[Il 6 marzo 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Rubilli. [...] La seconda ragione per cui sono contrario alla Costituzione del Senato, così come è prevista dal progetto, è questa: esistono o pur no nella Nazione delle personalità elevate, di competenza indiscutibile, uomini dotti, che sono assurti ai più alti fastigi nelle scienze, nell'arte, nelle questioni sociali e politiche? Uomini che per la loro stessa natura vivono fuori dei partiti? Per esempio, il Primo Presidente della Corte di cassazione, che poi non sarà il Presidente attuale. (Si ride). Un Primo Presidente di Corte di cassazione è una personalità spiccata, è il più alto funzionario, il numero uno nella graduatoria dei pubblici funzionari. E perché dovrebbe star fuori del Senato?

Vi sono persone di grande preparazione. Perché all'attività legislativa, alle alte mansioni da cui dipende la vita dello Stato, perché debbono rimanere assolutamente estranee? Perché debbono essere avulse da ogni efficace e benefica collaborazione? Io domando: uomini come questi che mi circondano, per esempio, perché dovrebbero stare fuori del Senato?

Una voce. Saranno eletti.

Rubilli. Può darsi pure che siano eletti. Ma può verificarsi anche il contrario, e poi come vi dicevo, si tratta per lo più di persone che o sono fuori di ogni Partito, o per il loro grado e per le loro qualità elevatissime sono restie ad affrontare l'alea elettorale; mentre sarebbe per esse non solo un diritto, ma anche un dovere di contribuire con la loro competenza, dottrina e perspicacia alla formazione delle leggi.

Ecco la seconda ragione per cui sono contrario ad un Senato che sia tutto quanto elettivo. Una parte, un terzo almeno non sia elettivo; che ci sia una possibilità, nei limiti che volete, di fare entrare al Senato queste grandi personalità, queste grandi voci che possono onorare l'Italia e la patria nostra e che col loro nome possono anche elevare la Nazione di fronte all'estero — dovete tener conto di ciò specialmente ora che tutte le forze convergono a farci riprendere il nostro prestigio. Proprio in questo momento voi scegliete solo gli uomini che vengono dai partiti; uomini nuovi; è vero che sono i giovani, siamo perfettamente d'accordo, i quali debbono farsi avanti ed essere preferiti. Ma date un posto anche a quelli che con la loro virtù e con la loro esperienza, come per esempio i più alti funzionari, come coloro che a forza di studio hanno quasi acquistato una fama mondiale, possono validamente contribuire ad accreditare col loro nome onorato l'Italia, ed a guidarla nella nuova legislazione, nei nuovi orientamenti economici, sociali e politici. Anche di questi uomini la Patria ora ha bisogno.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti