[Il 22 gennaio 1947 la seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sull'organizzazione costituzionale dello Stato.
Vengono qui riportate solo le parti relative al tema in esame, mentre si rimanda al commento all'articolo 58 per il testo completo della discussione.]
Il Presidente Terracini. [...] Avverte che si riprende ora in esame il sistema di elezione della seconda Camera e che su tale argomento il Comitato di redazione fu incaricato di redigere una nuova proposta.
Perassi legge la proposta seguente sostitutiva del terzo comma dell'articolo 3 del testo precedentemente adottato:
«I Senatori sono eletti per un terzo dai Consigli regionali e per due terzi da delegati eletti a suffragio universale».
[...]
Fuschini propone il seguente emendamento:
«Art. 3. — I Senatori sono eletti per metà dai membri delle Assemblee regionali e dai consiglieri comunali dei Comuni superiori a 30 mila abitanti e per l'altra metà dai consiglieri comunali dei Comuni inferiori ai 30 mila abitanti».
Cappi ricorda di avere egli proposto il sistema di elezione di due terzi di Senatori da parte dei Consigli comunali, ma, convinto della impossibilità di adeguare il peso del voto di questi consiglieri al numero della popolazione da loro rappresentata, ritiene che occorra cercare un correttivo. La proposta dell'onorevole Fuschini, se non presentasse le stesse difficoltà della sua, sarebbe accettabile; altrimenti si potrebbe stabilire che metà dei Senatori fossero eletti dalle Assemblee regionali e metà a suffragio universale dagli elettori dell'intera Regione. Questo rappresenta già un criterio discriminativo, in quanto i collegi elettorali per la prima Camera sono meno ampi dei collegi regionali; e tale criterio, unito all'altro accennato dall'onorevole Einaudi, di elevare il limite di età degli elettori della seconda Camera, risponde alla esigenza di evitare che la seconda Camera riesca un duplicato della prima.
Lussu ricorda che al precedente malcostrutto sistema di elezione si era arrivati per la mancata possibilità di un accordo sulla soppressione della seconda Camera e sulle elezioni di essa a suffragio universale, che avrebbero portato alla creazione di due Camere identiche; e che si fu indotti a rivedere quel sistema per il gravissimo inconveniente che derivava dal fatto che, se si scioglieva la seconda Camera, era necessario sciogliere anche le Assemblee regionali e i Consigli comunali da cui essa prendeva vita. Ritiene perciò che il progetto dell'onorevole Fuschini non sia accettabile, perché contrario a tutto l'esame critico svolto finora dalla Sottocommissione e dal Comitato. Né il progetto dell'onorevole Cappi è migliore. Resta perciò il sistema proposto dal Comitato di redazione. Questo si presta a qualche critica, di cui si è fatto interprete l'onorevole Einaudi; ma nessun istituto democratico è perfetto e come l'onorevole Einaudi ha ritenuto fantocci i delegati elettori della seconda Camera (perché in fatto sono i primi elettori quelli che nominano i Senatori), si potrebbe argomentare che ciò egualmente avviene se si affida la nomina dei Senatori ai Consigli comunali e regionali. Afferma che alla base di tutto è il partito politico, caratteristica del secolo XX, che è lo strumento tecnico perfezionato dell'organizzazione politica moderna e che inevitabilmente influenza del suo pensiero tutti gli elettori, sia di primo che di secondo grado. Dal momento quindi che non si può sopprimere la seconda Camera, né procedere alle elezioni dei Senatori col suffragio universale, il sistema proposto dal Comitato, ultima conclusione di una laboriosa fatica, è il meno criticabile, anche perché permette la elezione dei delegati senza che venga turbata la regolarità dell'amministrazione comunale e dei Consigli regionali.
A cura di Fabrizio Calzaretti