendermi ragione dei motivi che possono aver consigliato questa proposta di annullamento di una deliberazione già presa in tema costituzionale. Quando si parla sulla particolare questione delle popolazioni interessate, non esiste, intanto, nessuna delimitazione, almeno dal punto di vista...
Presidente Terracini. Ma lei, onorevole Zuccarini, entra nel merito e non fa una questione pregiudiziale.
Zuccarini. Vorrei, infatti, entrare nel merito.
Presidente Terracini. In questo caso è necessario che, prima di lei, l'onorevole Codignola entri nel merito.
Zuccarini. Mi fermo allora alla pregiudiziale riservandomi di intervenire se l'onorevole Codignola svolgerà il suo ordine del giorno.
Persico. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Persico. Ricordo che noi abbiamo testé approvato un preciso riferimento all'articolo 108. Ora, il Friuli-Venezia Giulia appartiene alle Regioni indicate nell'articolo 108. Non mi pare che si debba, a cinque minuti da una precedente deliberazione, votare su un principio che le è contrario.
Presidente Terracini. Onorevole Persico, la sua è una questione di merito, ed ora siamo in tema di pregiudiziale. Se mai, potrà riprendere la questione da lei posta dopo che l'onorevole Codignola avrà svolto l'ordine del giorno.
Onorevole Zuccarini, mantiene la sua pregiudiziale?
Zuccarini. Insisto nella pregiudiziale.
Presidente Terracini. Sta bene. Secondo questa pregiudiziale, l'ordine del giorno non è ammissibile perché l'Assemblea ha già preso una deliberazione, la quale stabilisce per l'appunto il contrario di ciò che l'ordine del giorno Codignola vorrebbe proporre.
Codignola. Chiedo di parlare.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Codignola. Onorevole Presidente, per poter decidere circa la pregiudiziale proposta dall'onorevole Zuccarini, ritengo che sia necessario che io prima esponga i motivi che mi inducono a presentare la mia proposta, poiché fra questi motivi vi è appunto quello che son venuti meno i presupposti che a suo tempo determinarono l'Assemblea a votare in favore della concessione al Friuli di una autonomia speciale. Essendo venuti meno i presupposti, io ritengo che l'Assemblea possa legittimamente riprendere in esame il problema.
Presidente Terracini. Faccio presente che, a norma di Regolamento, sulla pregiudiziale possono parlare soltanto due deputati a favore e due contro.
Codignola. Chiedo di parlare contro la proposta pregiudiziale.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Codignola. Mi limiterò a brevissime considerazioni. Quando nella seduta del 27 giugno 1947, l'Assemblea approvò l'autonomia speciale per la Regione Friuli-Venezia Giulia, come gli onorevoli colleghi sanno, non era stato ancora ratificato né entrato in vigore il Trattato di pace. L'introduzione della parola «Venezia-Giulia» nel testo della nostra Costituzione, aveva un significato che a nessuno poteva allora sfuggire. Ed è per questo che da tutti i settori dell'Assemblea, senza entrare nel merito del problema assai delicato che allora veniva messo in discussione, si ritenne opportuno in quel momento di non avanzare pregiudiziali sopra la questione che era in discussione.
Passò così, improvvisamente, senza che ci fosse stata alcuna discussione approfondita, ed in contrasto coi voti che erano stati espressi dagli enti locali in seguito alle richieste fatte dalla Commissione, l'autonomia speciale per la Regione Friuli-Venezia Giulia.
Successivamente, da un lato tutti gli onorevoli colleghi sono stati informati delle reazioni molto vaste e serie che la deliberazione dell'Assemblea ha avuto nelle popolazioni interessate, le quali hanno dichiarato che la deliberazione presa da questa Assemblea era in contrasto con la loro volontà; dall'altro questa Assemblea ha proceduto alla ratifica del Trattato di pace.
Ora, dopo questa ratifica, mi pare che noi possiamo legittimamente rimettere il problema in discussione, in quanto le parole «Venezia Giulia», che sono legate alla parola «Friuli», non rispondono più ad una Regione che appartenga allo Stato italiano. Le ragioni formali per cui io ritengo che l'Assemblea possa rimettere in discussione il problema, sono queste due: il fatto che la Venezia Giulia non è più una Regione che appartiene allo Stato italiano, e la volontà delle popolazioni interessate.
Cifaldi. Chiedo di parlare a favore della pregiudiziale.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Cifaldi. Mi pare che ci sia l'impossibilità di esaminare, nel merito, la proposta dell'onorevole Codignola, perché vi è un ostacolo insormontabile, costituito da quanto ieri sera l'Assemblea ha deciso, quando cioè è stata preclusa la possibilità di formare nuove Regioni.
Ci si è fermati ad esaminare il complesso di quello che aveva stabilito la Commissione, al punto che questa mattina siamo giunti a dover modificare, attraverso un riferimento esplicito alle statistiche, cioè in base alla indicazione ufficiale della statistica, un fatto acquisito alla coscienza italiana, avendo dovuto accettare la dizione esclusiva dell'Emilia, cancellando la Romagna dal novero delle Regioni italiane.
Fuschini. Questa decisione non è degna dell'Assemblea, perché non si può negare l'esistenza di una Regione che ha le sue tradizioni e la sua storia.
Presidente Terracini. Onorevole Fuschini, se lei fosse stato presente, avrebbe potuto parlare ieri sull'argomento.
Cifaldi. Ora, onorevoli colleghi, se l'Assemblea, in ossequio a quanto ha votato ieri sera nell'ordine del giorno, ultima parte, ha dovuto arrivare alla cancellazione della Romagna (e questo è ormai stato deliberato dalla Assemblea) è impossibile per analogia, modificare quanto già deliberato per altra Regione.
Comunque, io mi permetterei di ricordare il monito del Presidente a proposito della votazione intervenuta, dicendo all'onorevole Codignola che noi dobbiamo uniformarci alla volontà dell'Assemblea già manifestata.
Tonello. Chiedo di parlare contro la pregiudiziale.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Tonello. Mi preme precisare un fatto. Qui non si tratta di rigettare o di cancellare nuove Regioni.
Abbiamo votato e votammo che il Friuli facesse una circoscrizione sua e tutti fummo concordi. In fin dei conti, il Friuli domanda adesso di rimanere con una sua autonomia regionale, rinunziando solo allo statuto speciale, che avrebbe dovuto comportare il suo distacco dal Veneto. Quindi, il Friuli domanda di rimanere Regione separata ma non di avere lo statuto speciale, al quale rinunzia. Sono quindi contro la pregiudiziale, perché togliere al Friuli lo statuto speciale non significa cancellarlo dal numero delle Regioni.
Codignola. Ritiro il mio ordine del giorno e chiedo di parlare per darne ragione.
Presidente Terracini. Ne ha facoltà.
Codignola. Ritiro il mio ordine del giorno poiché ritengo di potere, in linea di massima, aderire ad un altro testo, presentato dall'onorevole Gronchi sotto forma di articolo aggiuntivo, da collocare nelle norme transitorie.
Come ha detto poc'anzi l'onorevole Tonello, il problema che ci preoccupa non è l'autonomia del Friuli a carattere ordinario, ma quello dell'autonomia a carattere speciale.
Ora se l'Assemblea ritiene più opportuno seguire la proposta dell'onorevole Gronchi, che non propone un ordine del giorno ma un articolo aggiuntivo e dichiarativo rispetto all'articolo 108, non ho alcuna difficoltà a ritirare il mio ordine del giorno e ad aderire alla proposta dell'onorevole Gronchi.
Presidente Terracini. Passiamo, allora, all'esame dell'articolo aggiuntivo, da collocarsi tra le norme transitorie, proposto dagli onorevoli Gronchi, Piccioni, Piemonte, Facchinetti, Macrelli, Vigna e Scoccimarro.
Se ne dia lettura.
Molinelli, Segretario, legge:
«La Regione Friuli-Venezia Giulia, di cui all'articolo 108, sarà provvisoriamente retta secondo le norme generali contemplate nel Titolo V, essendo assicurata la tutela delle minoranze linguistiche dalle apposite norme previste dalla Costituzione».
Presidente Terracini. L'onorevole Gronchi ha facoltà di illustrare l'articolo aggiuntivo proposto.
[La discussione dell'articolo aggiuntivo Gronchi e altri, è riportata a commento della disposizione transitoria X.]
A cura di Fabrizio Calzaretti