[Il 21 novembre 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo IV della Parte seconda del progetto di Costituzione: «La Magistratura».
Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alla sezione delle appendici relativa agli articoli non entrati in costituzione, e nello specifico l'articolo relativo agli organi del potere giudiziario, per il testo completo della discussione.]
Patricolo. [...] Ho assistito alle discussioni fatte sull'autonomia del potere giudiziario e sulla indipendenza della Magistratura ed ho visto che sono state ridotte queste questioni alla più semplice espressione.
Si è parlato della necessità che il magistrato abbia degli emolumenti maggiori, che appartenga ad un partito politico o meno, ecc., ma non si è affrontato il problema essenziale della autonomia della Magistratura, autonomia che, per essere completa, non può ottenersi se non distaccandola dal potere esecutivo e da quelle influenze di carattere politico che vengono dal fatto che esiste un Ministro della giustizia. E qui devo rilevare che, quando l'Uomo Qualunque, un anno e più addietro, iniziò la sua campagna politica in Italia facendo presente la necessità dell'autonomia della Magistratura e la necessità che si desse al popolo italiano ogni garanzia contro il potere esecutivo che attraverso la Magistratura poteva influire nell'attuazione della giustizia, io ho veduto in tutte le città d'Italia, deputati di tutti i partiti dire: ma questo Uomo Qualunque che cosa viene a raccontare di nuovo? Tutti siamo per l'indipendenza e l'autonomia della Magistratura e tutti siamo per dare queste garanzie al popolo italiano.
Io oggi non appartengo più al partito dell'Uomo Qualunque; comunque rivendico questo punto programmatico, non come punto programmatico esclusivo dell'Uomo Qualunque, ma di tutti quei partiti che si sono dichiarati democratici e soprattutto di tutti quei deputati che, nella loro campagna elettorale, hanno sbandierato questa grande riforma della democrazia, che si sarebbe ottenuta in Italia dando l'autonomia al potere giudiziario e dando questa garanzia al popolo italiano, contro l'invadenza del potere esecutivo.
Da questa premessa della vera autonomia ed indipendenza del potere giudiziario deriva l'emendamento da me presentato, perché il potere giudiziario va inteso non soltanto come Magistratura, ma anche come polizia giudiziaria e amministrazione delle case di prevenzione e di pena.
A cura di Fabrizio Calzaretti