[Il 18 ottobre 1946 la prima Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sui principî dei rapporti sociali (economici).]
Il Presidente Tupini dichiara aperta la discussione sull'articolo seguente, ieri proposto dall'onorevole La Pira, e che dovrebbe essere collocato in testa alla serie degli articoli riguardanti il tema dei principî dei rapporti sociali ed economici: «Il lavoro è il fondamento di tutta la struttura sociale e la sua partecipazione adeguata negli organismi economici sociali e politici è condizione del loro carattere democratico».
Fa presente che invece delle parole: «del loro carattere democratico», sarebbe meglio dire: «del carattere democratico di questi».
La Pira, dichiara di essere stato animato da un principio che deve stare alla base della nuova costituzione, cioè che in uno Stato di lavoratori, come è stato definito dall'onorevole Lucifero, il lavoro, sia manuale che spirituale, è il fondamento della struttura sociale. Tutti gli istituti elaborati nella presente Costituzione si riconnettono appunto a questo principio, da cui trae la sua legittimità la prima parte dell'articolo. Con la seconda parte, ha voluto esprimere due concetti: il primo, che il lavoro è il fondamento degli organismi economici sociali e politici; il secondo, che il lavoratore è compartecipe consapevole di tutto il congegno economico sociale e politico, e quindi che la concezione che anima i suddetti organismi deve essere ispirata ai principî democratici.
In ultima analisi, l'articolo si connette al principio base posto in testa alla Costituzione, secondo il quale la Costituzione stessa ha per fine il completo sviluppo della personalità umana.
Togliatti, Relatore, premesso che egli era del parere che si dovesse porre al principio della Costituzione la definizione: «Lo Stato italiano è una Repubblica di lavoratori», dichiara che, se a prima vista era rimasto soddisfatto della formulazione dell'onorevole La Pira, in seguito ad una analisi più attenta è sorta nel suo animo qualche perplessità, nel senso che gli sembra di trovarsi di fronte non ad una affermazione politica di volontà del legislatore, ma quasi ad una constatazione di fatto. In sostanza, il lavoro, come tale, in qualsiasi società, anche capitalistica, è il fondamento di tutta la struttura sociale, in quanto è il creatore dei beni economici e su di esso si fonda tutta la vita economica.
In particolare, anche la dizione: «partecipazione adeguata» gli fa nascere dei dubbi. Forse l'onorevole La Pira voleva intendere che il lavoro ha una posizione preminente; ma, non avendo osato manifestare, in una formula legislativa, fino all'ultimo il suo pensiero, ha adottato il termine: «adeguata». Questo termine invece può essere inteso in senso di minorità, parità o prevalenza, a seconda di come si intenda la funzione del lavoro. Propone, pertanto, in sostituzione della formula dell'onorevole La Pira, il seguente articolo: «Il lavoro e la sua partecipazione prevalente o decisiva negli organismi economici, sociali e politici, è il fondamento della democrazia italiana».
Dossetti, avendo concorso alla formulazione della proposta presentata dall'onorevole La Pira, precisa che con l'espressione: «Il lavoro è il fondamento di tutta la struttura sociale», si intende esprimere non semplicemente una constatazione di fatto, ma un dato costitutivo dell'ordinamento, un'affermazione cioè di principî costruttivi, aventi conseguenze giuridiche nella struttura del nuovo Stato.
Per quanto riguarda la parola: «adeguata», fa rilevare che non deve intendersi come un apprezzamento variabile secondo l'intendimento di chi interpreta l'articolo, ma «adeguata» alla premessa, cioè che «Il lavoro è il fondamento di tutta la struttura sociale». Riconosce che, tradotto in termini più espliciti, il termine: «adeguata», potrebbe essere sostituito dall'altro: «prevalente», secondo la proposta dell'onorevole Togliatti, che si dichiara disposto ad accettare.
Cevolotto ritiene che sia da preferire la formula più chiara ed esplicita proposta dall'onorevole Togliatti. Sostituirebbe, però, alle parole: «della democrazia italiana», le altre: «della Repubblica democratica italiana».
Dossetti si dichiara contrario alla proposta dell'onorevole Cevolotto, non perché la parola: «Repubblica» sia da lui malvista, ma perché nella prima parte della Costituzione, che tratta dei rapporti tra il cittadino, lo Stato e le altre comunità, è, a suo avviso, di maggior portata l'affermazione relativa ad un dato concreto della struttura sociale italiana, indipendentemente da una definizione istituzionale, che sarà successivamente inserita.
Cevolotto ritiene invece che il primo articolo della Costituzione dovrebbe affermare che: «Lo Stato italiano è una Repubblica».
Il Presidente Tupini rileva che non vi è contrasto tra i due punti di vista, ma che è soltanto una questione di sistematica che potrà essere risolta in sede di coordinamento.
Mastrojanni dichiara che è sostanzialmente d'accordo sulle formulazioni La Pira e Togliatti. Attenuerebbe però il loro contenuto, perché, se il lavoro deve avere una considerazione preminente, sarebbe però opportuno non trascurare tutti gli altri fattori che pur contribuiscono nella complessa struttura sociale, economica e politica. Propone, pertanto, la seguente dizione:
«Il lavoro, nelle sue diverse forme e manifestazioni, come fondamento della struttura sociale e nella sua partecipazione adeguata negli organismi economici sociali e politici, costituisce il carattere democratico di questi».
Lucifero, Relatore, non avrebbe difficoltà ad accettare il concetto delle formulazioni proposte, ma si domanda se questo debba formare oggetto di un articolo della Costituzione, o non sia, invece, materia attinente, se mai, al preambolo della Costituzione, salvo a formulare in maniera più appropriata il concetto della importanza che il lavoro ha nella vita sociale e politica del Paese.
Nelle discussioni avvenute in seno alla Sottocommissione, ha notato che sul termine: «lavoro», e soprattutto sul termine: «lavoratori» non si è tutti d'accordo. Sul termine: «lavoro», è stato possibile arrivare ad un punto di intesa, mediante una casistica nella quale si è chiarito che determinate attività anche contemplative, dovevano essere considerate come socialmente utili. Tale punto di intesa è però soltanto formale ed il disaccordo, che è sostanziale, ricomparirà ancora quando si dovrà interpretare la Costituzione. Ad ogni modo, se si è raggiunto l'accordo sul termine: «lavoro», il disaccordo è totale quando si parla di: «lavoratori», quasi che tale termine non venisse da «lavoro». A suo parere, per esempio, non vi è dubbio che un monaco, il quale, pure svolgendo un'attività puramente contemplativa, compie un lavoro utile per la società, sia un autentico lavoratore. Non crede però che l'onorevole Togliatti sia dello stesso avviso.
Togliatti, Relatore, prega di non riaprire la discussione su di un articolo che è stato già approvato.
Lucifero, Relatore, non intende riaprire una discussione, ma terminandosi con l'articolo in esame la parte di Costituzione che riguarda i problemi sociali ed economici sulla quale è stato Relatore, ha tenuto a porre in evidenza che non si è raggiunto l'accordo sulla portata del termine: «lavoratori». Tale fatto riveste una specifica importanza, in quanto la partecipazione del lavoro negli organismi economici non avviene direttamente, ma per rappresentanza attraverso il lavoratore. Ora, a suo giudizio, il dirigente di un'azienda, l'agrario o il consigliere di una società anonima, sono dei lavoratori, e, dato che attualmente la funzione capitalistica, sia pure regolamentata e controllata, continuerà a sussistere, pure la relativa attività dovrebbe essere considerata come lavorativa, nel senso che anche il capitalista è un lavoratore. Dubita, però, che questo suo modo di vedere sia condiviso da tutti e che si tenda piuttosto a stabilire una sperequazione tra i vari fattori della produzione. Ritiene invece che tutti coloro che partecipano alla produzione siano «lavoratori» (meno l'azionista puro, gli inabili e i malati), dal presidente del consiglio di amministrazione fino all'ultimo usciere della società. Stabilito il principio che tutti sono lavoratori, in quanto uomini, il lavoro, inteso come manuale, non deve considerarsi preminente sugli altri fattori della produzione. Perciò, se da qualche parte si vuole distinguere il lavoratore del capitale dal puro prestatore d'opera, dichiara di non potere essere d'accordo circa la formulazione proposta, perché approverebbe un principio contrario alla sua concezione ugualitaria, che è la base di tutto il suo credo politico.
Concludendo, ritiene che un articolo di tal natura sarebbe pleonastico e pericoloso. Non ha nulla in contrario che esso venga messo nel preambolo della Costituzione, ma non può accettarlo come articolo della Costituzione stessa.
Mancini osserva che, dopo aver ascoltato l'esposizione dell'onorevole La Pira, era contrario all'articolo ed ai concetti che lo ispiravano, in quanto li riteneva una ripetizione di espressioni già chiaramente enunciate negli articoli votati. Ma, dopo le osservazioni dell'onorevole Lucifero, non può che dichiararsi entusiasta del concetto espresso dall'articolo. Come forma ne preferirebbe una più semplice, se si vuole che il popolo possa intendere lo spirito della Costituzione. Ritiene perciò più rispondente, anche agli intendimenti dei compilatori, la dizione proposta dall'onorevole Togliatti. Desidererebbe, però, che alla parola: «partecipazione», fosse sostituita l'altra: «intervento», che gli sembra più precisa ed esplicativa e alla parola: «fondamento», un'altra più appropriata, per esempio: «essenza», che meglio esprime il concetto: che tutta la struttura, il tessuto connettivo, per così dire, della democrazia italiana è il lavoro.
La Pira ritiene più appropriata la parola: «fondamento». Come i muri maestri di una casa poggiano sulle fondazioni, così la struttura sociale della democrazia italiana poggia sul fondamento del lavoro.
Il Presidente Tupini concorda con l'onorevole La Pira.
Fa quindi rilevare all'onorevole Lucifero che l'articolo rappresenta un'affermazione di principio, che, come altre simili affermazioni contenute in articoli già approvati, non è da escludere che in sede di coordinamento possa esser trasferita nel preambolo della Carta costituzionale. Prega, infine, l'onorevole Togliatti di voler accettare un emendamento alla sua formula, relativo al termine «prevalente».
Togliatti, Relatore, al posto del termine «prevalente», proporrebbe: «preminente».
Il Presidente Tupini risponde all'onorevole Togliatti che il termine «preminente», era già stato da lui considerato, ma ha ritenuto che anch'esso non fosse il più appropriato, perché, pur rappresentando il lavoro l'essenza della Costituzione, tuttavia, essendo le Costituzioni fondate sul primato del lavoro, anche in considerazione delle osservazioni dell'onorevole Lucifero, non vede la necessità di affermare la preminenza. Riterrebbe più adatto il termine: «concreta», in quando risponde meglio a quello che è forse il pensiero degli stessi relatori.
Togliatti, Relatore, in considerazione del fatto che il concetto che si vorrebbe affermare nel termine «prevalente», è già contenuto nell'articolo con la parola «fondamento», dichiara di accettare la modificazione proposta dal Presidente.
Mancini rileva che sostituendo il termine «concreta», a quello «prevalente», non si afferma più la stessa cosa, poiché le due parole hanno un significato del tutto differente. Dichiara pertanto di far propria la formula Togliatti nella sua primitiva dizione.
Mastrojanni desidera porre in evidenza che l'articolo, nella formulazione da lui proposta, ovvierebbe anche in parte alle preoccupazioni dell'onorevole Lucifero. Infatti, affermandosi che il lavoro deve essere inteso «nelle sue diverse forme e manifestazioni», si evita il pericolo di equivoci di interpretazione e si fa riferimento a qualsiasi manifestazione dell'attività umana.
Lucifero, Relatore, chiede che venga stabilito, mediante votazione, se l'articolo in discussione sia materia di preambolo, ovvero debba essere inserito nella Costituzione vera e propria.
Il Presidente Tupini fa rilevare all'onorevole Lucifero di avergli già fatto presente che l'approvazione dell'articolo non pregiudica l'eventualità che il concetto in esso espresso possa essere successivamente trasferito nel preambolo della Costituzione.
Lucifero, Relatore, non insiste nella sua proposta.
Il Presidente Tupini mette ai voti la formula proposta dall'onorevole Mastrojanni, come quella che più si allontana dalla formula primitiva.
Caristia dichiara che si asterrà dalla votazione, perché ritiene che la dichiarazione di questo principio di carattere generale e fondamentale debba trovare, sotto altra forma, posto più adeguato nel preambolo della Carta costituzionale.
Lucifero, Relatore, fa una dichiarazione di voto comprensiva della votazione in atto e di quella successiva. Riconosce che, indubbiamente, la formula dell'onorevole Mastrojanni rappresenta un miglioramento della formula originaria e quindi la voterà favorevolmente per il solito criterio di attenersi al meno peggio. Se tale emendamento sarà respinto, dichiara altresì che voterà contro l'articolo, perché ha la preoccupazione, ogni giorno più grave, che si stiano concretando e deliberando una quantità di formule che invece di essere costituzionali, sono solo affermazioni dottrinarie espresse molto spesso in forma confusa e involuta. Tale fatto gli fa sorgere notevoli dubbi — senza offesa per nessuno — circa le singole formule, nel senso cioè che ognuno spera di dare, a suo tempo, a ciascuna di esse una interpretazione adeguata alle proprie ideologie e convinzioni politiche. La Costituzione invece deve avere delle formule che consentano una sola interpretazione; prima di tutto perché soltanto così il futuro legislatore potrà legiferare su di una sicura base, e in secondo luogo perché una Costituzione democratica deve dare alle minoranze la garanzia e la sicurezza di poter liberamente vivere e svilupparsi, proprio in quanto minoranze di uno Stato democratico.
La formula originariamente proposta è tipica di questo genere di formule che ha sempre respinto, e pertanto voterà contro, perché la ritiene anticostituzionale, poco chiara, involuta e lesiva di quelli che possono essere domani gli interessi della democrazia italiana.
Voterà invece a favore della formula Mastrojanni.
(La proposta Mastrojanni è respinta con 2 voti favorevoli, 12 contrari e 1 astenuto).
Mancini chiede che sia ora messa in votazione la formula Togliatti col termine «prevalente», al posto di «concreta».
Togliatti, Relatore, in relazione alla sua precedente dichiarazione, voterà contro la proposta dell'onorevole Mancini.
Il Presidente Tupini pone in votazione la proposta Mancini.
(È respinta con 2 voti favorevoli e 13 contrari).
Pone in votazione l'articolo proposto dall'onorevole Togliatti con gli emendamenti suggeriti da lui e dall'onorevole La Pira:
«Il lavoro e la sua partecipazione concreta negli organismi economici sociali e politici è il fondamento della democrazia italiana».
(È approvato con 12 voti favorevoli, 1 astenuto e 2 contrari).
Ricorda che tale articolo dovrà essere collocato in testa alla serie degli articoli che riguardano i principî dei rapporti sociali e dichiara che con l'approvazione di questo articolo il tema dei principî dei rapporti sociali (economici) deve ritenersi esaurito.
(Resta così stabilito).
A cura di Fabrizio Calzaretti