[Il 17 aprile 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo secondo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti etico-sociali».
Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]
Binni. [...] Due grandi principî vengono affermati nei due articoli 27 e 28; e se anche la loro formulazione può essere in qualche modo emendata o trovata forse generica e un po' retorica, questi due grandi principî, cioè la libertà d'insegnamento e la possibilità per tutti di entrare in qualsiasi grado della scuola, evidentemente corrispondono al punto storico della nostra società, corrispondono alle esigenze interne del mondo moderno, corrispondono alle esigenze cioè di portare il maggior numero di persone al possesso dell'istruzione, della tecnica ed alla consapevolezza conseguente di questo possesso; fare cioè quello sforzo di profondità e di vastità che, secondo uno scrittore francese, il socialista Malraux, è appunto il dramma e l'esigenza del mondo moderno; dare al numero maggiore possibile di persone il possesso di cognizioni, ma insieme dare ad esse la possibilità e la consapevolezza della loro destinazione umana.
Evidentemente, sul principio dell'afflusso di forze nuove, di forze fresche, di forze popolari nella scuola credo che il consenso sarà facilmente ottenuto da parte di tutti, anche perché si potrebbe dire con qualche malignità che forse, anche quelli i quali non ammettono questo ingresso delle masse, delle moltitudini sul terreno della cultura e della scuola, non avrebbero certamente il coraggio di esprimersi diversamente. Su questo principio sarebbe facile evidentemente per un socialista fare della demagogia, fare della retorica; ma in questo caso ogni demagogia, ogni retorica è annullata dalla realtà stessa dei fatti, dalla necessità che il nostro Paese ha in questo momento di rinsanguare in ogni modo la sua stanca classe dirigente. Credo perciò che su questo punto non occorra spendere parole eccessive. Tutti sentiamo egualmente questo problema che non è soltanto un problema di giustizia sociale, ma, come già un oratore precedente, mi pare l'onorevole Giua, ha detto è un problema di utilità nazionale, è un bene di tutti quanti.
Molto più delicato invece è il principio che afferma la libertà d'insegnamento; molto delicato, anche, perché questo afflusso che noi desideriamo e vogliamo di forze fresche, questo criterio unico del merito che noi vorremmo garantito nella Costituzione con la più energica sottolineatura (e perciò nell'emendamento all'articolo 28 sosterremo che si debba dire «solo i capaci, i meritevoli anche se sprovvisti di mezzi, ecc.»), porta con sé una particolare delicatezza nel creare le condizioni adatte nella scuola per raccogliere queste nuove forze che vi entrano. Questo punto della libertà d'insegnamento è uno di quei punti e di quei principî in cui la grande parola «libertà» è suscettibile di troppe diverse determinazioni. Può essere qualche volta perfino, come si dice in certi stili, nisi mendacium, non altro che menzogna, può essere un tranello, può essere pericoloso tranello. Evidentemente proprio su questo punto si può spiegare il contrasto e vorremmo dire che non ci si dolga se, in casi di tanta importanza, si verrà a svolgere un contrasto nei suoi veri termini, specialmente di fronte ad una società come quella italiana, in cui troppo spesso l'uso tendenzioso e antitetico delle stesse parole ha generato una strana confusione.
[...]
Bosco Lucarelli. [...] Circa la scuola governativa, si prospetta la questione se debba essere gratuita.
Penso che la scuola primaria e quella del lavoro debbano essere gratuite.
Non veggo la ragione per cui dovrebbero essere gratuite anche le scuole medie e le superiori, che sono frequentate dagli abbienti.
Ai capaci delle classi lavoratrici lo Stato può legittimamente aprire le vie dell'insegnamento medio e superiore attraverso la concessione di borse di studio e delle altre provvidenze previste dall'articolo 28.
Bisogna aiutare i capaci, essendo un errore mandare avanti i mediocri.
Ritengo che nella dizione dell'articolo 28 bisogna conservare o la parola «capaci» o quella «meritevoli», altrimenti potrebbe sembrare che oltre alla capacità vi possano essere altre considerazioni le quali potrebbero prestarsi al favore.
A cura di Fabrizio Calzaretti