[Il 14 marzo 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale delle «Disposizioni generali» del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Russo Perez. [...] Passiamo all'articolo 4. Di questo articolo 4 vi ha già parlato l'onorevole Bencivenga. Debbo premettere, affinché l'amico Li Causi si risparmi l'incauta fatica di interrompermi ancora, che io ho già dichiarato che sono fieramente contrario a tutte le guerre, e che nel 1937 avevo preparato una conferenza, in cui sostenevo che una guerra tra nazioni di eguale o simile livello di civiltà, deve essere per forza un cattivo affare sia per l'aggressore come per l'aggredito. Non potei fare questa conferenza perché gli amici con i quali mi consigliai, mi dissero che, se l'avessi fatta, probabilmente sarei andato a finire al confino. (Commenti).

Li Causi. Essere eroico non è un obbligo.

Russo Perez. Il confino non è un monopolio della Repubblica; esisteva al tempo del fascismo.

Una voce a sinistra. Prendiamo atto della buona intenzione.

Russo Perez. Il fatto che io chiedo, insieme all'onorevole Bencivenga (egli è un generale ed io sono un borghese), la soppressione di questo articolo, non deve far pensare che io sia favorevole all'idea di una guerra di conquista, o anche di riconquista.

Però l'articolo è strano e non so da dove sia nato. Ho cercato nei lavori preparatori, ma non sono riuscito a trovare la fonte; forse qualcuno ha pensato che c'era un articolo simile nella Costituzione francese ed ha creduto opportuno copiarlo.

Una voce a sinistra. C'è il Trattato di pace!

Russo Perez. «L'Italia rinuncia alla guerra come strumento di conquista». L'Italia, dunque, rinuncerebbe alla guerra, ma soltanto come strumento di conquista e di offesa alla libertà di altri popoli. Quindi bisognerebbe fare questo esame, che è molto difficile: guerre giuste e guerre ingiuste. Ci sono stati dei giuristi, a corto di occupazioni più serie, i quali hanno scritto perfino dei trattati, come il signor De la Prière e il signor Regout (Le droit de juste guerre), nei quali sono elencati i principî in base ai quali si dovrebbe subito riconoscere se una guerra è giusta o ingiusta.

Ma, nella pratica, la cosa non è così semplice. Per esempio, il collega Bencivenga ha ricordato il caso della Francia, nella cui Costituzione è scritto da tempo immemorabile che «La Francia rinuncia alle guerre di conquista». Però, sottilizzando, i giuristi e gli uomini d'arme francesi sono venuti alla conclusione che una guerra per la riconquista della Ruhr non sarebbe stata una guerra di conquista. E, se vogliamo allontanarci dalla storia ed avvicinarci ai tempi presenti, guardate un po': la guerra della Russia alla Finlandia è una guerra di difesa o una guerra di aggressione? E non è forse vero che, nel patto Ribbentrop-Molotov, si ritrova per lo meno una duplice e coeva volontà di aggressione?

E, se non vi piace parlare dell'est, parliamo dell'ovest. Pensate che l'America sostiene di essere stata una nazione aggredita; ma io vi prego di tornare indietro col pensiero e di ricordare quei carichi di armi che gli Stati Uniti di America mandavano, scortati dai loro aerei e dai loro caccia, alla belligerante Inghilterra. Io domanderei al signor Regout se la guerra che nacque da quegli invii di armi, che una nazione neutrale faceva ad una nazione belligerante, sia da considerarsi una giusta o un'ingiusta guerra, una guerra di aggressione o una guerra di difesa.

Li Causi. La guerra fascista e la guerra di liberazione: quale è giusta e quale ingiusta?

Una voce a destra. È una fissazione! (Commenti).

Russo Perez. Dica un poco, onorevole Li Causi: quando parla di guerra fascista, non potrebbe rivolgersi al suo portiere, se lo ha? Perché si rivolge a noi? Scelga migliori occasioni per parlare; lei non è felice nelle interruzioni: le lasci fare all'onorevole Togliatti. Ella si accende a freddo e dice corbellerie!

Scusi, onorevole Presidente: dovevo ribattere l'interruzione, per quanto fatta male a proposito.

In fondo, volevo dire questo: che per quanto teoricamente possa apparire facile discernere le guerre giuste dalle guerre ingiuste, praticamente tutte le guerre vinte sono giuste e tutte le guerre perdute sono ingiuste. Quindi, rinunciamo a questo articolo, tanto più che è ridicolo che noi, nazione disarmata, con un esercito ridotto soltanto ai limiti di una forza di polizia, senza navi da guerra, senza fortezze, senza bomba atomica, facciamo affermazioni del genere. Lasciamole fare alle nazioni satolle; noi possiamo farne a meno. Anche perché, onorevoli colleghi di questa Assemblea, in quell'ignobile «ordine» di pace, se voi lo rileggete articolo per articolo, troverete dieci volte la frase «l'Italia rinunzia», che non corrisponde a nessun atto di volontà del popolo italiano. «L'Italia rinunzia» dieci volte; «l'Italia riconosce» quattordici volte! Allora il Governo presieduto dall'onorevole De Gasperi ha creduto di firmare sotto l'imperio della coazione; accettare, allora, quella parola, «rinunzia», è stata una necessità; adesso sarebbe una viltà.

Quindi, io credo che questo articolo debba venir soppresso, o, se questa Assemblea sarà del parere che l'articolo va mantenuto, lo sostituirei con il seguente: «L'Italia condanna il ricorso alle armi nelle controversie tra le Nazioni e consente»... (il resto può andare nel testo attuale, e precisamente: consente, a condizione di reciprocità e di eguaglianza, le limitazioni di sovranità necessarie ad una organizzazione internazionale che assicuri la pace e la giustizia tra i popoli).

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti